Carte Piacentine Storia

Carte Piacentine. La storia del mazzo regionale più bello, dall’antica Roma al 1950

Le carte da gioco piacentine sono, a detta di molti, le carte più belle tra quelle regionali italiane. E’ un’affermazione forte se si pensa che in tutte le osterie d’Italia (e non solo) si gioca a carte con mazzi regionali, ognuno con la propria storia ricca di fascino.

Le carte piacentine sono diffuse nelle province dell’Emilia occidentale e centrale, in Lombardia (soprattutto nel sud della regione), negli Appennini della Toscana (zona Garfagnana), nelle Marche, in Umbria e nel Lazio, perché i possedimenti dello Stato Pontificio nello XIX secolo confinavano con i ducati emiliani.

Carte Piacentine, oggi
Carte Piacentine, oggi

Le carte regionali italiane sono circa 20 e ne esistono altre in Spagna e in Francia. Le romagnole sono simili alle piacentine, le siciliane hanno disegni comprensibili, le bergamasche sono tremendamente ostili, le napoletane affascinanti… ma nessun mazzo è esteticamente bello come quello di Piacenza.

Si dice che le illustrazioni siano ispirate a quelle cinquecentesche di Phelippe Ayet per un mazzo di carte spagnolo, portato dai soldati nelle nostre terre, dove in effetti troviamo la Polla (l’asso di denari per i profani), il tre di bastoni, un asso di coppe praticamente identico alle carte che sono state tramandate fino ad oggi, e anche le figure (il fante, il cavallo e il Re) sono davvero molto somiglianti, anche nell’abbigliamento.

Gli esempi più eleganti e dettagliati di questo stile furono disegnati per la fabbrica di Ferdinando Gumppemberg, a Milano, nei primi dell’Ottocento. Sono molto famosi i disegni dell’incisore Lattanzio Lamperti, per un mazzo commercializzato tra il 1840 ed il 1850, dove fante, cavallo e Re erano rappresentati a figura intera. Dal 1950, nel dopoguerra, le figure nei nuovi mazzi non sono più ritratte in piedi, ma hanno “2 teste”. In alcuni mazzi lo stemma di Piacenza si trova riprodotto sul quattro di denari.

Ma torniamo alla storia. Le carte illustrate da Phelippe Ayet pare discendano a loro volta da quelle moresche che si sono diffuse in occidente tra un conflitto e l’altro. Nel mazzo più antico trovato in Europa (nominato dagli studiosi “Italia 2”, datato 1400 e custodito presso il Museo Fournier delle Carte da Gioco di Alava in Spagna) le figure vestono come la nobiltà del Nord Italia. La datazione degli esperti le colloca in un periodo antecedente ai famosi tarocchi viscontei.

Ma la cosa davvero affascinante, che in pochi hanno rilevato, è che le carte da gioco regionali diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo, molto probabilmente, discendono dalle monete romane. Le carte piacentine sembrano svelarlo in modo inequivocabile.

Nella prima metà del III secolo a.C. in Pianura Padana e nell’Italia centrale erano diffusi gli “Aes Signatum” (una parola che, a pensarci bene, suona simile ad “asso”), lingotti di bronzo sui quali erano presenti alcune figure tra cui un aquila con un fulmine tra gli artigli (decisamente simile alla “Polla”, l’asso di denari delle  carte piacentine), la spada o il bastone.

 

Osservando questi simboli è facile riconoscere la spada, la clava, l’anfora e l’aquila. E proprio osservando l’aquila imperiale, regina del cielo simbolo del Sole, troviamo un ultimo affascinante indizio. Il seme dei “denari” molto probabilmente in origine era il seme dei “soli”, a giudicare dalle illustrazioni più antiche. E il mazzo di carte piacentine è tra i pochi che rappresenta i “denari” con il volto, proprio come fossero soli splendenti, gli stessi soli splendenti che si trovavano su molte monete dell’antica Roma.

FONTI:

  • La Vera Origine delle Carte Piacentine – http://www.piacenzantica.it/page.php?197
  • Il mazzo moresco Italia 2 http://www.apuania.it/VECCHIOSITO/moresco.html
  • Aes Signatum https://www.treccani.it/enciclopedia/aes-signatum_%28Enciclopedia-Italiana%29/

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