Delitto Manesco. Interrogato Grassi durante il processo a Civardi

Grassi: ”Mi aveva detto che voleva sentire cosa si prova ad uccidere una persona”

Piacenza. Prosegue il processo a Gianluca Civardi, il 32enne accusato dell’omicidio dell’ex professore di estetica milanese Adriano Manesco, trovato senza vita e sezionato all’interno di un trolley abbandonato a Lodi. In aula è stato sentito a lungo Paolo Grassi, già condannato all’ergastolo con il rito abbreviato, e considerato complice dell’amico Civardi nel delitto. “Mi disse che prima di morire voleva provare la sensazione di uccidere una persona”, avrebbe detto riguardo all’amico, e che la scelta sarebbe ricaduta sul professor Manesco in quanto, avrebbe affermato, “per sua stessa ammissione era un pedofilo”, e a suo dire “più meritevole di morire rispetto ad altri perché faceva del male alle persone”.
Secondo Grassi i due amici pianificavano di lasciarsi alle spalle la loro vita e trasferirsi in un luogo caldo, come la Thailandia o il Brasile. Avrebbe raccontato inoltre la sua versione di quanto accaduto nel corso della giornata di agosto in cui Manesco è stato ucciso, ammettendo di aver preso parte alla pianificazione dell’omicidio e all’acquisto di alcuni degli strumenti utilizzati, e di aver legato le braccia del 77enne per poi, sotto minaccia di un coltello e un taser, farsi consegnare i dati bancari riferiti all’home banking, con l’intenzione di trasferire i suoi soldi sui loro conti correnti. Una volta verificato che i dati erano corretti, avrebbe avuto inizio l’omicidio, al quale però Grassi afferma di non aver preso parte materialmente, poiché si sentiva male e rischiava di svenire alla vista del sangue.

Nel frattempo avrebbe invece chiuso le tende e, in seguito, aiutato Civardi a trasportare il corpo in bagno, dove è stato sezionato: “Non ho visto materialmente cosa faceva”, avrebbe affermato. “Mi dava indicazioni, mi chiedeva di passargli gli attrezzi, di prendere una valigia di Manesco che era sopra l’armadio. Andai anche fuori a comprarne una terza. Mi passava i sacchetti con dentro le parti del corpo del professore. In bagno entrai solo alla fine quando aiutai Civardi a chiudere il corpo nella valigia. Per farlo ci siamo seduti sopra. Prendemmo tutto quello che si poteva dei suoi effetti personali. E poi mi dedicai alla pulizia dell’appartamento”. Il terzo trolley, a suo dire, sarebbe stato gettato in un cassonetto nei pressi del parcheggio della stazione.

L’avvocato difensore di Gianluca Civardi Andrea Bazzani avrebbe contestato la ricostruzione dei fatti di Grassi, in quanto “secondo noi non collima con la dinamica effettiva. Le perizie hanno rivelato che il delitto non poteva essere stato commesso da una persona sola”.

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