Con ‘Elettra’ si inaugura a Piacenza ‘Altri Percorsi’

Si apre la sezione dedicata al teatro di ricerca e di innovazione della Stagione di Prosa ‘Tre per te’

Con “Elettra” del Teatro Mercadante si inaugura a Piacenza ALTRI PERCORSI, la sezione dedicata al teatro di ricerca e di innovazione della Stagione di Prosa “TRE PER TE” del Teatro Municipale di Piacenza, organizzata da Teatro Gioco Vita con il Comune di Piacenza, la collaborazione di Cariparma e Piacenza, il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e, come tutte le attività proposte dal Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj, il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dipartimento dello Spettacolo e della Regione Emilia Romagna.
Lo spettacolo va in scena dal 2 al 12 novembre allo Spazio Rotative in via Benedettine 66/a, concesso da Editoriale Libertà.
Il calendario delle rappresentazioni è il seguente: giovedì 2, venerdì 3 e sabato 4 novembre alle ore 21; domenica 5 riposo; lunedì 6, martedì 7, mercoledì 8 e giovedì 9 novembre alle ore 21; venerdì 10 alle ore 11 per le scuole; sabato 11 e domenica 12 novembre ancora alle ore 21 per tutto il pubblico.
L’ “Elettra” di Hofmannsthal messo in scena dal regista Andrea De Rosa e prodotto dal Teatro Stabile di Napoli in collaborazione con il Teatro Stabile di Torino è sicuramente uno degli spettacoli più sorprendenti delle ultime stagioni teatrali, unanimemente acclamato dal pubblico e dalla critica fin dal suo debutto a Torino, il 7 dicembre 2004 alla Cavallerizza Reale.
Un allestimento di grande impatto emotivo, intanto per la straordinaria interpretazione del cast di attori – Frédérique Loliée (Elettra), Maria Grazia Mandruzzato (Clitennestra), Moira Grassi (Crisotemide), Gabriele Benedetti (Oreste) – ma anche e soprattutto per la novità e la qualità del progetto complessivo, che nasce da un’idea del regista Andrea De Rosa condivisa e realizzata con il grande ingegnere del suono Hubert Westkemper.
Questa singolare messa in scena della tragedia che Hugo von Hofmannsthal scrisse nel 1903 ispirandosi all’ “Elettra” di Sofocle, vede il pubblico seduto di fronte ad una grande vetrata – una vera e propria parete che separa lo spazio dell’azione scenica – da dove vedrà lo spettacolo “ascoltandolo” per mezzo di una cuffia stereofonica grazie a una sofisticata tecnica di “ripresa del suono” detta olofonica. Insieme alle voci degli interpreti, allo spettatore giungono così i suoni e i rumori di un ambiente più vasto, un paesaggio di stanze e corridoi, anfratti e camminamenti, con l’eco di musiche, il nitrire di cavalli, l’abbaiare di cani, lo scrosciare della pioggia, i passi furtivi”¦ A proposito di questa modalità di ascolto, Hubert Westkemper sottolinea: «Questo sistema permette di avere una percezione dello spazio molto dettagliata e sorprendentemente realistica. La sensazione di indossare la cuffia, infatti, viene presto dimenticata a vantaggio di una immersione totale nello spazio scenico».
Un evento da non perdere, che ha ricevuto diversi riconocimenti per l’originalità delle soluzioni drammaturgiche dello spettacolo e per il rivoluzionario sistema di amplificazione olofonica adottato per la rappresentazione da Hubert Westkemper: Premio Girulà 2005 per la migliore drammaturgia dello spettacolo e a Westkemper il Premio Girulà 2005 per la miglior ripresa del suono, il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro 2005 e il Premio Ubu 2005. Il regista Andrea De Rosa, tra l’altro, firmerà il “Don Pasquale” di Mozart diretto da Riccardo Muti, che andrà in scena al Municipale per la Stagione Lirica.
«Il tempo sembra bloccato – spiega il regista Andrea De Rosa – tutto è immobile, da anni. Le azioni si ripetono sempre uguali, i riti si sono svuotati di senso, le parole faticano a trovare una strada. Come nella “Elettra” di Sofocle, cui questa è direttamente ispirata, si attende o si teme l’arrivo di Oreste, che verrà un giorno per uccidere la madre, Clitennestra. Ma il senso greco dell’ordine da ristabilire, che si accompagna a questa azione, si è come indebolito, si fa fatica a credere che egli verrà davvero, si stenta a ricordare perché. In questo tempo sospeso, i personaggi sembrano guardare in uno specchio rovinato ed opaco: aguzzano la vista, nella speranza di rintracciare un’origine, cercano un’immagine di sé che vogliono pura, al di sotto dei mille strati che il tempo vi ha steso sopra, ma più si avvicinano alla superficie riflettente, più essa si rivela irreparabilmente corrotta e deformata. Il senso di nostalgia per la purezza di quella immagine, il dolore che si scopre con la sua perdita, l’incapacità di trovare le parole giuste per raccontarlo, mi sembrano gli elementi chiave per la messa in scena di questo testo. »

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