Il ristorante immortale di Paco Gonzalez

Al Teatro Comunale Filodrammatici lo spettacolo dei Familie Flöz

Familie Flöz è una Compagnia nata nel 1995 dalle miniere di carbone di Bochum, in Germania. Qui ha deciso di dedicarsi ad una forma di spettacolo che sta diventando sempre più rara, quella del teatro delle maschere, per mescolare arte, magia, musica e circo. Dopo aver girato tutta la Germania riscuotendo grande successo proprio per la tipologia di spettacolo di cui si è servita, ora gira il mondo.

Fa tappa per la prima volta a Piacenza grazie a Teatro Gioco Vita con “Ristorante immortale”, considerato uno dei lavori più riusciti di Paco Gonzalez e soci. Appuntamento da non perdere martedì 20 e mercoledì 21 marzo alle ore 21 al Teatro Comunale Filodrammatici per ALTRI PERCORSI, la sezione dedicata al teatro di ricerca e di innovazione della Stagione di Prosa “TRE PER TE” organizzata da Teatro Gioco Vita – Teatro Stabile di Innovazione con il Comune di Piacenza, la collaborazione di Cariparma e Piacenza, il sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano e, come tutte le attività proposte dal Teatro Stabile di Innovazione diretto da Diego Maj, il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Dipartimento dello Spettacolo e della Regione Emilia Romagna.

“Ristorante immortale. O: sulla precarietà dell’esistenza” è uno spettacolo surreale e allo stesso tempo inserito nella realtà contemporanea. Cinque maschere che ogni giorno cucinano e apparecchiano il tavolo in un ristorante nel quale nessuno entretrà mai.

Da qualche parte, tra paradiso e inferno, al centro dell’universo c’è questo ‘ristorante immortale’, un microcosmo con camerieri ma senza clienti. Un luogo senza senso ma con personale instancabile, un’allegoria in quattro quadri assurdi.

Il primo personaggio è un giovane apprendista volenteroso che sogna un nuovo mondo ed una nuova era alla quale lui personalmente si e gia adeguato. C’è poi il personaggio del capocameriere che, vanitoso ed ambizioso, sogna di rilevare il locale, vuole essere sempre al centro dell’attenzione ed è sempre sopra le righe. Un altro personaggio, lo chef – indefessamente responsabile – spera sempre che il suo locale in qualche modo possa sopravvivere, nonostante molti segnali dicano il contrario. C’è ancora un vecchio cameriere che fa quasi parte dell’inventario e che da tempo dovrebbe essere in pensione; ma per comodità rimane in questo luogo abbandonato da Dio. Da ultimo il personaggio della cuoca cicciona che come un ambasciatore di un altro mondo vive isolata in cucina. Senza clienti e quindi con tutto il tempo per fare un po’ di musica con la sua fisarmonica, con la quale prepara i suoi menu musicali.

Così, i giorni passano tutti uguali e anche i personaggi ruotano in un mondo dove la vita gira intorno a se stessa in un fantastico labirinto di rapporti, paure e desideri. Il ristorante è il destino di tutti loro; il loro sogno, la loro memoria, infine loro stessi.

La compagnia Familie Flöz presenta con “Ristorante immortale” una serata teatrale piena di arte, musica, magia, clowns e maschere. Un susseguirsi fantastico di ruoli e di giochi in maschere. Così come nella rappresentazione di grande successo “Familie Flöz kommt Ãœber tage” (1996) anche qui abbiamo la magia delle maschere i rapidi capovolgimenti di ruoli uniti a momenti di intensa, poesia e di viva comicità. Dalla prima rappresentazione dell’aprile 1998 nella Maschinenhaus di Essen, il “Ristorante immortale” ha viaggiato in tutta Europa ed è stato rappresentato più di 250 volte in Francia, Spagna, Italia, Svizzera, Austria, Germania, Gran Bretagna etc.

Tutti nella compagnia fanno tutto cercando allo stesso tempo di essere attori, direttori, autori e artigiani che confezionano le maschere, drammaturgi e produttori. I progetti non si avvalgono di base testuale, costruiscono direttamente i personaggi e le situazioni teatrali, che nascono spontaneamente, così come le maschere. La maschera quindi viene ad essere non solo una creazione di forme, ma anche di contenuto.

Si viene così a creare un processo di simbiosi dell’attore con la maschera che interpreta, così che l’attore si trova ad essere quasi un autore non solo del proprio personaggio, ma dell’opera nella sua totalità.

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