Stavolta voto per Vencroni

Intercity plus da Crotone a Milano Centrale, con allegra famigliola reggiana

Un caldo afoso e fin troppo appiccicoso anche per il pomeriggio marittimo di Pesaro, serena e ridente cittadina alle porte delle Marche, meta di bagnanti alla ricerca di mare pulito (è da anni ”bandiera blu”), poca confusione e prezzi decisamente calmierati rispetto alla vicinissima ed insopportabile riviera romagnola (che di mare pulito, poco caos e prezzi bassi non ne conosce nemmeno l’odore).

Sotto quel sole di luglio, nella tipica giornata di ordinaria follia italiana, dove per uno sciopero del personale di Trenitalia si fermano il 99% dei treni e ne rimane uno solo in 12 ore, mi sono trovato in un compartimento dell’Intercity Plus (chissà poi perché lo chiamano Plus) che da Crotone sbuffa sino a Milano Centrale, ogni pomeriggio, servendo praticamente ogni stazione ferroviaria della costa adriatica.

Io, ed il mio grande amico Williams, che a differenza degli altri miei compagni di viaggio avevamo prenotato i posti a sedere, abbiamo trascorso il viaggio, su quel treno della speranza rovente e dell’italianità media, a conversare amabilmente con un’allegra famigliola di Reggio Emilia che, composta da nonna 55enne, nuora trentenne e splendida nipotina di soli due anni, anche loro, come noi, tentavano di tornare a casa dopo un week-end di bagni e di creme solari.

E così, dopo aver condannato senza pietà il peggior servizio ferroviario del mondo (e meno male che Alitalia doveva essere salvata da Trenitalia”¦), dopo aver elencato, ed idealmente gustato con il palato della mente, le tantissime specialità gastronomiche emiliane (dai nostri pisarei ai loro cappelletti, dalla nostra pancetta al loro prosciutto crudo, dal nostro grana padano al loro parmigiano reggiano), dopo aver detto due parole su ognuno di noi (professione, aspirazioni e rimpianti), dopo tutto, la conversazione si è spostata, da bravi italiani, sull’amata ed odiata politica.

”Alla fine, diciamocelo su, sono tutti dei ladroni!”, è stata l’onirica sentenza della nonna reggiana dalle guance paffute e rossastre dal caldo estivo. ”Guardi – ha proseguito con lo stesso tono determinato e fiero – spero solo che il signor Barluscon (detto senza la ”i” finale e recitato a mò di ”Siur Padrun da le bele braghe bianche”) mi mandi finalmente in pensione. Ho 55 anni, quaranta passati nei campi a coltivar Lambrusco e quel cagnasso di Prodi non mi ci ha fatto andare. Però adesso sono proprio stanca. Sperum”.

Al termine di tale sfogo, declamato con una cadenza reggiana talmente asciutta e verace che sembrava di stare davanti ad una scena di Don Camillo e Peppone, la nostra curiosità, mia e del mio amico, non è riuscita ad evitare un’ovvia e naturale domanda: ”Scusi Signora, ma quindi lei questa volta per chi ha votato? Per Berlusconi, vero?”

”No. Per Barluscon, no. Lui è troppo ricco ed io sono una coltivatrice della terra”, ha prontamente rivendicato la nonna reggiana.

E, con lo stesso cipiglio orgoglioso e convinto, ha concluso: ”Basta con Prodi. Stavolta ho votato una persona nuova. Come si chiama? Spetta ne”¦ Ah, sì. Vencroni. Sì, sì. Vencroni e il Pidddì”.

”Meno male” ho aggiunto io. E, anche stavolta, viva l’Italia!

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