Una decadenza senza fine

E’ un periodo terribile per questo paese, siamo stanchi, vecchi, e giriamo a vuoto su noi stessi da oltre 15 anni. Nessuna voglia di cambiamento. Senza nessuna pretesa politica riporto una lettera del compianto Prof.Miglio (datata 1999), già studioso di scienza della politica ben prima di essere inquinato da pensieri Leghisti.
Una domanda di ristrutturazione dello Stato che nessuno, in qualsiasi sede, ha saputo o voluto riprendere.

Cari amici,
a fronte della restaurazione in atto della Prima Repubblica, con tutti i
suoi meccanismi perversi, desidero inviarvi il mio saluto e augurarvi un
buon lavoro nell’opera di chiarimento, di studio e di divulgazione che
vi accingete a svolgere nel campo della critica dell’aberrante
conservatorismo e dell’immobilismo che contraddistingue la classe
politica di questo disgraziato Paese. La vostra è un’opera molto
importante: e qui mi rivolgo sopra tutto ai giovani. La vecchia
generazione non riuscirà a gettare le basi concettuali e pratiche del
federalismo, che è una concezione e una pratica politica separata ed
opposta rispetto al filone e alle concezioni che hanno dominato per secoli
nel Diritto Pubblico Europeo. (…)
Il federalismo implica un rivolgimento
politico radicale (incompatibile con la Costituzione vigente in Italia,
tutta basata sulla struttura unitaria e indivisibile del potere) ed è un
modo per impedire al potere di governo di concentrarsi e di crescere a
dismisura, come accade sempre invece, quando di fronte a sé non incontri
limiti, sbarramenti.
Il federalismo implica quindi anche un attacco alle
pratiche predatorie e parassitarie della tassazione, che
contraddistinguono la fase degenerativa e probabilmente conclusiva dello
Stato Moderno, nato proprio grazie alla pratica tassazione coatta, spinta
ormai fino ad una sua definitiva intollerabilità. Tutti gli autonomismi
di facciata e i falsi federalismi che si vorrebbero accreditare agli occhi
dell’opinione pubblica sono un intollerabile inganno, perché non solo
non risolvono il problema della crescita del potere, del peso
insopportabile dello Stato e della sua tassazione (problema centrale per i
ceti produttivi del Nord), ma lo aggravano. (…)
Il fallimento della
prima e ultima protesta fiscale nelle regioni del Nord, agli inizi di
questo Decennio, ha fatto sì che le pratiche predatorie e parassitarie, i
"trasferimenti" della Prima Repubblica a vantaggio di larghi strati di
popolazione improduttiva e di Regioni ingiustamente privilegiate (comprese
tutte quelle a Statuto Speciale), si perpetuassero indisturbati, divenendo
in molti casi ancor più sfrontate.
Questo Paese rimane macroscopicamente
diviso fra due strati di cittadini: coloro che cercano di produrre
ricchezza, confidando di salvarne almeno una parte dalla rapina fiscale e
dai "trasferimenti" e coloro che si servono del potere politico per
godere dei frutti del lavoro altrui, estorti con la minaccia dell’uso
della violenza. I secondi vivono alle spalle dei primi. I "trasferimenti
di ricchezza" sono una sottrazione indebita di risorse a chi le ha
prodotte, per assegnarle nella stragrande maggioranza dei casi non già a
chi ha realmente bisogno, ma a coloro che non sono disposti, non sanno o
non sono messi nelle condizioni di produrle, pur disponendo di enormi
potenzialità (vedi il caso del nostro Meridione). (…)
I teologi e i
moralisti della Cristianità medievale hanno insegnato per tempo che
contro l’abuso del potere, del quale una sottospecie sono anche l’uso
illegittimo delle risorse pubbliche e la dilatazione delle spese per
rafforzare il potere di chi comanda, la comunità ha il diritto naturale
di insorgere e di restaurare la giustizia violata, richiamandosi al
diritto/dovere di resistenza.
La sopportazione passiva e senza limiti,
richiesta per tutelare un inesistente "interesse generale" o
l’"ordine sociale", non è degna di uomini liberi e apre le porte al
dilagare inarrestabile di angherie e soprusi. Una società senza
produttori diventa asfitticae prima o poi muore. Una società senza
parassiti invece vive benissimo e fiorisce.
Dobbiamo recuperare il
patrimonio di studio e di azione comune,che è stato sprecato e interrotto
in questi anni. L’alternativa è una decadenza senza fine, per la quale
saremo tenuti a rispondere ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Potrebbe interessarti

Piacenza Summer Cult: un Festival da non perdere

Dal 13 giugno al 19 luglio 2024, il cuore storico di Piacenza si trasformerà in …