Il blitz e la fine di una vita politica

Oggi, che si trova dietro alle sbarre del carcere di Sulmona, chissà se Del Turco non si pone il grande e fondamentale dilemma italiano che da troppi anni tiene banco in Italia

Se c’è un uomo politico ai miei occhi antipatico, alle mie orecchie ipocrita e al mio cuore imperdonabile, quest’uomo politico è, senza alcun dubbio, Ottaviano Del Turco.

Antipatico per la sua stucchevole abitudine a far la morale un po’ a tutti (a destra, a sinistra, ai suoi stessi compagni socialisti); ipocrita perché è stato colui che, ereditando il Psi nel 1994 in piena tangentopoli, anziché difendere la verità dagli attacchi violenti e strumentali degli ex-comunisti del Pds, sciolse il partito sostituendolo con un inutile e docilissimo cespuglio di Occhetto e D’Alema (il celebre quanto patetico “SI” – Socialisti Italiani); imperdonabile in quanto non ebbe alcun scrupolo o senso di vergogna nell’avvallare sistematicamente lo sterminio politico e culturale dei Socialisti, negli anni novanta, in cambio di una manciata di poltrone parlamentari e di sotto-sottogoverno.

Durante il congresso nazionale di liquidazione del Psi, il 13 novembre 1994, fui addirittura minacciato, io delegato piacentino di soli vent’anni, da quell’uomo politico di nome Ottaviano Del Turco che, non gradendo affatto il caos generato dal mio intervento in difesa della storia e di Bettino Craxi, mi prese per un braccio consigliandomi di smetterla di rovinargli il suo bel congresso di svendita del partito.

Quindi, ciò premesso, se non altro per doverosa chiarezza, mi sia concessa, ancora una volta, l’opportunità pubblica di affrontare criticamente l’abitudine, tutta italiana, di porre fine ad impegni politici e a giunte amministrative di ogni livello con blitz improvvisi e sirene spiegate che, nelle prime ore di una giornata qualsiasi, esattamente come nei confronti di pericolosissimi boss mafiosi, chiudono definitivamente carriere politiche che duravano da oltre trent’anni.

Intendiamoci: non voglio assolutamente paventare l’ipotesi assurda di rendere giuridicamente intoccabili gli uomini politici italiani. No.

Ma qualcuno dovrà pure convenire con me che, al di là dei discorsi da bar che spesso caratterizzano l’opinione pubblica italiana, decapitare nella notte una regione dei suoi massimi dirigenti con tanto di arresti (e manette) eseguiti nella case di Presidenti e Assessori, di fronte alle relative famiglie, lascia un po’ perplessi.

Le indagini della magistratura devono essere libere, autonome e tutelate. Su questo non si discute. Ma perché spettacolarizzare un’operazione di arresto in questo modo? Qui non siamo di fronte a serial killer pericolosi per la società, a bande armate che minano la serena convivenza, a sequestratori macellai che seminano terrore nel nostro Paese. No. Qui ci troviamo di fronte, eventualmente e a processo finito, a pubblici amministratori che hanno fatto il loro interesse abusando della loro posizione che gli elettori gli hanno affidato.

Non solo: e se alla conclusione del processo, come già più volte accaduto, fosse riconosciuta l’innocenza di Del Turco? Poco servirebbe a cancellare un arresto domestico all’alba, fiumi di inchiostro versato sui maggiori giornali e il discredito perenne della gente nei suoi confronti.

Del Turco, quando succedette a Craxi alla guida del Psi, brillò particolarmente per la “questione morale”, ovvero per una repentina sterzata a sinistra alla ricerca di riabilitazioni storiche e giuridiche da personaggi del calibro di Di Pietro, D’Alema e Violante.

Oggi, che si trova dietro alle sbarre del carcere di Sulmona, chissà se Del Turco non si pone il grande e fondamentale dilemma italiano che da troppi anni tiene banco in Italia.

Quale? Semplice. La politica non conta niente se una Procura decide di arrestarti di notte, sbatterti in galera e, a distanza di mesi, se non di anni, ti giudica in un’aula di tribunale. E, in caso di sbaglio, o di operazione studiata a tavolino da pentiti manovrati, chi ti ripaga di una vita politica distrutta e dilaniata?

Ma, tant’è, la casta è solo quella politica. O così, pare.

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