Moschee e chiese di campagna

Cosa si può pensare leggendo le parole di Famiglia Cristiana che, con una cecità disarmante, ha bollato come fascista il ricollocamento del culto pubblico islamico a Milano presso una struttura senza dubbio più idonea?

Milano, viale Jenner, una strada decentrata rispetto alla Madonnina dorata del Duomo ma, da anni, molto conosciuta da tutti gli abitanti meneghini (italiani e stranieri) se non, addirittura, da gran parte della popolazione italiana.

In tale via, infatti, da tempo, centinaia e centinaia di cittadini extracomunitari di fede islamica si radunavano, di fronte alla moschea, e, seguendo le preghiere scandite dall’Imam per mezzo di un efficace sistema di altoparlanti, celebravano il loro culto su marciapiedi, aiuole e, spesso, anche direttamente in mezzo alla strada.

I residenti ed i commercianti di viale Jenner, che hanno convissuto con questa allucinante situazione di prigionia in casa durante l’invasione periodica dei credenti musulmani, hanno finalmente riscoperto la loro tranquillità e la loro vita normale quando, nei giorni scorsi, il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in accordo con il Comune di Milano, ha provveduto a dirottare la massa dei fedeli presso un velodromo cittadino che, per lo meno e in attesa di scelte definitive, contiene in modo ordinato e legittimo la suddetta folla in preghiera.

Intolleranza religiosa? Razzismo e xenofobia? Azioni fasciste contro la religione islamica? No. Semplicemente, tutela del più elementare ordine pubblico e salvaguardia della più elementare e sacrosanta tranquillità di centinaia di cittadini milanesi.

Eppure, nonostante sia evidente l’assenza di malafede e di derive razziali in questa vicenda, vorrei capire il motivo (se c’è) che ha spinto Famiglia Cristiana (storico settimanale d’ispirazione cristiana edito da San Paolo), a prendere posizione in merito criticando fortemente, e senza alcuna ragione, lo spostamento dei fedeli di Maometto da una strada pubblica ad una struttura ricettiva di gran lunga migliore.

Mi domando perché un giornale cristiano, uno di quelli con la maggiore tiratura in Italia e tradizionalmente diffuso e venduto nelle parrocchie, affronta con così tanta superficialità e con un tale imbarazzante qualunquismo una vicenda molto delicata ma altrettanto chiara. Perché getta odio? Perché vuole leggere “razzismo e fascismo” in ambiti ed azioni estranee a tali flagelli?

Famiglia Cristiana, oltre a ricoprire di insulti il Governo, ha in sostanza difeso il diritto dei cittadini islamici a pregare dove e quando vogliono, concludendo che se un governo (locale e nazionale) non rispetta tale libertà di religione è un esecutivo fascista.

Francamente, risulta sempre più difficile mantenere la calma (e l’umiltà cristiana) di fronte ad una parte della Chiesa italiana che, da anni ormai, confonde volontariamente la tutela dell’ordine pubblico con chissà quali pericoli dittatoriali, che non riesce a comprendere che la libertà religiosa cessa nel momento in cui si obbligano indirettamente altre persone a modificare la propria quotidianità e a limitare la propria libertà, che adora appellarsi alla solidarietà sociale (quella delle bandiere arcobaleno esposte anche in chiese ed oratori) senza mai menzionare la responsabilizzazione dell’individuo di fronte al dono. Filantropia interessata, certo. Ma non carità cristiana che, invece, passa necessariamente per i doveri che tutti noi abbiamo.

Non solo: come può giudicare il severo sermone di Famiglia Cristiana, un cittadino di viale Jenner che, cristiano o ateo che sia, è stato costretto in tutti questi anni a rimanere chiuso in casa (o a ritardarne il rientro) a causa di una moltitudine di musulmani che, senza alcun permesso e senza la minima sensibilità civica, pavimentavano l’intera strada (ingressi, garage, parcheggi)? Ed il commerciante di viale Jenner, che con l’inizio della preghiera collettiva poteva anche chiudere il proprio negozio in quanto non accessibile da alcun cliente, cosa può dire in proposito? Cosa può pensare leggendo le parole di Famiglia Cristiana che, con una cecità disarmante, ha bollato come fascista il ricollocamento del culto pubblico islamico presso una struttura senza dubbio più idonea?

Eppure, anche di fronte ad una situazione chiarissima e di solo esclusivo buon senso, alcuni opinionisti cristiani (o meglio, progressisti) hanno voluto intingere, ancora una volta, la loro penna nell’incomprensibile e paradossale calamaio della critica ingiusta e strumentale.

E poi, scusate: sbaglio o proprio in una piccola parrocchia piacentina, un anziano ma battagliero sacerdote ha dovuto, non più di un anno fa, rinunciare al Santo Rosario pubblico, recitato al microfono e diffuso da una tromba collocata sul campanile, per le vibranti proteste di alcuni abitanti che si sentivano così privati della loro libertà di non ascoltare le preghiere?

Ebbene, in quel caso, a parte il grande Sandro Pasquali de ”La Cronaca”, che si interessò a più riprese della vicenda, quante posizioni di Famiglia Cristiana, o della Curia, o di forum sociali, o di qualche autorevole opinionista cattolico abbiano sentito? Nessuna. Proprio nessuna.

Ah, già, dimenticavo. In quel caso, però, non era un imam a diffondere la propria voce con gli altoparlanti ma un semplice, vecchio e testardo prete di campagna.

Troppo poco progressista rispetto ai devoti eroi di viale Jenner. E, forse, troppo cristiano per un giornale come Famiglia Cristiana.

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