Chilometri di coda allo sbocco di Piacenza Sud per l’autostrada chiusa. Io c’ero

Cronaca di un pomeriggio di un giorno da cani

Già da stamattina la giornata non prometteva bene, me ne sono accorta da alcuni infimi segnali che non sono però sfuggiti alla mia attenzione.
Alle 13:00, dopo pranzo, sono uscita di casa per tentare di andare dal meccanico a far riparare la mia auto nuova: ha solo 5 mesi di vita e dalla bocchetta del condizionatore esce aria bollente da diverso tempo, cosi arcistufa di questa situazione, ero decisa a risolvere il problema in qualche modo.
Ho imboccato la strada in direzione Piacenza, ma purtroppo a Guardamiglio qualcosa non andava: ho notato che diversi camion e automobili se ne stavano in coda sul cavalcavia.
Gente esausta, fuori dall’auto, chi imprecava, chi gridava, chi faceva amicizia, chi si sosteneva a vicenda.. Sta di fatto che a me è toccata la stessa sorte.
Mi sono ritrovata immersa nel piu’ totale caos sotto il sole cocente, circondata da automobilisti arrabbiatissimi, camionisti ancor piu’ neri, ero in mezzo a svariate auto.. Premetto che, ironia della sorte, l’aria condizionata come detto prima non funzionava, e io soffro di claustrofobia, quell’impedimento a stare in spazi stretti o chiusi. Mi sono sentita letteralmente morire.
Il caldo soffocante, l’afa che proveniva dall’asfalto, l’infinità di macchine che mi circondavano.. Ad un certo punto per evitare il collasso ed eventuali attacchi di panico ho deciso di abbandonare momentaneamente la mia nuova Ford Fiesta priva di quell’aria condizionata che mi avrebbe fatto stare un pochino meglio, ed andare a cercare un bar.
Ho comprato diverse bottigliette d’acqua con l’intento di bere e di rovesciarmele addosso per resistere alla situazione assurda venutasi a creare per il tratto di autostrada chiusa, in conseguenza all’incidente di stamattina che ha coinvolto un autoarticolato (vedi articolo precedente, ndr).
Camminavo piano piano percorrendo quel tratto di strada intasata che mi avrebbe riportato alla macchina, quando all’improvviso mi sono vista come una visione nel deserto per quei poveri automobilisti: cosi’ la mia innata generosita’ ha prevalso su quell’arrabbiatura (per non usare altri termini) che mi aveva invaso, e ho regalato tutte le bottigliette a chi me le chiedeva, a chi era davvero disperato.
Sono rimasta senza.. Ritornando alla macchina, ero consapevole che mi sarei ritrovata nella stessa situazione iniziale, ma per fortuna era già passata un’ora e un quarto e qualcosa iniziava a smuoversi.
Piano piano, a rilento, abbiamo cominciato a muoverci, fino a che tutto è tornato nella quasi normalità.
Con l’unico disguido che, una volta che eravamo fuori da quel caos, il medesimo disagio cominciava a riguardare la carreggiata opposta alla nostra.
Chi come me è stato protagonista di questa semi odissea, può scrivere il suo aneddoto.

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