Il partito degli onesti. Ipotesi di proclama

Il lupo delle fiabe o si traveste da pecora o deve puntare tutto sulla forza

Metti che uno ha un’idea geniale (secondo lui): quella di fondare un “partito degli onesti”. Una volta che ha scritto e depositato lo statuto, deve cercare iscritti e militanti; quindi necessariamente esporre pubblici proclami, su ogni forma mediatica a disposizione, e oggidì ce ne sono di nuove ed efficaci, come internet. Ma come dovrebbe essere, questa ipotesi di proclama? A occhio, più o meno dovrebbe dire: voi tutti che siete onesti, venite con noi, che faciamo il partito degli onesti. Ma questo ipotetico fondatore, veramente potrebbe aspettarsi che andassero a lui tutte le persone oneste? E sia, ammettiamolo; perché il problema più urgente sarebbe quello logicamente successivo, e cioè: come potrebbe, sempre questo ipotetico fondatore, far sì che le persone disoneste non si iscrivessero al suo partito?

Bisognerebbe che ogni disonesto dicesse: siccome sono disonesto, allora non posso iscrivermi; ma questo sarebbe palesemente assurdo, perché nel momento in cui un disonesto facesse un discorso simile, paradossalmente si rivelerebbe onesto nella sua ammissione di disonestà! La storia, invece, ci insegna che le persone disoneste, per poter compiere agevolmente le loro nequizie, devono quasi necessariamente fingersi oneste, per il semplice fatto che la gente generalmente non si fida dei disonesti. Il lupo delle fiabe, insomma, o si traveste da pecora, o deve puntare tutto sulla forza. Il ragionamento mi sembra che fili, no? E allora perché ogni tanto salta sempre fuori qualcuno che siffatto partito dice di volerlo fondare?

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