L’Aquila tre anni dopo. In 10 mila alla fiaccolata in ricordo alle vittime

A tre anni dal terremoto i lavori sono fermi e il centro città un deserto di macerie

Tre anni fa alle 3.32 del mattino l’Aquila si è fermata, e non è ancora ripartita. Ieri notte la fiaccolata in memoria delle vittime, con 10mila partecipanti, tra cui Fabrizio Barca, il Ministro per la Coesione territoriale. La ricostruzione è ferma, tonnellate di macerie sono ancora lì, una selva di tubi sostiene palazzi, chiese e fontane. A tre anni dal terremoto questo è lo scenario che offre l’Aquila e i 56 borghi del cratere sismico. La popolazione vive nelle periferie, il lavoro manca, il disagio sociale raggiunge livelli allarmanti: colpendo maggiormente i giovani – che non avendo più punti di ritrovo in città si incontrano nei centri commerciali – e gli anziani, spesso isolati nelle abitazioni temporanee chiamate “new town”.
Ma con il governo Monti si accende una nuova speranza: “Siamo stati abbandonati per due anni. Tremonti ha impedito di fare qualsiasi cosa per L’Aquila – dice il sindaco Massimo Cialente. Con Monti, e con il grande lavoro del Ministro Barca, è cominciato invece un nuovo corso. Ed è tornato un pò di ottimismo”. La vita non è più nei centri storici, diventati dei deserti di macerie.
La maggior parte delle persone vive in costruzioni temporanee di ridotte dimensioni, lontane dai centri urbani. Alla perdita della casa e le conseguenze del terremoto, si aggiunge anche la crisi economica, il risultato è il collasso.

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