Calcio. Del Piero ammette l’addio alla Juventus a fine stagione

Il capitano a Vanity Fair: ”Sognavo di chiudere qui, ora sarà come andar via di casa un’altra volta”

In attesa del suo attesissimo “Giochiamo ancora”, edito da Mondadori con data di uscita prevista per il prossimo 24 aprile, Alessandro Del Piero si confessa sul numero di Vanity Fair in edicola da domani. Lo storico capitano della Juventus ammette come questa sia stata la stagione più complicata della sua vita, perchè come non gli era mai accaduto messo prima posto di fronte alla realtà di chi gioca poco o niente. L’attaccante di origine trevigiana ammette di essere rimasto sorpreso quando ad ottobre il Presidente della Juventus Andrea Agnelli annunciò che questa sarebbe stata la sua ultima stagione a Torino, ma non per questo di aver dimenticato quali siano i doveri del capitano di una squadra come quella bianconera, in particolare in un momento in cui si trova nella possibilità, unica in Italia, di poter portare a casa due trofei.
Del Piero ha dichiarato di non essere in grado di immaginare il futuro, che partire da Torino sarà per lui come andarsene di casa una seconda volta e che “Io non sono quello che pensano di me un allenatore o un presidente, io sono quello che dimostro di essere. Sono quello che io stesso penso di me. Per primo saprò quando dovrò smettere, ma non ancora: la mia passione per il gioco è ancora troppo viva”. E ancora: “Se avrei preferito chiudere la carriera con la maglia della Juve? Era quello che sognavo. Questi vent’anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti duri e straordinari: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate”. Per chiudere, non poteva mancare un pensiero al povero Piermario Morosini, tragicamente scomparso sul campo di Pescara lo scorso 14 aprile: “Davanti a una morte così assurda provo un senso di sgomento: la storia personale di Piermario Morosini rende questa tragedia ancora più inaccettabile, ci fa riflettere su quanto relativi siano i problemi di tutti i giorni, e quali realtà di vera sofferenza ci circondino. Non lo conoscevo, ma tutti lo ricordano come un giovane buono, capace di superare le difficoltà della vita anche attraverso il calcio. Lo sport che, per tutti noi che ne viviamo, dovrebbe essere sempre e solo gioia condivisa in campo”.

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