Elezioni a Piacenza. Vince l’astensionismo in un’Italia sempre più rassegnata

Il nuovo sindaco rappresenterà solo un terzo dei cittadini. E’ un dato che deve far riflettere

Sapremo solo tra 15 giorni che, tra Paolo Dosi e Andrea Paparo, succederà a Roberto Reggi al timone della città di Piacenza, anche se la corsa per il candidato del centrodestra è davvero in salita. L’unico dato certo è che nella città emiliana ha vinto l’astensionismo. Solo il 65,42% degli aventi diritto ha scelto di esprimersi, con un calo di oltre il 12,5% rispetto alla precedente tornata elettorale. A questo dato sconcertante va sommato il voto di protesta che molti elettori hanno espresso tracciando una croce su liste civiche o movimenti – come quello di Beppe Grillo – che non hanno mai dimostrato di saper proporre qualcosa di costruttivo che fosse realmente alternativo all’attuale sistema.
Sarebbe un errore imperdonabile sottovalutare quello che è accaduto a Piacenza e in altre città italiane. I due “big” che si confronteranno al ballottaggio sono entrambi ottimi candidati a guidare la città di Piacenza, ma i numeri parlano chiaro: il nuovo sindaco governerà sapendo di rappresentare solo un terzo dei cittadini. E – indipendentemente dalla bontà del suo operato – pagherà il prezzo di una politica nazionale sempre più distante dalle reali necessità del popolo e soprattutto sempre più deludente agli occhi dei giovani elettori (che sono anche giovani lavoratori, giovani imprenditori, giovani fucine di idee, giovani che ne hanno piene le scatole di questo Paese che non sa più ascoltare e che è tenuto insieme dagli interessi di tante piccole o grandi caste).
Tra le tante cose di cui si dovrà occupare il nuovo sindaco di Piacenza c’è anche questa missione: riuscire a restituire agli elettori la voglia di esprimere la propria opinione, con una rinnovata fiducia verso la classe politica. Un’impresa che oggi appare davvero titanica.

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