Fisherman’s Friend StrongmanRun a Rovereto. Io c’ero. Noi c’eravamo.

Un’esperienza fantastica tra divertimento, solidarietà e soddisfazione personale

Io c’ero. Pettorale 393 e fascia da kamikaze, sospeso tra la voglia di scappare e quella di spaccare il mondo. Ho scelto la seconda opzione, e ne è valsa la pena. Difficilmente può capire chi sabato scorso non era tra i 2600 pazzi e colorati partecipanti della prima edizione italiana della Fisherman’s Friend StrongmanRun, la prima assoluta passante anche attraverso un centro cittadino, quello del gioiello trentino di Rovereto.
Difficilmente può capire la disponibilità e la simpatia dei volontari attraverso il massacrante percorso formato da due giri di nove chilometri; difficilmente può capire come sotto i costumi più fantasiosi e assurdi si nascondessero un cuore e due gambe da veri “strongmen”; difficilmente può capire l’emozione che si prova ad essere incitati dal primo all’ultimo metro, da amici ma soprattutto da sconosciuti, da belle ragazze ma soprattutto da bambini pronti a darti il “cinque” come solo loro sanno fare; difficilmente può capire quanto sia importante avere, come nella vita, qualcuno con cui affrontare gli ostacoli che ci si trova davanti, conosciuto come nel mio caso Mirko, ma anche sconosciuto come quello che con infinita pazienza mi ha aiutato a scalare balle di fieno che, in preda ai crampi, credevo ormai insormontabili.
Difficilmente può capire quella che è prima di tutto una sfida con se stessi ma impossibile da superare senza l’aiuto degli altri. Pettorale 393, medaglia al collo e lacrimoni misti di stanchezza e commozione a stento trattenuti. Strongman 2012. Io c’ero. Noi c’eravamo.

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