Brasile 2014. Un’Italia in crescita si avvicina ai Mondiali

Contro la Danimarca una prova di personalità, con Balotelli e il centrocampo sugli scudi

San Siro più Azzurri è una combinazione che ha sempre il suo fascino, peccato che ieri sera non in tantissimi l’abbiano pensata come me, comunque soddisfatto per l’atmosfera (tanti bambini e “nuovi italiani”) e gli evidenti progressi della sua Nazionale. Balotelli che all’alba della partita si sostituisce a Barzagli nella veste di ultimo baluardo è un buon segnale, confermato dal fatto che Mario riesca a sostenere sulle sue robuste ma ancora giovani spalle tutto il peso del nostro attacco.
Grazie a Prandelli, perché se no, Montolivo non assona più con comodino, ne scaglia anzi uno dentro la porta ospite; quando poi, alla faccia di Zeman, De Rossi timbra il suo secondo francobollo su due speditogli dall’Andrea nazionale, bisogna come minimo essere pessimisti per pensare al peggio. E io modestamente lo sono (sino al 5 a 0 o al 3 a 0 a dieci dalla fine non mi tranquillizzo. E proprio ieri sera la Germania che, parentesi nella parentesi, avrà sì guadagnato in bel gioco ma anche sicuramente perso gran parte della sua antica e famosa solidità, mi ha dato ragione).
Il film dell’orrore sembra materializzarsi a cavallo dei due tempi, e il pensiero corre a quell’Italia-Danimarca 2-0 diventato rapidamente 2-3 ormai tredici anni orsono. Quella però era un’altra Danimarca, ma soprattutto questa è un’altra Italia, con Mastro Pirlo a pescare il delizioso esterno di SuperMario.
Con un centrocampo, nel quale da parte del CT prosegue l’opera di innerbamento di piedi buoni e nuovi (da ultimo Candreva), una B2 (Barzagli-Balotelli) e avversarie così, il Brasile sembra sempre meno lontano (non dico “più vicino” giusto per non smentire il mio pessimismo).
Israele è invece già realtà per i ragazzi di Mangia, che avevano aperto una serata azzurra per noi e nera per i nordici: un inizio di rivincita nei confronti di chi osa ancora dire che otto anni fa, ad Oporto, fu partita vera.

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