Calcio. Italia-Brasile 3-2. Le dichiarazioni deliranti di Zico

Puntuale è arrivata la replica di Paolo Rossi, eroe della sfida del Sarrià

“Se avessimo vinto quella partita il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Dopo di allora, invece, cominciammo a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico. Quella sconfitta non fu positiva per il mondo del calcio. Se quel giorno avessimo segnato cinque reti, l’Italia ne avrebbe segnate sei, perché trovavano sempre il modo di capitalizzare i nostri errori”. Chi parla è Arthur Antunes Coimbra, in arte Zico, e la partita a cui fa riferimento è stata giocata il 5 luglio 1982 allo stadio Sarrià di Barcellona nell’ambito del Campionato mondiale di calcio: Italia-Brasile 3-2.
Saranno le fresche dimissioni da Commissario Tecnico della Nazionale iraqena, sarà che il ricordo di quella storica sconfitta brucia ancora o l’età che avanza, oppure tutte queste cose messe insieme: fatto sta che quello che è stato uno dei più grandi numeri 10 della storia del calcio brasiliano e non solo, stavolta a mio parere l’ha proprio sparata grossa.
Gli Azzurri non solo diedero ai supponenti verdeoro una lezione tattica, ma erano anche loro superiori almeno in tre dei quattro ruoli che formano la cosiddetta “spina dorsale” di una squadra: Valdir Peres non si può neanche lontanamente paragonare al nostro Dino Zoff, come i vari Leandro e Luizinho a Claudio Gentile (o Gaetano Scirea se vogliamo considerare il libero), per non parlare dell’impalpabile (e inguardabile) Serginho messo a confronto con Paolo Rossi. Dopo averli battuti, ne accogliemmo la gran parte: Falcao, Socrates, Junior, lo stesso Zico.
Nella mia analisi ripeterei ciò che è stato espresso alla perfezione da chi li purgò ormai più di trent’anni fa, il Pablito nazionale: “Quel 3-2 fu una lezione per la quale il Brasile ci dovrebbe ringraziare e darmi un premio. Una sconfitta dalla quale impararono molto, soprattutto a giocare più coperti. Tanto è vero che poi hanno vinto altre due edizioni del Mondiale. Zico naturalmente si lancia in un paradosso e non penso che a quella vittoria si possa attribuire un peso così grande. È vero, invece, che da allora il loro approccio è cambiato, è diventato più guardingo, si sono europeizzati. Anche perché tanti brasiliani hanno conosciuto i campionati del nostro continente. Eppure vederli giocare è sempre uno spettacolo. Pur evolvendosi, il loro calcio è rimasto lo specchio di un paese dove lo spettacolo resta importante”.

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