San Valentino: le origini della festa più romantica del mondo

Tra festività pagane, amor cortese e monaci benedettini: l’amore è cosa complessa

Non alziamo la glicemia con un articolo troppo “zuccheroso”: la festa di San Valentino è fra le meno attese e – al tempo stesso – tra le più criticate. Diciamo anche però per dovere di cronaca che chi generalmente si scaglia contro di essa è perché ha poco da festeggiare in questo giorno. E allora si tirano in ballo le dimensioni consumistiche della festa e il funambolico “essere” dei sentimenti, sempre col rischio di una caduta che lasciano fra le sofferenze più atroci i malcapitati. Ma a queste persone chiedo due minuti di tempo: quello bastante a leggere quest’articolo che ricerca le origini della festa. E magari, spogliato del fattore economico, troveranno qualcosa di positivo anche nel 14 febbraio.
Intanto identifichiamo il santo patrono della festa: Valentino, nato di famiglia patrizia nel 176 d.C. presso Terni, fu cristianizzato e consacrato Vescovo di Terni nel 197. Raggiunse Roma nel 270 su invito di Cratone, famoso oratore dell’epoca, per predicare il Vangelo e convertire i Pagani. Perseguitato dall’imperatore Claudio il Gotico per l’efficacia del suo operato, fu graziato dallo stesso e affidato ad un nobile famiglia romana. Deceduto Claudio, il successore, Aureliano, non stemperò la repressione nei confronti della religione cristiana e diede ordine ai suoi soldati di catturare Valentino, flagellarlo e decapitarlo lontano dalla città, sulla via Flaminia, per paura che la fama che attorniava il Santo potesse fare insorgere la plebe. Era il 14 febbraio 273 e Valentino aveva 97 anni. Nel luogo del martirio sorse una basilica che ancora oggi contiene la maggior parte dei resti del martire.
La festa nacque invece nell’alto medioevo: è il 496 quando il Papa Gelasio I dedica al santo il giorno 14 febbraio. A quel tempo, in quella data, si festeggiava ancora un rito pagano, quello dei “lupercalia”: una festa di tre giorni che iniziava il 13 e terminava il 15 del mese. Una festa volta a proteggere ovini e caprini dall’attacco dei lupi nei giorni funesti del secondo mese dell’anno e per ricordare la “lupa” che nutrì e protesse Romolo e Remo nei primi giorni della loro vita. Per limitare le celebrazioni pagane, la Chiesa cominciò ad appropriarsi in quegli anni di ricorrenze pagane, trasferendo in esse un significato cattolico. Ma la connessione tra San Valentino e celebrazione dell’amore è posteriore.
Tale connessione è stata data dagli storici attorno al XIV secolo. Nella seconda metà del Trecento, un circolo di poeti cui faceva capo Geoffrey Chaucer, poeta e burocrate inglese famoso per i suoi “Racconti di Canterbury”, cominciò a festeggiare il giorno di San Valentino come emblema dell’amore fra gli innamorati: in quei giorni infatti i primi accenni di primavera cominciavano a farsi sentire ed era opinione comune del tempo che, col risveglio della natura, gli uccelli iniziassero i loro accoppiamenti.
E’ molto più recente invece l’uso delle “valentine” come simbolo di celebrazione: i romantici biglietti che gli innamorati si scambiano sono stati ideati solo nella seconda metà del XIX secolo. Gli imprenditori del tempo non si fecero scappare le possibilità di guadagno e cominciarono a stampare in serie i bigliettini dell’amore. Grazie a questa maggiore diffusione, la festa fece breccia nella cultura popolare. Si stima che – attualmente – per San Valentino si spediscono in tutto il mondo circa 1 miliardo di queste “valentine”.
Se queste poche parole non hanno ammorbidito la vostra “indole” nei confronti del 14 di febbraio, rallegratevi.Domani è già San Faustino: la festa dei single.

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