Il movente dell’assassinio potrebbe essere vendetta per i tre ragazzi israeliani uccisi
Tragica scoperta nella giornata del 2 luglio in un bosco di Gerusalemme: ritrovato il corpo senza vita di un ragazzo palestinese di 16 anni, che solo poche ore prima, all’alba, era stato fermato mentre si dirigeva verso una moschea dell’area di Beit Hanina (zona est di Gerusaleme), per pregare. In tale occasione sarebbe stato costretto a salire su un’auto nera da degli individui ancora non identificati: così dimostrerebbero alcuni filmati registrati da telecamere di sicurezza situate sul luogo del rapimento. Il tutto avviene mentre è ancora aperta la ferita lasciata dal ritrovamento dei corpi di tre ragazzi israeliani rapiti quasi un mese fa. Non si esclude, infatti, che il gesto sia stato uno di ritorsione da parte di estremisti israeliani.
Non si escludono, tuttavia, altre piste, come quelle della criminalità, e, inizialmente, quella di una faida famigliare (ipotesi che tuttavia è stata messa da parte dopo le dichiarazioni della famiglia del giovane, che sostiene di non essere coinvolta in alcuna lite).