Dal 16 marzo al 20 luglio 2025, Palazzo Strozzi ospita “Sex and Solitude”, la più ampia personale mai realizzata in Italia dedicata a Tracey Emin, una delle voci più incisive e controverse dell’arte contemporanea britannica. Curata da Arturo Galansino, la mostra esplora la multiforme pratica artistica di Emin attraverso oltre sessanta opere, offrendo un viaggio nella sua poetica viscerale e profondamente autobiografica. Dalla pittura al disegno, dalla scultura al neon, dal ricamo alla fotografia, ogni mezzo espressivo diventa per Emin una lingua attraverso cui tradurre esperienze personali in un linguaggio universale, capace di toccare corde profonde nell’osservatore. La sua arte, senza compromessi e priva di filtri, indaga il rapporto tra corpo, desiderio e solitudine, come suggerisce il titolo stesso della mostra. Lontana da ogni idealizzazione, Emin cattura la fragilità dell’essere umano, oscillando tra l’intimità della confessione e la potenza della denuncia. Il suo lavoro attinge alla dimensione autobiografica, ma si eleva oltre il dato individuale per trasformarsi in una riflessione collettiva sul dolore, la sessualità, la memoria, la malattia e la resilienza. Le radici del suo linguaggio affondano nella lezione di maestri come Edvard Munch ed Egon Schiele, da cui eredita la forza espressiva della figurazione e l’intensità emotiva del segno. Come Munch, Emin concepisce l’arte come un atto catartico, capace di esorcizzare il tormento interiore, mentre da Schiele riprende la brutalità del corpo esposto nella sua nudità più disarmante, con linee spezzate che sembrano incarnare la tensione emotiva dei soggetti. Le sue opere non raccontano eventi specifici, ma trasmettono stati d’animo universali, in cui ogni spettatore può riconoscersi. I dipinti, con le loro pennellate istintive e volutamente imperfette, restituiscono figure frammentarie e struggenti, sospese tra desiderio e perdita. Il corpo femminile è il fulcro della sua ricerca: amato, ferito, desiderato, abbandonato, è un campo di battaglia in cui si consuma il dramma dell’esistenza. I neon, con le loro scritte al tempo stesso ironiche e struggenti, trasformano la parola in immagine luminosa, mentre i ricami e le sculture mantengono viva la dimensione artigianale e intima del suo processo creativo. Tracey Emin è un’artista che ha sempre rifiutato il compromesso, pagando il prezzo della sua autenticità con l’esposizione della propria vulnerabilità. Sin dagli esordi negli anni Novanta, con opere ormai iconiche come “Everyone I Have Ever Slept With 1963–1995” e “My Bed”, ha ridefinito il concetto di arte confessionale, trasformando la propria vita in un racconto visivo crudo e toccante. Il suo corpo e la sua storia diventano medium attraverso cui esplorare questioni più ampie legate all’identità, alla condizione femminile e al rapporto tra pubblico e privato. “Sex and Solitude” non è solo una retrospettiva, ma un’immersione nel mondo interiore di un’artista che ha fatto della sincerità il suo manifesto. A Palazzo Strozzi, le sue opere dialogano con gli spazi storici del palazzo, creando un contrasto suggestivo tra la classicità dell’architettura rinascimentale e la contemporaneità della sua ricerca artistica. La mostra rappresenta un’occasione unica per il pubblico italiano di confrontarsi con il lavoro di una delle artiste più influenti del nostro tempo, capace di trasformare la propria fragilità in forza espressiva. Tracey Emin ci mette di fronte alla nostra stessa umanità, ricordandoci che l’arte, nel suo significato più profondo, è sempre un atto di verità.
