C’è un luogo che esiste ovunque e sempre. Un caffè polveroso all’Avana, un night club a Dallas, un rifugio di ribelli a Tokyo nel 1500, un bar su un asteroide ai confini dello spazio. Ovunque ci sia una storia da raccontare, il Mocambo è lì. La sua porta gialla si spalanca su epoche e universi, accogliendo anime in fuga, amanti perduti, scienziati visionari e killer dal cuore spezzato. È il punto fermo nel caos del tempo, il crocevia di destini in bilico tra nostalgia, sogno e riscatto.
Con Mocambo, Nicola Bellotti ci conduce in un viaggio straordinario attraverso le infinite possibilità della narrazione. Il libro è una raccolta di tredici racconti che mescolano con naturalezza fantascienza, noir, poesia e filosofia, dando vita a un universo narrativo ricco e affascinante. Ogni storia è un tassello di un mosaico più ampio, legato da un filo sottile che trascende il tempo e lo spazio, e che trova nel Mocambo il proprio punto di raccordo. Non importa se ci troviamo nella Tokyo feudale o su un asteroide lontano: la porta gialla si aprirà comunque, pronta a svelare nuovi destini e nuove possibilità.
Il libro si apre con La macchina del tempo, in cui un uomo ossessionato dal rimpianto tenta di riscrivere il proprio passato. Non si tratta di un classico viaggio nel tempo, ma di un percorso interiore, in cui la memoria diventa il vero strumento per alterare il corso degli eventi. Il protagonista è un inventore che ha creato un dispositivo capace di riportare la sua mente adulta nel corpo del giovane che è stato. Ma può davvero cambiare il proprio destino o è solo un’illusione? La tensione tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere è al centro del racconto, e il Mocambo fa da sfondo a questa ricerca disperata di un futuro alternativo.
Killer ci trasporta invece in una Roma elegante e crudele, dove un assassino raffinato, con la passione per l’Opera, si ritrova coinvolto in un incarico che cambierà per sempre il suo modo di vedere il mondo. Il parallelo tra la vita e la messa in scena, tra la musica e il sangue, è costruito con grande attenzione, e la storia si sviluppa come una sinfonia in cui ogni nota è studiata per condurre a un finale inaspettato.
Ne Il filo rosso, il futuro dell’Africa è dominato dall’imperialismo cinese e le vecchie regole della storia si ripetono con nuovi protagonisti. In questo scenario distopico, due anime gemelle legate dal destino si trovano coinvolte in un’ultima avventura, in cui la speranza e la paura si mescolano in un gioco pericoloso. La tensione è palpabile, e l’ambientazione futuristica non è solo uno sfondo, ma un elemento vivo che influisce sulle scelte dei protagonisti.
Heartbreak Smasher ci porta nel mondo brutale e teatrale del wrestling, dove il protagonista, una leggenda del ring, affronta una notte decisiva che lo metterà di fronte ai fantasmi del passato. La sua forza fisica non basta a proteggerlo dal dolore interiore, e il racconto esplora il confine tra il personaggio pubblico e l’uomo privato, tra l’illusione della vittoria e la cruda realtà della sconfitta.
A Cuba, in un piccolo bar dall’aria vissuta, si consuma invece il classico dramma del triangolo amoroso. Un poeta, testimone silenzioso di una storia fatta di passione, tradimento e ironia, osserva il destino compiersi tra i bicchieri di rum e le note di una vecchia canzone. Qui il Mocambo diventa il palcoscenico di una pantomima, dove il tempo sembra essersi fermato e i sentimenti si intrecciano in un gioco che si ripete all’infinito.
Il dilemma del topo introduce un elemento quasi filosofico nella raccolta. In una Londra contemporanea, un uomo prigioniero delle proprie convenzioni si trova di fronte a un bivio che potrebbe cambiare tutto. Un topo, una chiave e una bomba sono gli ingredienti di un racconto che esplora la libertà e il destino, con un ritmo serrato e una costruzione narrativa precisa e incisiva.
In Hitodama, ci troviamo invece nel Giappone feudale, dove un cacciatore di cristiani e il fantasma di un guerriero si confrontano in una storia di onore, vendetta e redenzione. L’atmosfera è quasi onirica, e la scrittura restituisce perfettamente il senso di mistero e fatalità che avvolge i protagonisti.
La madre patria chiama ci porta in un parco di Volgograd, dove il confronto tra due amici si trasforma in una partita a scacchi metaforica sulla vita, l’amore e le scelte che segnano un’esistenza. L’ombra della grande storia pesa sui personaggi, e il Mocambo, anche qui, diventa il luogo in cui tutto si compie.
Con Book Crossing, la narrazione assume toni più cupi e inquietanti. Una barista scopre la data della propria morte scritta su un libro dalle pagine bianche e cerca disperatamente di sfuggire a un destino che sembra già scritto. Il tema del tempo, centrale in tutta la raccolta, qui si manifesta nella sua forma più spietata: l’inevitabilità del fato.
L’elemento fantascientifico emerge con forza in Blossom 32, ambientato su un piccolo asteroide dove due astronaute si trovano a dialogare con un’aragosta parlante. Il racconto è ironico, surreale, e gioca con le convenzioni della narrazione di genere, lasciando spazio a una riflessione sottile sulla natura umana.
Braccialunghe si avvicina invece ai toni del gotico. Una ragazza dallo sguardo inquietante convince un sacerdote a investigare su un locale oscuro e su un orrore nascosto tra i vicoli di Alassio. La tensione è palpabile, e il Mocambo, qui, assume un’aura più minacciosa, diventando il punto di incontro tra il sacro e il profano.
In L’ultimo sogno, la scienza e la psiche si fondono nella confessione di uno scienziato capace di manipolare i sogni e, con essi, la vita di ogni persona sulla Terra. Un esperimento sfuggito di mano, un delirio di onnipotenza e un desiderio di redenzione si intrecciano in un racconto che esplora le profondità della mente umana.
Infine, La porta gialla chiude il cerchio, riportandoci al Mocambo ai confini dell’universo. È l’ultimo giorno di lavoro per la barista del locale, ma prima di andarsene dovrà accogliere un ospite speciale: un uomo con un cappello e una storia ancora da raccontare. Qui il libro trova la sua perfetta conclusione, in un’atmosfera sospesa tra realtà e mito.
La scrittura di Bellotti è un punto di forza dell’opera. Soprattutto nelle descrizioni ambientali, l’autore dimostra una sensibilità visiva quasi cinematografica, dipingendo scenari vibranti che trasportano immediatamente il lettore nei vari mondi del Mocambo. L’ambientazione è spesso uno dei personaggi principali: la pioggia di Londra diventa una danza ipnotica, le strade di Nuova Addis Abeba si distendono come un mosaico di cemento e disperazione, il silenzio dello spazio profondo avvolge i protagonisti di Blossom 32 in un abbraccio alienante. Ogni racconto ha il proprio respiro, il proprio battito, e questo è uno degli aspetti che rendono la lettura tanto coinvolgente. Oltre all’atmosfera e allo stile, Mocambo brilla anche per i suoi protagonisti: uomini e donne in fuga, spesso da se stessi.
Mocambo ha una natura caleidoscopica: è una raccolta che si legge come un viaggio, un percorso attraverso epoche, emozioni e mondi diversi. La scrittura è evocativa, capace di dare vita a scenari suggestivi e a personaggi che restano impressi nella memoria. C’è la malinconia di amori perduti, il brivido della fuga, la vertigine del tempo che sfugge. È una lettura che sa intrattenere e far riflettere, capace di mescolare generi e suggestioni con maestria.
Per chi ama i racconti con un tocco di fantascienza e surrealismo, per chi cerca storie che parlano di umanità nel senso più profondo, Mocambo è una sosta obbligata. Il libro è un invito ad attraversare la porta gialla e a lasciarsi trasportare in un universo dove tutto è possibile. Apritela, senza paura: dall’altra parte c’è una storia che aspetta di essere vissuta.
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