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Lav-IA (aka Lavinia Monei) è un'intelligenza artificiale addestrata da Blacklemon

Leonor Fini. L’arte ribelle e visionaria in mostra a Palazzo Reale

Dal 26 febbraio al 22 giugno, Palazzo Reale di Milano ospita una grande retrospettiva dedicata a Leonor Fini, artista straordinaria, ribelle e poliedrica, che ha attraversato il Novecento con un linguaggio visivo potente e anticonformista. Curata da Tere Arcq e Carlos Martín, la mostra ripercorre la carriera di un’icona dell’arte moderna, capace di rompere gli schemi e superare le convenzioni, sia nella pittura che nelle arti applicate. Leonor Fini è stata molto più di una pittrice: scenografa, costumista, illustratrice e scrittrice, ha vissuto l’arte come un viaggio attraverso molteplici discipline, lasciando un segno indelebile nella cultura europea tra Italia e Francia. Con circa cento opere esposte, tra cui settanta dipinti, disegni, fotografie, costumi, libri e video, il percorso espositivo offre una rilettura contemporanea del suo lavoro, esplorandone il simbolismo e le incursioni nel mondo del teatro, del cinema, della moda e della letteratura.

Nata nel 1907 a Buenos Aires da padre argentino e madre triestina, Leonor Fini trascorse l’infanzia e la giovinezza a Trieste, dove ebbe i primi contatti con il mondo dell’arte. Fin da subito mostrò un talento fuori dal comune, rifiutando qualsiasi tipo di educazione accademica per sviluppare una ricerca autonoma e personale. Negli anni Trenta si trasferì a Parigi, centro nevralgico della cultura europea, dove entrò in contatto con le avanguardie e in particolare con il movimento surrealista. Sebbene fosse vicina a figure come Max Ernst, Salvador Dalí, Man Ray e Jean Cocteau, Fini non si lasciò mai inglobare completamente dal surrealismo, mantenendo sempre una sua cifra stilistica autonoma. Il suo lavoro esplorava il mondo dell’inconscio e del sogno, ma senza aderire ai dogmi del movimento guidato da André Breton, che rifiutò di sottomettersi alle sue regole.

Al centro della sua ricerca figurativa si trovano immagini di donne potenti, enigmatiche e spesso sovrannaturali: sfingi, sacerdotesse, donne-gatto e creature ibride, immerse in atmosfere oniriche e surreali. La sua arte affronta con forza i temi della femminilità e della sessualità, mettendo in discussione i modelli tradizionali della società patriarcale. Se nelle opere di Fini il femminile appare come un simbolo di forza e mistero, l’immagine del maschile è invece più sfuggente, caratterizzata da una forte ambiguità. I suoi uomini sono spesso effeminati, sottomessi o misteriosi, come a ribaltare gli stereotipi di genere imposti dalla cultura dominante.

La lettura degli scritti di Freud ebbe un’influenza significativa sulla sua produzione, spingendola a indagare il lato oscuro della psiche umana. Nei suoi dipinti, il confine tra realtà e sogno si fa labile, dando vita a immagini enigmatiche e cariche di simbolismo. Le sue opere sono popolate da figure avvolte in tessuti fluidi, immerse in scenari che evocano miti antichi e racconti fantastici.

L’eclettismo di Leonor Fini si riflette anche nelle sue collaborazioni con il mondo dello spettacolo. Negli anni lavorò come scenografa e costumista per il teatro e il cinema, progettando costumi visionari che contribuirono a definire l’estetica di spettacoli memorabili. Collaborò con registi e coreografi, creando abiti di scena per balletti, opere liriche e film che si distinguevano per il loro carattere fiabesco e surreale. La sua immaginazione visiva non conobbe confini e la sua estetica influenzò anche il mondo della moda: i suoi ritratti e disegni furono fonte d’ispirazione per stilisti e designer che ne apprezzarono l’inconfondibile visione estetica.

La retrospettiva di Palazzo Reale offre un’occasione unica per esplorare l’universo di Leonor Fini e la sua produzione artistica. L’esposizione consente di ripercorrere le tappe più significative della sua carriera e di comprendere l’impatto che la sua arte ha avuto sulla cultura contemporanea. Attraverso un percorso che spazia tra dipinti, illustrazioni, fotografie, documenti e costumi, il pubblico potrà immergersi nel mondo visionario di un’artista che ha saputo dare forma a un immaginario unico, contaminato da molteplici influenze. Un viaggio affascinante tra sogno e realtà, che rende omaggio a una delle figure più straordinarie dell’arte del Novecento.

L’arte si prende troppo sul serio? Non a Bologna, con la mostra “Facile Ironia”

L’arte italiana, tra il XX e il XXI secolo, ha spesso indossato il sorriso sornione dell’ironia, trasformandola in uno strumento affilato per svelare le contraddizioni della società e dell’arte stessa. La mostra “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo”, ospitata al MAMbo di Bologna dal 6 febbraio al 7 settembre 2025, celebra questo spirito attraverso oltre 100 opere di più di 70 artisti, offrendo un viaggio tra paradossi, giochi, critiche istituzionali e umorismo nero.

Bruno Munari, maestro dell’immaginazione, ci accoglie con le sue “Sculture da viaggio”, opere che sfidano la staticità dell’arte tradizionale invitandoci a interagire e giocare. Piero Manzoni, con la sua irriverenza, ci provoca con la celebre “Merda d’artista”, una critica pungente al mercato dell’arte e al concetto stesso di valore. Gino De Dominicis ci trascina nel vortice del paradosso con opere enigmatiche che sfidano le leggi del tempo e dello spazio.

L’ironia si intreccia con la politica nelle opere di Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto. Gilardi, con i suoi tappeti-natura, ci invita a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente, mentre Pistoletto, con i suoi “Quadri specchianti”, ci coinvolge direttamente nell’opera, rendendoci parte attiva della riflessione sull’identità e la società.

Le artiste Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio utilizzano l’ironia come arma femminista, sfidando gli stereotipi di genere e criticando il patriarcato. Binga, con le sue poesie visive, gioca con il linguaggio per smascherare le convenzioni sociali, mentre Bentivoglio utilizza simboli e parole per mettere in discussione i ruoli tradizionali assegnati alle donne.

Maurizio Cattelan, maestro della provocazione, ci sorprende con opere che mettono a nudo le ipocrisie della società contemporanea. La sua “La Nona Ora”, che raffigura Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, è un esempio lampante del suo approccio dissacrante. Paola Pivi ci spiazza con installazioni surreali, come orsi polari colorati in pose improbabili, che sfidano la nostra percezione della realtà. Francesco Vezzoli, con i suoi lavori che mescolano cultura alta e bassa, ci invita a riflettere sulla natura effimera della celebrità e sul culto dell’immagine.

Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni tematiche. Nell’area dedicata al paradosso, le opere giocano con l’assurdo per stimolare una riflessione critica. La sezione sul gioco esplora l’ironia come strumento ludico per sovvertire le regole prestabilite. L’ironia come pratica di nonsense è rappresentata da artisti che utilizzano l’assurdo per mettere in discussione la razionalità e la logica convenzionale. Infine, l’umorismo nero emerge in opere che affrontano temi tabù con leggerezza e profondità, costringendoci a confrontarci con le nostre paure e contraddizioni.

La mostra non si limita a esporre opere, ma invita il pubblico a partecipare attivamente, stimolando una riflessione sull’ironia come strumento di critica e liberazione. In un’epoca in cui l’arte rischia di prendersi troppo sul serio, “Facile ironia” ci ricorda che un sorriso può essere l’arma più potente per scardinare le certezze e aprire nuove prospettive.

In conclusione, “Facile ironia” offre una panoramica esaustiva sull’uso dell’ironia nell’arte italiana degli ultimi settant’anni, dimostrando come questo approccio sia stato fondamentale per mettere in discussione, provocare e stimolare il pensiero critico. Una mostra che, attraverso la leggerezza dell’ironia, ci invita a riflettere profondamente sulla nostra società e su noi stessi.

Mocambo: il locale ai confini del tempo. Recensione del libro di Nicola Bellotti

C’è un luogo che esiste ovunque e sempre. Un caffè polveroso all’Avana, un night club a Dallas, un rifugio di ribelli a Tokyo nel 1500, un bar su un asteroide ai confini dello spazio. Ovunque ci sia una storia da raccontare, il Mocambo è lì. La sua porta gialla si spalanca su epoche e universi, accogliendo anime in fuga, amanti perduti, scienziati visionari e killer dal cuore spezzato. È il punto fermo nel caos del tempo, il crocevia di destini in bilico tra nostalgia, sogno e riscatto.

Mocambo di Nicola BellottiCon Mocambo, Nicola Bellotti ci conduce in un viaggio straordinario attraverso le infinite possibilità della narrazione. Il libro è una raccolta di tredici racconti che mescolano con naturalezza fantascienza, noir, poesia e filosofia, dando vita a un universo narrativo ricco e affascinante. Ogni storia è un tassello di un mosaico più ampio, legato da un filo sottile che trascende il tempo e lo spazio, e che trova nel Mocambo il proprio punto di raccordo. Non importa se ci troviamo nella Tokyo feudale o su un asteroide lontano: la porta gialla si aprirà comunque, pronta a svelare nuovi destini e nuove possibilità.

Il libro si apre con La macchina del tempo, in cui un uomo ossessionato dal rimpianto tenta di riscrivere il proprio passato. Non si tratta di un classico viaggio nel tempo, ma di un percorso interiore, in cui la memoria diventa il vero strumento per alterare il corso degli eventi. Il protagonista è un inventore che ha creato un dispositivo capace di riportare la sua mente adulta nel corpo del giovane che è stato. Ma può davvero cambiare il proprio destino o è solo un’illusione? La tensione tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere è al centro del racconto, e il Mocambo fa da sfondo a questa ricerca disperata di un futuro alternativo.

Killer ci trasporta invece in una Roma elegante e crudele, dove un assassino raffinato, con la passione per l’Opera, si ritrova coinvolto in un incarico che cambierà per sempre il suo modo di vedere il mondo. Il parallelo tra la vita e la messa in scena, tra la musica e il sangue, è costruito con grande attenzione, e la storia si sviluppa come una sinfonia in cui ogni nota è studiata per condurre a un finale inaspettato.

Ne Il filo rosso, il futuro dell’Africa è dominato dall’imperialismo cinese e le vecchie regole della storia si ripetono con nuovi protagonisti. In questo scenario distopico, due anime gemelle legate dal destino si trovano coinvolte in un’ultima avventura, in cui la speranza e la paura si mescolano in un gioco pericoloso. La tensione è palpabile, e l’ambientazione futuristica non è solo uno sfondo, ma un elemento vivo che influisce sulle scelte dei protagonisti.

Heartbreak Smasher ci porta nel mondo brutale e teatrale del wrestling, dove il protagonista, una leggenda del ring, affronta una notte decisiva che lo metterà di fronte ai fantasmi del passato. La sua forza fisica non basta a proteggerlo dal dolore interiore, e il racconto esplora il confine tra il personaggio pubblico e l’uomo privato, tra l’illusione della vittoria e la cruda realtà della sconfitta.

A Cuba, in un piccolo bar dall’aria vissuta, si consuma invece il classico dramma del triangolo amoroso. Un poeta, testimone silenzioso di una storia fatta di passione, tradimento e ironia, osserva il destino compiersi tra i bicchieri di rum e le note di una vecchia canzone. Qui il Mocambo diventa il palcoscenico di una pantomima, dove il tempo sembra essersi fermato e i sentimenti si intrecciano in un gioco che si ripete all’infinito.

Il dilemma del topo introduce un elemento quasi filosofico nella raccolta. In una Londra contemporanea, un uomo prigioniero delle proprie convenzioni si trova di fronte a un bivio che potrebbe cambiare tutto. Un topo, una chiave e una bomba sono gli ingredienti di un racconto che esplora la libertà e il destino, con un ritmo serrato e una costruzione narrativa precisa e incisiva.

In Hitodama, ci troviamo invece nel Giappone feudale, dove un cacciatore di cristiani e il fantasma di un guerriero si confrontano in una storia di onore, vendetta e redenzione. L’atmosfera è quasi onirica, e la scrittura restituisce perfettamente il senso di mistero e fatalità che avvolge i protagonisti.

La madre patria chiama ci porta in un parco di Volgograd, dove il confronto tra due amici si trasforma in una partita a scacchi metaforica sulla vita, l’amore e le scelte che segnano un’esistenza. L’ombra della grande storia pesa sui personaggi, e il Mocambo, anche qui, diventa il luogo in cui tutto si compie.

Con Book Crossing, la narrazione assume toni più cupi e inquietanti. Una barista scopre la data della propria morte scritta su un libro dalle pagine bianche e cerca disperatamente di sfuggire a un destino che sembra già scritto. Il tema del tempo, centrale in tutta la raccolta, qui si manifesta nella sua forma più spietata: l’inevitabilità del fato.

L’elemento fantascientifico emerge con forza in Blossom 32, ambientato su un piccolo asteroide dove due astronaute si trovano a dialogare con un’aragosta parlante. Il racconto è ironico, surreale, e gioca con le convenzioni della narrazione di genere, lasciando spazio a una riflessione sottile sulla natura umana.

Braccialunghe si avvicina invece ai toni del gotico. Una ragazza dallo sguardo inquietante convince un sacerdote a investigare su un locale oscuro e su un orrore nascosto tra i vicoli di Alassio. La tensione è palpabile, e il Mocambo, qui, assume un’aura più minacciosa, diventando il punto di incontro tra il sacro e il profano.

In L’ultimo sogno, la scienza e la psiche si fondono nella confessione di uno scienziato capace di manipolare i sogni e, con essi, la vita di ogni persona sulla Terra. Un esperimento sfuggito di mano, un delirio di onnipotenza e un desiderio di redenzione si intrecciano in un racconto che esplora le profondità della mente umana.

Infine, La porta gialla chiude il cerchio, riportandoci al Mocambo ai confini dell’universo. È l’ultimo giorno di lavoro per la barista del locale, ma prima di andarsene dovrà accogliere un ospite speciale: un uomo con un cappello e una storia ancora da raccontare. Qui il libro trova la sua perfetta conclusione, in un’atmosfera sospesa tra realtà e mito.

La scrittura di Bellotti è un punto di forza dell’opera. Soprattutto nelle descrizioni ambientali, l’autore dimostra una sensibilità visiva quasi cinematografica, dipingendo scenari vibranti che trasportano immediatamente il lettore nei vari mondi del Mocambo. L’ambientazione è spesso uno dei personaggi principali: la pioggia di Londra diventa una danza ipnotica, le strade di Nuova Addis Abeba si distendono come un mosaico di cemento e disperazione, il silenzio dello spazio profondo avvolge i protagonisti di Blossom 32 in un abbraccio alienante. Ogni racconto ha il proprio respiro, il proprio battito, e questo è uno degli aspetti che rendono la lettura tanto coinvolgente. Oltre all’atmosfera e allo stile, Mocambo brilla anche per i suoi protagonisti: uomini e donne in fuga, spesso da se stessi.

Mocambo ha una natura caleidoscopica: è una raccolta che si legge come un viaggio, un percorso attraverso epoche, emozioni e mondi diversi. La scrittura è evocativa, capace di dare vita a scenari suggestivi e a personaggi che restano impressi nella memoria. C’è la malinconia di amori perduti, il brivido della fuga, la vertigine del tempo che sfugge. È una lettura che sa intrattenere e far riflettere, capace di mescolare generi e suggestioni con maestria.

Per chi ama i racconti con un tocco di fantascienza e surrealismo, per chi cerca storie che parlano di umanità nel senso più profondo, Mocambo è una sosta obbligata. Il libro è un invito ad attraversare la porta gialla e a lasciarsi trasportare in un universo dove tutto è possibile. Apritela, senza paura: dall’altra parte c’è una storia che aspetta di essere vissuta.

Mocambo. Nicola Bellotti – AMAZON

Mocambo. Nicola Bellotti – BARNES and NOBLE

Mocambo. Nicola Bellotti – LULU

 

Blacklemon: 25 anni di successi e record di fatturato. Tra il 7% delle agenzie italiane a superare il milione

Blacklemon compie 25 anni e si conferma la prima agenzia di comunicazione del territorio in cui opera. Un quarto di secolo di creatività, strategie vincenti e cambiamenti rivoluzionari nel mondo della comunicazione. E lo fa con un risultato straordinario: nel 2024 ha superato il milione di euro di fatturato, con un volume d’affari che ha raggiunto 1.300.000 euro. Numeri che parlano di una crescita costante (+23% nell’ultimo anno, +32% nel 2023) e di una solidità che la colloca tra le realtà di riferimento a livello nazionale nel settore della comunicazione strategica (solo il 7% delle agenzie raggiunge il milione di euro di fatturato).

Nata nel 1999, quando il web era ancora una terra inesplorata per molte aziende, Blacklemon ha sempre giocato d’anticipo: ha portato le imprese online prima che il digitale diventasse una necessità, ha rivoluzionato la gestione dei social media quando ancora si pensava fossero solo un passatempo e oggi integra l’intelligenza artificiale nei processi creativi e strategici, trasformando le sfide di mercato in opportunità concrete.

In questi 25 anni, ha collaborato con oltre 700 clienti – dalle multinazionali alle PMI, dalle istituzioni al mondo politico – mettendo sempre al centro professionalità, riservatezza e risultati concreti. Il segreto? Un team affiatato di professionisti specializzati: consulenti, art director, copywriter, programmatori, giornalisti, fotografi e videomaker, affiancati da una rete di collaboratori selezionati. Una squadra agile, ma fortissima, capace di adattarsi e innovare senza mai perdere di vista l’obiettivo finale: creare strategie che funzionano davvero.

E il futuro? Blacklemon continua a guardare avanti, investendo in nuove tecnologie e soluzioni su misura per un mercato in costante evoluzione. Con la stessa visione pionieristica che l’ha portata fin qui, l’agenzia si prepara a nuove sfide e nuovi traguardi, con un obiettivo chiaro: continuare a crescere, innovare e sorprendere. Sempre.

Venerdì Piacentini, si balla al Fluo Party. Un programma ricchissimo con musica, spettacoli e pattinaggio

I Venerdì Piacentini di Blacklemon stanno riscuotendo un successo senza precedenti, confermandosi come l’evento più atteso dell’estate emiliana. Con un numero record di turisti nelle serate precedenti, Piacenza si è trasformata in un vivace crocevia di culture, suoni e sapori, attirando visitatori da tutta Italia e dall’estero.

L’edizione di quest’anno si distingue per la straordinaria varietà e capillarità degli spettacoli, che spaziano dalla musica dal vivo allo sport, dalle arti circensi alla gastronomia, con tutti i musei della città aperti per l’occasione. La ricchezza del programma non lascia indifferenti e offre momenti indimenticabili per tutte le età e gusti, rendendo ogni venerdì sera un’esperienza unica.

Nicola Bellotti, ideatore del festival e fondatore di Blacklemon, l’agenzia di comunicazione di Piacenza titolare del format e del marchio dei Venerdì Piacentini, ha espresso grande soddisfazione per i numeri record di questa edizione. “Siamo davvero molto soddisfatti per i numeri di questa edizione,” ha dichiarato Bellotti. “E’ importante ricordare che questa iniziativa è per prima cosa un’operazione di marketing territoriale e che i nostri sforzi sono orientati a far ricadere un importante indotto economico, pari a circa 10 milioni di euro, sul commercio in centro storico. Ma è davvero motivo di soddisfazione vedere che più di metà dei visitatori arriva da Brescia, Milano, Bergamo, Alessandria, Pavia, Cremona, Lodi.”

La presenza di numerosi visitatori stranieri, affascinati dalle meraviglie di Piacenza, sottolinea ulteriormente il successo del festival. “Entrando nei musei e nelle chiese, in particolare, ci si accorge subito che ci sono moltissimi visitatori stranieri che ammirano a bocca aperta le meraviglie della nostra città. Questa è la magia dei Venerdì Piacentini,” ha aggiunto Bellotti. Il momento clou del festival è atteso per venerdì 12 luglio, con una quarta serata che promette di essere particolarmente emozionante e ricca di eventi. Il programma della serata è pensato per soddisfare tutti i gusti e le età, offrendo una varietà di spettacoli e intrattenimenti che non mancheranno di sorprendere e deliziare il pubblico. In definitiva, i Venerdì Piacentini non sono solo un appuntamento culturale di rilievo, ma un vero e proprio motore economico e sociale per la città, capace di attirare e incantare migliaia di visitatori. Un evento che celebra Piacenza, la sua cultura e il suo spirito accogliente, rendendo ogni venerdì d’estate un’occasione imperdibile.

Ed ecco l’attesissimo Programma della Quarta Serata: Venerdì 12 Luglio 2024

  • Gran Galà del Pattinaggio Artistico a Rotelle: appuntamento fisso del festival da 12 edizioni, torna questo evento spettacolare ideato e condotto da Elisabetta Rapetti che inizierà alle 21:00 in Piazza Cavalli. Un appuntamento imperdibile per gli amanti dello sport e della bellezza artistica.
  • Fluo Party: il divertimento illumina la notte. Musica dance contemporanea con pitture fluo che si illuminano al buio, UV body painting e tatuaggi luminosi. Per illuminare la notte l’ideale è indossare un abito bianco, accessori fluo o abbigliamento che reagisca alle lampade UV. L’appuntamento è alle 22:00 in Piazzetta Plebiscito, con la crew di Le Moire.
  • Young Guns in concerto: Alle 22:00, Piazza Duomo ospiterà i Young Guns, una band dal vivo che promette di infiammare il pubblico con il loro repertorio coinvolgente e gli ospiti speciali della Milestone School of Music.
  • Benedetta Scandale Duo: Un’esibizione di musica dal vivo ai Giardini Merluzzo alle 21:30, perfetta per chi cerca un’atmosfera più intima e rilassata.
  • The Curly Project: Musica dal vivo in Via Calzolai alle 21:00. La band offrirà una serata di intrattenimento di alta qualità per tutti gli appassionati.
  • Mariaci La Plaza: Una cena messicana sotto le stelle con musica dal vivo, a partire dalle 21:00 in Via Mazzini, presso El Tropico Latino.
  • Judo al Dolmen: Una manifestazione sportiva con dimostrazioni di arti marziali alle 21:00 in Corso Vittorio Emanuele II, per gli appassionati di sport da combattimento.
  • Wild Angel: Un’esibizione di danza country western alle 21:00 in Corso Vittorio Emanuele II, presso Enoteca Picchioni.
  • Pollice di Fuoco: Un DJ set alle 21:00 in Via Calzolai che promette di far ballare tutti con una selezione musicale energica.
  • DJ Cave: Un’altra serata di DJ set a partire dalle 21:00 in Via Cittadella, dal Bacaro Piacentino.
  • DJ Paiz: Pre-serata dei Venerdì alle 19:30 presso la Galleria della Borsa, Libesito, per iniziare la serata con i giusti ritmi.
  • Elio Wav: DJ set commerciale alle 21:00 in Corso Vittorio Emanuele II, alla Chiacchiera.
  • Sushi&Vibes: DJ set anni ’90, buffet servito e drink list dedicata al Aiglon Club, Corso Vittorio Emanuele II.
  • Luca Munari: Un’esposizione artistica che sarà visibile lungo la giornata, offrendo un’occasione unica per ammirare opere d’arte originali.
  • Van Art: Un’esposizione virtuale con Oculus VR sotto i portici del Palazzo Gotico, per un’esperienza immersiva nell’arte digitale.
  • Il Guercino: Salita alla Cupola affrescata dal Guercino con affaccio notturno dalla Cattedrale. Orari: 21:00, 21:30, 22:00 e 22:30.
  • Musei di Palazzo Farnese: Pinacoteca: Apertura straordinaria serale dalle 20:00 alle 23:00 (ultimo ingresso alle 22:00) per una visita culturale notturna.
  • I Piccoli Venerdì: Attrazioni, giochi gonfiabili e un mini parco dei divertimenti per i più piccoli a partire dalle 20:00 in Piazza Duomo, garantendo divertimento per tutta la famiglia.
  • Arte Circense: Spettacoli itineranti di artisti circensi, trampolieri, mangiafuoco, acrobati, danzatrici e giocolieri a partire dalle 21:30 nel centro storico.
  • Paella in Piazza Duomo: Una serata gastronomica spagnola con “La paella de marisco” e carne al BBQ dalle 20:00, presso Taberna Movida.
  • Street Party alla Luppoleria: Carne alla griglia e proposte vegane in Via Pace, con un DJ set a partire dalle 20:00.
  • Lo Strit Füd in Piazza Duomo: Una varietà di proposte gastronomiche a partire dalle 19:30, per un viaggio nei sapori di strada.
  • Labyrinthum Temporis: Fuga da Kronos: Un’esperienza di escape room con enigmi, misteri e codici da decifrare, alle 21:00 in Via Prevostura, presso il Museo Kronos (prenotazione obbligatoria al 331.4606435).
  • Motor Expo: Esposizione con le ultime novità dal mondo delle due e quattro ruote, dalle 19:30 in Largo Battisti e Piazza Cavalli, organizzata da Ponginibbi Group, Autostar, Programma Auto, Tagliaferri, Raschiani e Lazeta.
  • Esposizione di moto: Un museo a cielo aperto dedicato ad Aprilia e realizzato da “Due Tempi Bei Tempi”.
  • Incontro Letterario: Un incontro con autori presso la Libreria Fahrenheit in Via Legnano.
  • Amici di Sissi: Esposizione artistica dalle 19:00 in Via San Siro, per gli amanti dell’arte.

La quarta serata dei Venerdì Piacentini 2024 si preannuncia come un evento indimenticabile, capace di offrire emozioni e divertimento a chiunque decida di partecipare. Che siate appassionati di musica, arte, sport o gastronomia, il programma del 12 luglio ha qualcosa per tutti. Non perdete l’occasione di vivere una serata magica nel cuore di Piacenza e di scoprire tutto ciò che questa straordinaria città ha da offrire. Per ulteriori informazioni e dettagli sul programma, visitate il sito ufficiale www.venerdipiacentini.it.

Piazza piena per Miss Italia e i primi Venerdì Piacentini a Castel San Giovanni

Castel San Giovanni, 14 giugno – La serata di ieri ha segnato un evento storico per Castel San Giovanni, che per la prima volta ha ospitato uno degli eventi più attesi dell’Emilia-Romagna: i Venerdì Piacentini. L’evento, noto per trasformare il centro storico di Piacenza in un vivace palcoscenico di arte, musica e gastronomia, ha trovato una nuova casa nella pittoresca Piazza XX Settembre, attirando una folla entusiasta e numerosa

La tappa di apertura dei Venerdì Piacentini 2024 ha visto la celebrazione di un appuntamento straordinario con le selezioni regionali di Miss Italia, una manifestazione che ha portato con sé la storica assegnazione della fascia di Miss Castel San Giovanni. L’evento, normalmente ospitato nella suggestiva Piazza Cavalli di Piacenza, ha scelto Castel San Giovanni come nuova tappa, trasformando la piazza centrale in un palco glamour e scintillante.

La selezione, magistralmente condotta da Antonio Borrelli, è stata animata dalla partecipazione di 29 ragazze in gara, ciascuna delle quali ha mostrato il proprio talento unico, celebrando la bellezza non solo attraverso l’aspetto fisico ma anche grazie alle loro abilità artistiche, culturali e sportive. Il pubblico, incantato dalle esibizioni, ha applaudito calorosamente ogni performance, rendendo la serata un vero successo. La corona della vincitrice è stata indossata da Ludovica Andreoni, 20 anni, di Parma. A lei è stata assegnata la fascia di “Miss Castel San Giovanni” che le permetterà di accedere alle finali regionali.

Miss Italia castel San Giovanni

La serata è stata arricchita dalla presenza di Valentina Stragliati, neo eletta sindaco di Castel San Giovanni, alla sua prima uscita pubblica. La sua partecipazione all’evento ha sottolineato l’importanza del marketing territoriale e del coinvolgimento degli esercizi commerciali locali, tematiche centrali del suo programma elettorale. Stragliati ha espresso il suo entusiasmo per l’iniziativa, riconoscendo il valore di eventi come i Venerdì Piacentini nel promuovere il territorio e sostenere l’economia locale.

Castel San Giovanni, situato lungo l’antica via consolare Postumia, si è dimostrato un’ambientazione perfetta per i Venerdì Piacentini. Il borgo, ricco di storia e cultura, ha offerto ai visitatori l’opportunità di scoprire monumenti di grande valore artistico come la Collegiata di San Giovanni e la chiesa di San Rocco. Le sue architetture in stile Liberty floreale e la storica Villa Braghieri hanno aggiunto un tocco di eleganza alla serata.

I Venerdì Piacentini non sono solo sinonimo di spettacolo, ma anche di cultura e gastronomia. La manifestazione, grazie all’adesione dei commercianti e degli esercenti del centro storico, ha offerto un’esperienza culinaria unica, con specialità tipiche della cucina piacentina che hanno deliziato il palato dei presenti. Piatti tradizionali e ingredienti di alta qualità hanno contribuito a creare un’atmosfera conviviale e festosa lungo tutto il Corso e nelle vie limitrofe.

In conclusione, la serata di ieri a Castel San Giovanni ha segnato un nuovo successo per il format dei Venerdì Piacentini, offrendo uno spettacolo di alta qualità e un’opportunità unica per valorizzare il territorio. Dopo questa apertura memorabile, il festival continuerà a Piacenza a partire dal 21 giugno, concludendosi il 19 luglio nel capoluogo. I Venerdì Piacentini, ideati e prodotti da Blacklemon, si confermano così come uno degli eventi più amati e attesi dell’Emilia-Romagna.

Per ulteriori informazioni: www.venerdipiacentini.it

 

In attesa del buio. La mostra più bella dello scultore Christian Zucconi nell’ex chiesa delle Teresiane

L’ex chiesa delle Teresiane a Piacenza, chiusa al pubblico dal 1964, ha recentemente riaperto i battenti come spazio espositivo per la mostra “In Attesa del Buio” dell’artista piacentino Christian Zucconi. Questa mostra segna non solo un punto di svolta per la chiesa storica, risalente al 1700, ma anche per la carriera di Zucconi, che la considera la sua esibizione più rappresentativa e fedele alla sua visione iniziale.

Christian Zucconi In Attesa del Buio PiacenzaLa mostra, inaugurata con un’atmosfera soffusa e contemplativa, riflette il tema dell’assenza. Zucconi, attraverso tredici sculture inedite create negli ultimi cinque anni, esplora questo concetto, evidenziando il silenzio e l’attesa piuttosto che la disperazione. Le opere, caratterizzate da una dolce tranquillità, dialogano con lo spazio sacro, pieno anch’esso di una palpabile assenza, in attesa di essere riscoperto e valorizzato. All’interno della chiesa, i visitatori possono anche visionare un video dimostrativo di Greta Di Lorenzo che illustra il meticoloso processo di creazione delle sculture di Zucconi, sottolineando i sei mesi di lavoro, tra la modellazione iniziale e la lavorazione del blocco di travertino persiano.

Don Giuseppe Biasini, vicario della Diocesi di Piacenza e Bobbio, commenta la mostra come una trasformazione dell’assenza in presenza, evidenziando l’importanza di riaprire la chiesa come centro artistico e culturale per la comunità. La sensibilità e il pensiero che permeano le opere di Zucconi hanno permesso di rivitalizzare questo spazio storico.

Christian Zucconi
(L’artista, Christian Zucconi, con la sua musa Greta Di Lorenzo)

La mostra, che si protrarrà fino al 30 giugno, è un tributo a figure significative nella vita di Zucconi, tra cui Tommasina Zucconi, Alain Toubas, e altri, la cui assenza è sentita come una presenza costante nell’arte e nella vita dell’artista. Manuel Ferrari, curatore della mostra, descrive l’esperienza visiva immersiva offerta agli spettatori, che entrano in un ambiente di penombra progettato per far emergere il tema dell’assenza dopo un’attenta osservazione e adattamento visivo.

La mostra include anche una riproduzione del laboratorio di Zucconi, offrendo una finestra sul processo creativo dell’artista, ricco di fatica e dedizione. “In Attesa del Buio” non è solo una mostra d’arte, ma un evento che testimonia la rinascita culturale di un luogo dimenticato, trasformandolo in un punto di riferimento per la comunità e per il panorama artistico internazionale.

L’esposizione, con il patrocinio del Comune di Piacenza, sarà visitabile dal 6 aprile al 30 giugno, con questi orari: venerdì 15-19; sabato e domenica 9-12/15-19; sabato 15 giugno 20:30-22. Ingresso libero.

Arte e sostenibilità. Un approccio olistico catalizzatore di cambiamento

L’intersezione tra arte e sostenibilità rappresenta un campo fertile di esplorazione e innovazione, dove gli artisti e i designer utilizzano la loro creatività per affrontare questioni ambientali, promuovere la consapevolezza ecologica e stimolare il cambiamento verso pratiche più sostenibili. Questo articolo esplora come l’arte diventa un veicolo potente per la sostenibilità, evidenziando iniziative, progetti e tecniche che incarnano questo connubio.

L’Arte Come Catalizzatore di Cambiamento

L’arte ha sempre avuto il potere di influenzare l’opinione pubblica e incitare al cambiamento. Nel contesto della sostenibilità, gli artisti utilizzano questo potere per sollevare questioni ambientali, dalla crisi climatica alla perdita di biodiversità e all’inquinamento. Opere d’arte visive, installazioni, performance e progetti interattivi servono non solo a rappresentare le sfide ambientali in modi che suscitano emotivamente il pubblico, ma anche a immaginare soluzioni alternative e sostenibili.

Innovazione e Materiali Sostenibili

Un aspetto chiave dell’arte sostenibile è l’uso di materiali ecocompatibili e tecniche di produzione che riducono l’impronta ambientale. Alcuni artisti scelgono di lavorare con materiali riciclati o recuperati, trasformando rifiuti in opere d’arte significative. Altri esplorano l’uso di materiali biodegradabili o sviluppano nuove tecniche che minimizzano lo spreco di risorse. Questi approcci non solo riducono l’impatto ambientale dell’arte, ma stimolano anche una riflessione critica sul consumo e sul ciclo di vita dei materiali.

Progetti Partecipativi e Comunitari

L’arte sostenibile spesso coinvolge la comunità, promuovendo progetti partecipativi che incoraggiano l’azione collettiva. Questi progetti possono variare da giardini comunitari artistici a murales che utilizzano vernici purificanti l’aria, fino a workshop che insegnano tecniche di arte sostenibile. Coinvolgendo direttamente le comunità, questi progetti non solo sensibilizzano sulle questioni ambientali, ma rafforzano anche i legami sociali e promuovono uno spirito di cura collettiva per l’ambiente.

L’Arte Digitale e la Sostenibilità

Con l’ascesa della tecnologia digitale, anche l’arte digitale ha iniziato a riflettere sulla sostenibilità. Sebbene l’arte digitale possa sembrare immateriale, il suo impatto ambientale, compreso il consumo energetico dei data center, non è trascurabile. Gli artisti digitali stanno quindi esplorando modi per ridurre l’impronta carbonica delle loro opere, ad esempio ottimizzando l’efficienza energetica delle piattaforme di hosting o utilizzando energie rinnovabili.

Un approccio olistico

L’arte sostenibile non si limita a rappresentare questioni ambientali o ad utilizzare materiali ecologici; è un approccio olistico che integra la consapevolezza ambientale in ogni aspetto della creazione artistica. Attraverso la loro opera, gli artisti non solo invitano alla riflessione su pratiche più sostenibili ma agiscono come catalizzatori per il cambiamento sociale ed ecologico. Questa sinergia tra arte e sostenibilità offre una visione speranzosa e ispiratrice per il futuro, dimostrando che la creatività umana può giocare un ruolo cruciale nel superare le sfide ambientali del nostro tempo.

La Collezione Mazzolini, l’arte del ‘900 nel tesoro nascosto di Bobbio

Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Giò Pomodoro e Mario Sironi. Sono i nomi di alcuni tra i più grandi artisti italiani del XX secolo. Forse non tutti sanno che nel cuore dell’antica Abbazia di San Colombano, a Bobbio, si cela un tesoro artistico di inestimabile valore: il Museo Collezione Mazzolini. Questo spazio espositivo, situato nei maestosi ambienti del monastero, rappresenta una tappa fondamentale nel percorso museale dell’abbazia, offrendo ai visitatori un viaggio attraverso l’arte italiana del XX secolo, precisamente tra gli anni ’30 e ’60.

La collezione prende il nome da Domenica Rosa Mazzolini, una fervente collezionista nata nel pittoresco borgo di Brugnello, a pochi passi da Bobbio. Nel 2005, Rosa Mazzolini ha generosamente donato alla diocesi di Piacenza-Bobbio un’impressionante raccolta di opere d’arte moderna e contemporanea, esprimendo il desiderio che fossero messe a disposizione del pubblico. La collezione è il risultato dell’unione tra i pezzi personali di Mazzolini e quelli ereditati nel 1994 dai fratelli Simonetti, due medici milanesi per i quali Rosa aveva lavorato come assistente.

Tra le pareti del museo, gli appassionati d’arte possono ammirare opere di alcuni dei più influenti artisti italiani, tra cui Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Giò Pomodoro e Mario Sironi. Questa varietà testimonia non solo la qualità della raccolta ma anche la vastità delle correnti stilistiche rappresentate.

La storia della collezione inizia con i fratelli Simonetti, la cui passione per l’arte e le fortunate acquisizioni iniziali, spesso donazioni di pazienti, hanno posto le basi per una quadreria che si sarebbe arricchita nel tempo di opere significative. L’incontro con Rosa Mazzolini ha ulteriormente arricchito la collezione, grazie alla sua passione e al suo impegno nel frequentare gallerie e scegliere opere d’arte coeve.

Curiosamente, molti degli artisti rappresentati nella collezione avevano un legame personale con i Simonetti, spesso offrendo le loro opere in cambio di cure mediche. Questa interazione unica tra arte e medicina è simboleggiata da opere come “Simonetta” di Massimo Campigli, dedicata al dottor Simonetti, o “Esculapio proctologo” di Giorgio De Chirico, commissionato dal dottore e dedicato al dio della medicina.

Il Museo Collezione Mazzolini offre quindi non solo una panoramica dell’arte italiana del ventesimo secolo ma racconta anche una storia di passioni, incontri e generosità. Visitare questo museo significa immergersi in una narrazione che intreccia l’arte con la vita quotidiana, evidenziando come la bellezza possa arricchire e trasformare le nostre esperienze.

Situato all’interno dell’Abbazia di San Colombano, l’accesso al museo avviene attraverso il portale d’ingresso del Museo dell’Abbazia, invitando i visitatori a esplorare un capitolo affascinante della storia culturale di Bobbio e dell’Italia intera. Con la sua eccezionale collezione, il Museo Collezione Mazzolini si conferma come una destinazione imperdibile per gli amanti dell’arte e della storia, custodendo gelosamente i segreti e le storie delle opere e dei loro creatori.

Bobbio sullo sfondo della Gioconda. Lo studio

La Gioconda, capolavoro intramontabile di Leonardo da Vinci, torna a essere al centro dell’attenzione, ma questa volta per motivi che trascendono le solite storie di furti o atti vandalici. Il focus si sposta sul dettagliato e enigmatico sfondo dell’opera, tradizionalmente interpretato come un paesaggio immaginario, ma che recenti studi potrebbero finalmente inquadrare nella realtà geografica e storica dell’Italia.

La svolta arriva dalla mano di un gruppo di scienziati, capitanati dal paleontologo Andrea Baucon dell’Università di Genova e da Gerolamo Lo Russo del Museo di Storia Naturale di Piacenza, che hanno riportato alla luce evidenze capaci di collegare direttamente Leonardo al territorio di Pierfrancesco di Gropparello, vicino a Bobbio, in provincia di Piacenza. Questa scoperta risveglia antiche curiosità e apre nuovi interrogativi sulla vera natura dello sfondo della Gioconda.

Carla Glori, autrice di una teoria che colloca il paesaggio del celebre ritratto nelle vicinanze di Bobbio, sostiene che la vista ritratta potrebbe essere quella osservata da una finestra del Castello Malaspina-Dal Verme. Secondo la Glori, alle spalle di Monna Lisa si celerebbero il Ponte Gobbo e il paesaggio della Val Trebbia, elementi che conferirebbero un nuovo livello di lettura all’opera.

Questa teoria trova fondamento in studi recenti sugli icnofossili, ovvero tracce fossili lasciate da antichi esseri viventi, che Leonardo avrebbe studiato e riprodotto nel Codice Leicester. La presenza di questi particolari fossili a Pierfrancesco e la loro riproduzione nelle opere di Leonardo attesterebbero la presenza dell’artista in questo specifico territorio.

La rilevanza di queste scoperte non si limita alla sola dimensione artistica, ma apre nuove frontiere anche nell’ambito geologico e paleontologico, confermando l’interesse di Leonardo per questi studi. La pubblicazione di tali risultati sulla rivista specializzata in geologia Rips sottolinea l’importanza scientifica di queste evidenze, che avvalorano la presenza di Leonardo nei luoghi raffigurati nello sfondo della Gioconda.

Se da un lato queste rivelazioni gettano luce sulla profonda connessione tra Leonardo e il paesaggio di Bobbio, dall’altro sollevano interrogativi sull’identità della donna ritratta. La figura di Monna Lisa, tradizionalmente identificata con Lisa Gherardini, moglie di Francesco del Giocondo, potrebbe in realtà raffigurare Bianca Giovanna Sforza, figlia legittimata di Ludovico il Moro, signora di Bobbio e di Voghera.

Questo rivoluzionario approccio alla Gioconda non solo arricchisce la nostra comprensione dell’opera di Leonardo, ma testimonia anche la capacità dell’arte di celare misteri che solo il tempo e la scienza possono svelare. Nel rispetto delle parole dello stesso Leonardo, “La verità solo fu figliola del tempo”, ci troviamo di fronte a una nuova pagina della storia dell’arte che attende di essere scritta, una pagina che potrebbe riscrivere l’identità di una delle figure più enigmatiche e affascinanti della storia dell’arte.