L’arte italiana, tra il XX e il XXI secolo, ha spesso indossato il sorriso sornione dell’ironia, trasformandola in uno strumento affilato per svelare le contraddizioni della società e dell’arte stessa. La mostra “Facile ironia. L’ironia nell’arte italiana tra XX e XXI secolo”, ospitata al MAMbo di Bologna dal 6 febbraio al 7 settembre 2025, celebra questo spirito attraverso oltre 100 opere di più di 70 artisti, offrendo un viaggio tra paradossi, giochi, critiche istituzionali e umorismo nero.
Bruno Munari, maestro dell’immaginazione, ci accoglie con le sue “Sculture da viaggio”, opere che sfidano la staticità dell’arte tradizionale invitandoci a interagire e giocare. Piero Manzoni, con la sua irriverenza, ci provoca con la celebre “Merda d’artista”, una critica pungente al mercato dell’arte e al concetto stesso di valore. Gino De Dominicis ci trascina nel vortice del paradosso con opere enigmatiche che sfidano le leggi del tempo e dello spazio.
L’ironia si intreccia con la politica nelle opere di Piero Gilardi e Michelangelo Pistoletto. Gilardi, con i suoi tappeti-natura, ci invita a riflettere sul rapporto tra uomo e ambiente, mentre Pistoletto, con i suoi “Quadri specchianti”, ci coinvolge direttamente nell’opera, rendendoci parte attiva della riflessione sull’identità e la società.
Le artiste Tomaso Binga e Mirella Bentivoglio utilizzano l’ironia come arma femminista, sfidando gli stereotipi di genere e criticando il patriarcato. Binga, con le sue poesie visive, gioca con il linguaggio per smascherare le convenzioni sociali, mentre Bentivoglio utilizza simboli e parole per mettere in discussione i ruoli tradizionali assegnati alle donne.
Maurizio Cattelan, maestro della provocazione, ci sorprende con opere che mettono a nudo le ipocrisie della società contemporanea. La sua “La Nona Ora”, che raffigura Papa Giovanni Paolo II colpito da un meteorite, è un esempio lampante del suo approccio dissacrante. Paola Pivi ci spiazza con installazioni surreali, come orsi polari colorati in pose improbabili, che sfidano la nostra percezione della realtà. Francesco Vezzoli, con i suoi lavori che mescolano cultura alta e bassa, ci invita a riflettere sulla natura effimera della celebrità e sul culto dell’immagine.
Il percorso espositivo si articola in diverse sezioni tematiche. Nell’area dedicata al paradosso, le opere giocano con l’assurdo per stimolare una riflessione critica. La sezione sul gioco esplora l’ironia come strumento ludico per sovvertire le regole prestabilite. L’ironia come pratica di nonsense è rappresentata da artisti che utilizzano l’assurdo per mettere in discussione la razionalità e la logica convenzionale. Infine, l’umorismo nero emerge in opere che affrontano temi tabù con leggerezza e profondità, costringendoci a confrontarci con le nostre paure e contraddizioni.
La mostra non si limita a esporre opere, ma invita il pubblico a partecipare attivamente, stimolando una riflessione sull’ironia come strumento di critica e liberazione. In un’epoca in cui l’arte rischia di prendersi troppo sul serio, “Facile ironia” ci ricorda che un sorriso può essere l’arma più potente per scardinare le certezze e aprire nuove prospettive.
In conclusione, “Facile ironia” offre una panoramica esaustiva sull’uso dell’ironia nell’arte italiana degli ultimi settant’anni, dimostrando come questo approccio sia stato fondamentale per mettere in discussione, provocare e stimolare il pensiero critico. Una mostra che, attraverso la leggerezza dell’ironia, ci invita a riflettere profondamente sulla nostra società e su noi stessi.