Ciclismo. Marco Pantani messo fuori gioco dalla camorra al Giro d’Italia ’99

La procura di Forlì: ”Un clan minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test del Pirata”

La verità, dodici anni e dieci giorni dopo l’ultimo atto della vita del Pirata. Le indagini della polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Forlì, guidata dal procuratore Sergio Sottani, hanno rivelato quanto, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avvenne la mattina del 5 giugno 1999 all’hotel Touring di Madonna di Campiglio alla vigilia della penultima tappa del Giro d’Italia, con Marco Pantani – allora in maglia rosa – escluso dalla corsa per l’ematocrito al 51,9% contro il 50% consentito dalle norme dell’Uci, la federciclismo mondiale.
Il pm Sottani scrive: “Un clan camorristico minacciò un medico per costringerlo ad alterare il test e far risultare Pantani fuori norma”. L’indagine della Procura di Forlì il 16 ottobre 2014 riaprì l’inchiesta sull’esclusione del Pirata con l’ipotesi di reato di “associazione per delinquere finalizzata a frode e truffa sportiva”.
Il piano della camorra di alterare il controllo del sangue dello scalatore di Cesenatico nacque da scommesse miliardarie (in lire) contro lo stesso Pantani che i camorristi non potevano permettersi di perdere. La prova-regina della Procura di Forlì è stata l’intercettazione ambientale di un affiliato a un clan che per cinque volte ha ripetuto la parola “sì” alla domanda se il test fosse stato alterato.
A distanza di diciassette anni, uno dei più grandi misteri dello sport mondiale sembra quindi aver trovato la verità; una verità che la Procura di Forlì può solo archiviare perché i reati sono ormai prescritti. Sul fronte civile e sportivo, gli avvocati della famiglia Pantani stanno invece lavorando per capire se ci possano essere spiragli per qualche azione legale.

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