Referendum Autonomia, Rancan (Lega): «Segnale della voglia di essere ascoltati»

BOLOGNA, 25 OTT. – «Il fattore sul quale dobbiamo fare attenzione dopo il referendum autonomista di Lombardia e Veneto sta nel numero dei cittadini andati alle urne nelle due Regioni. Ciò ci dà la misura di come sia tornata la voglia di votare e di essere ascoltati».

Lo sostiene il consigliere regionale della Lega Nord Matteo Rancan, che si dichiara inoltre contrario al metodo seguito dalla Giunta Bonaccini per ottenere dal Governo centrale la competenza su alcune materie.

«In un’epoca segnata dalla disaffezione verso la politica – commenta – percentuali pari al 57% in Veneto e al 39% in Lombardia sul totale degli aventi diritto di voto mandano un segnale rilevante. In Italia ed in Europa, infatti, si sono svolte consultazioni elettorali con un’affluenza ai seggi nettamente inferiore. Quella del referendum è appunto la strada che avrebbe dovuto intraprendere anche l’Emilia Romagna invece di siglare un inconcludente accordo, tutto in casa Partito Democratico, tra il presidente regionale e Gentiloni. Fa poi sorridere che l’assessore regionale al Riordino istituzionale, Emma Petitti, passacarte nell’iter assembleare che ha portato a questa dichiarazione d’intenti per l’autonomia dell’Emilia Romagna su alcune funzioni, dimostri la propria ostilità al voto partecipando ad un evento svoltosi a Padova ed intitolato: “Referendum regionale: non andare a votare! #astensione”. Fa sorridere – chiarisce Rancan – proprio perché ad essere protagonista di questa situazione è l’esponente di un partito che nominalmente si definisce democratico, ma che nei fatti vuole allontanare i cittadini dalle urne se il quesito referendario non è confacente alla propria linea politica. Al contrario, ovviamente, di tutte le volte in cui lo stesso partito ha avvertito sulla necessità di riavvicinare i cittadini al voto. Ma sappiano i rappresentanti del Pd – avverte il consigliere del Carroccio – che non passerà molto tempo prima che gli emiliani ed i romagnoli si rendano conto di un’autonomia che non contempla nemmeno il recupero del residuo fiscale».

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