Noi siamo quelli che devono sparire

Noi siamo quelli che appoggiano i mafiosi e i corrotti, siamo quelli che in Duomo stanno dietro alle colonne perché moralmente siamo dalla parte sbagliata, dalla parte non opportuna. Noi, in definitiva, siamo quelli che devono sparire. Purtrop

Il mandato del presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi (per gli amici, Carlo Aurelio) è dunque giunto alle sue battute finali. Giudicato un buon presidente da pressoché tutto l’arco costituzionale, ha saputo farsi voler bene dagli italiani per il suo incedere lento e sicuro e per il suo viso bonariamente toscano. Un buon presidente, certo, soprattutto se l’elemento di paragone è da ricercarsi nel suo predecessore, Oscar Luigi Scalfaro, un signore dalla nobile erre sbiascicata che, in quanto ad autorevolezza, onestà intellettuale e buon gusto, potrebbe essere paragonato al figlio segreto di Crudelia Demon.

Detto questo, ed assegnato al buon Ciampi un bel sette e mezzo, permetteteci però di dire ciò che davvero non ci è piaciuto di questa presidenza: i silenzi sugli annuali e violenti attacchi della sinistra (25 aprile e 1 maggio) all’altra metà del Paese, i silenzi su Unipol (con Fiorani in galera e Consorte a spasso), i silenzi sui movimenti no-global che periodicamente infangano le nostre forze armate e i nostri carabinieri, i silenzi su una serie impressionante di errori (e di brogli) che hanno caratterizzato le ultime elezioni politiche. Ma, soprattutto, il suo roboante silenzio, esternato in occasione della sua visita ufficiale in Cina, nei confronti del regime nazionalcomunista più sanguinario e dittatoriale che oggi esiste al mondo.

Oh, intendiamoci: dico questo solo per trovare il celebre pelo nell’uovo, nulla più. Al confronto dell’ottone di Scalfaro, Ciampi è stato un diamante.

E, del resto, l’altra metà degli italiani, quella che ha votato il centrodestra, è notoriamente di bocca buona: si offendono raramente e non protestano quasi mai. E meno male, dico io; se ciò non fosse, infatti, saremmo già da tempo alla guerra civile. Esagerato? Non credo proprio. Pensateci bene. L’altra metà è rappresentata da Berlusconi (e dai partiti del centrodestra), ovvero da un manipolo di personaggi che, a detta della maggioranza del mondo giornalistico, della cultura, dello spettacolo, della musica, del sindacato e del volontariato sociale, tutto sono fuorché gente onesta e corretta.

Nel corso del mega concerto del Primo Maggio, a Roma, il pubblico è stato intrattenuto con continue e sistematiche offese alla CdL e a Berlusconi (il mafioso, il tappo, l’infame, finalmente si dimette, eccetera, eccetera); nello stesso giorno, così come capitato anche per lo scorso 25 aprile, a Milano, Torino, Roma e Napoli, gli esponenti della CdL che volevano sfilare sono stati letteralmente cacciati dai democratici e tolleranti esponenti della sinistra. Ma, quel che è peggio, è che i grandi intellettuali di siffatta sinistra si stracciano le vesti di fronte ad una decina di imbecilli che salutano “alla romana” (la cui consistenza elettorale è da prefisso telefonico) ma nulla dicono su questo pesante, gravissimo e diffuso razzismo di sinistra nei confronti dell’altra metà del Paese.

Ecco perché dico che siamo di bocca buona, perché a noi non ce ne importa niente se non ci dedicano l’elezione alla Presidenza della Camera (solo agli operai, gli altri, soprattutto i liberi professionisti, sono gente di serie C), perché noi siamo quelli che in piazza ci vanno, alla domenica, ma solo per fare un giro con gli amici, perché noi siamo quelli che, votando male, non meritano di partecipare alla romantica avventura dei guerrieri della liberazione in servizio permanente.

Noi siamo quelli che appoggiano i mafiosi e i corrotti, siamo quelli che in Duomo stanno dietro alle colonne perché moralmente siamo dalla parte sbagliata, dalla parte non opportuna.

Noi, in definitiva, siamo quelli che devono sparire.
Purtroppo, però, siamo l’altra metà degli italiani.
Un bel casino, vero?

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