Pinochet e i rigurgiti dell’informazione neocon all’italiana

Agghiacciante mettere a confronto il commento di Sepulveda e quello del TG5 e del TG2

Nelle foto visibili nella photogallery dell’articolo con il Papa Buono (subito Santo!!), con alcuni scagnozzi, poi quello che resta di quindici oppositori politici chiusi nei sacchi della spazzatura.

Fu al potere in Cile, tra violenze, torure, arresti e sparizoni dal 1973 al 1990.

Secondo i dati ufficiali furono 3.197 le persone uccise, 1.192 gli scomparsi, 28.000 quelle torturate.
Ma le organizzazioni che si battono per i diritti umani parlano di cifre molto più alte.

Alcuni TG italiani (TG2 e TG5) ne hanno ricordato i misfatti AL PARI della grande crescita economica che ebbe il Cile grazie a lui.

Di seguito alcuni estratti da un articolo di Luis Sepulveda (imprigionato e torturato dal regime di Pinochet) su "Repubblica" del 4 dicembre:

Vorrei essere in Cile tra i miei cari e condividere con loro la spumeggiante allegria di sapere che finalmente finisce l’odiosa presenza del vile che ha mutilato le nostre vite, che ci ha riempito di assenze e di cicatrici.
Pinochet non solo ha tradito il legittimo governo guidato da Salvador Allende, ha tradito un modello di paese e una tradizione democratica che era il nostro orgoglio, ma in più ha tradito anche i suoi stessi compagni d’armi negando che gli ordini di assassinare, torturare e far scomparire migliaia di cileni li dava lui personalmente, giorno dopo giorno. E come se non bastasse, ha tradito i suoi seguaci della destra cilena rubando a dismisura e arricchendosi insieme al suo mafioso clan familiare.
Muore amministrando il suo bottino di guerra con la complicità di una giustizia cilena sospettosamente lenta. Smette di respirare un’aria che non gli appartiene, di abitare in un paese che non merita, tra cittadini che per lui non provano altro che schifo e disprezzo. Ma muore, e questo è quello che importa. La sua immagine prepotente di "Capitán General Benemérito", titolo di ridicola magniloquenza che si autoconcesse, svanisce nella figura dell’anziano ladro che nasconde il suo ultimo furto tra i cuscini della sedia a rotelle. Ma muore, e questo è quello che importa. Prima di tornare al mio romanzo, apro il frigorifero e palpo il freddo della bottiglia. Poi dispongo i calici con i nomi dei miei amici che non ci sono, dei miei fratelli che difesero La Moneda, di quelli che passarono nei labirinti dell’orrore e non parlarono, di quelli che crebbero nell’esilio, di quelli che fecero tutte le battaglie fino a sconfiggere il miserabile che ha gettato un’ombra sulla nostra vita per sedici anni ma non ci ha tolto la luce dei nostri diritti. Con tutti loro brinderò con gioia alla morte del tiranno.

Potrebbe interessarti

arte e sostenibilità Arte Laguna Prize sostenibile

Arte e sostenibilità. Un approccio olistico catalizzatore di cambiamento

L’intersezione tra arte e sostenibilità rappresenta un campo fertile di esplorazione e innovazione, dove gli …