Ancora Teologia. Scienza senza oggetto o scienza a tutti gli effetti? Commento alla relazione del teologo don Luigi Bavagnoli

L’Oggetto della teologia è l’unico di tutte le scienze di cui si può continuare ad approfondire la conoscenza con la certezza che essa conoscenza non sarà mai sazia né mai completa

Cari amici, scusatemi se uso www.piacenzanight.com "o troppo o niente" per le mie personali dialettiche, la faccenda è che la questione intorno al Festival della teologia si nutre quotidianamente di nuovi sviluppi, ed evidentemente ciò capita perché l’argomento è nevralgico.

Dunque, sulla mia personale Mail ricevo una sintesi della relazione di Don Luigi Bavagnoli sul rapporto tra scienza e fede, tenuta nel corso dello stesso festival. Tale sintesi è preceduta dal testo che di seguito riporto letteralmente:


Al di là delle polemiche, la teologia deve recepire il cambiamento culturale che le scienze hanno prodotto nella storia dell’uomo e del mondo.
Il teologo don Luigi Bavagnoli sarà chiamato il 18 maggio a moderare l’incontro con lo scienziato Edoardo Boncinelli durante il Festival di Teologia di Piacenza. Pubblichiamo una sua riflessione introduttiva sul rapporto fra scienza e fede.
Fonte settimanale diocesano "il Nuovo Giornale" n. 17.


Allora, delle due l’una: o si ritiene che la teologia sia una "scienza senza oggetto", come ritenevano le leggi sabaude che ne vietarono l’insegnamento nelle università italiane, per l’ovvio (secondo loro,
beninteso) motivo che Dio non c’è; oppure si ritiene che l’oggetto della teologia esiste eccome, e allora la teologia è una scienza a tutti gli effetti, e nemmeno una "scienza umana", visto che ha l’uomo come soggetto agente (al pari di tutte le altre scienze) e non come oggetto.

Ma se si opta per la seconda tesi, sostenere che la "teologia deve recepire il cambiamento culturale che le scienze hanno prodotto nella storia dell’uomo e del mondo" ha palesemente poco senso; come può, infatti, una scienza recepire un cambiamento culturale? Come si fa, ad attribuire alla scienza il verbo "dovere"? Forse la matematica dopo il ’68 non è più stata la stessa? Molti ci speravano, ma per quanto in tanti si affannassero, 2 più 2 continua a fare 4, anche dopo il maggio francese. Si è mai sentito, inoltre, qualcuno affermare che urge un ripensamento nel modo di porsi da parte della molecola del carbonio dopo il crollo di Wall Street o dopo il bombardamento di Saigon?

L’Oggetto della teologia (e qui lo scrivo con la maiuscola) è l’unico di tutte le scienze di cui si può continuare ad approfondire la conoscenza con la certezza che essa conoscenza non sarà mai sazia né mai completa; e chi si prende la briga di dirGli quelo che "deve" o non deve recepire?

Grato per l’attenzione.

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