Obama bello e abbronzato. Ma a volte le gaffe di Berlusconi hanno aiutato l’Italia

In un editoriale di Giuliano Ferrara su Panorama emerge una tesi interessante

Barack Obama è «bello, giovane e abbronzato» e quindi «ha tutto per andare d’accordo» con il presidente russo Dmitri Medvedev. La battuta di Consiglio, Silvio Berlusconi, dalla conferenza stampa di Mosca, fa il giro del mondo in fretta, e tutta la stampa italiana ci si butta immediatamenet gridando all’ennesima gaffe.

Ma Giuliano Ferrara, sul settimanale Panorama, offre una chiave di lettura interessante che spiega il perché queste gaffe o presunte tali finiscano per fare il gioco dell’Italia a livello internazionale.

La testi degli oppositori di Berlusconi, secondo Ferrara, è questa: "Berlusconi, a forza di personalizzare la politica estera, e di trattarla in termini di amicizia e buonumore, aveva condotto il prestigio aulico della nazione nell’area erratica dell’insensatezza".

"Non è stato così". Spiega Giuliano Ferrara. "Non è stato così in Europa, dove pure di errori Berlusconi ne ha fatti, ma senza mai perdere il contatto con le correnti profonde della politica messa su tra Bruxelles, Parigi, Berlino e Londra. La battaglia con Gerhard Schröder e Jacques Chirac, fissata anche simbolicamente nella famosa lettera proamericana degli otto, che saldava un asse Roma-Londra-Madrid-Varsavia alla vigilia della guerra in Iraq, Berlusconi l’ha vinta. Lui è al potere, la sua funzione è rilevante nelle questioni poste dalla crisi finanziaria mondiale, e ha un ruolo di cerniera e di testimonianza nel momento di passaggio tra classi dirigenti e generazioni, oggi in atto; i due vecchi marpioni delle cancellerie europee, che guardavano dall’alto in basso il buonuomo, sono l’uno in pensione e l’altro impiegato di Putin alla Gazprom, non suo amico e interlocutore.
Ma non avrebbe senso adesso analizzare con il mediocre metro della gara tra diplomazie quell’elemento anomalo ma a suo modo efficiente, fattivo, alacre e volitivo imposto dalla personalità bizzarra e pop di Berlusconi alla politica internazionale. Sta di fatto che se si pensa all’Europa dell’Est, all’area caucasica, alla gestione delle materie prime e dell’energia o alla funzione di sfondamento concordato della nuova Nato a est, dietro certe scelte che autorevolmente maturano e alla fine si dispiegano, c’è sempre uno zampino o una pacca di Berlusconi sulle spalle di qualcuno.
Non è vero che la preparazione alla politica sia un privilegio di casta per specialisti del ramo. Questo è il tratto di piccolo elitismo, di reverenza verso tutti gli establishment, di disprezzo per la politica democratica, che Berlusconi smentisce e cancella con la sua storia personale, consapevolmente o no, a disegno o fortunosamente. Come dimostrano quelle accoglienze tra festa di San Gennaro e Columbus day che hanno travolto quel leader italiano, funny e abile"
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