Calcio e razzismo. Paolo Di Canio finisce sotto inchiesta

Un suo ex giocatore lo accusa: lui smentisce, la sua società lo difende

In prestito dal Leyton Oriental, l’attaccante di colore Jonathan Tehoue è stato impiegato da Paolo Di Canio, allenatore italiano dello Swindon, in sole tre partite prima di essere escluso per “motivi tecnici”. Di Canio ha infatti spiegato: “Non è così forte come pensavo. Ho calciatori molto migliori di lui, sia nel comportamento che nel modo di giocare. È impossibile pensare che Tehoue scenderà ancora in campo per lo Swindon”.
Secondo Tehoue, però, alla base della bocciatura vi sarebbero motivazioni di tipo razzista, e a riprova di ciò porterebbe un discorso pronunciato dall’allenatore alla sua squadra a fine campionato, quando il giocatore aveva già lasciato il club. Il ragazzo sarebbe quindi stato informato dai suoi ex compagni di squadra; da qui la decisione di informare la Football Association, la Federcalcio inglese, che ha immediatamente aperto un’inchiesta in merito. La società, che è stata quest’anno condotta da Di Canio alla League One, la nostra Lega Pro, ha diramato un comunicato in cui spiega che “il manager Paolo Di Canio smentisce categoricamente di aver offeso o aver utilizzato insulti razzisti nei confronti di Jonathan Tehoue o di altre persone e smentisce di aver tenuto comportamenti etichettabili come razzisti” e conferma “il totale sostegno al manager in tale vicenda”.

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