Il Quartiere Roma di Piacenza avrà una quarantina di “residenti” in più. Sono i profughi in arrivo da vari Paesi perlopiù africani che il prefetto Anna Palombi ha deciso di sistemare in uno stabile della zona di via Roma di proprietà di un privato che prenderebbe quindi in carico i quaranta stranieri. Una decisione che ha fatto imbestialire il sindaco Paolo Dosi. «Apprendiamo – spiega il primo cittadino con una nota stampa – stando a quanto deciso dalla Prefettura in seguito a una gara d’appalto per l’accoglienza a una quarantina di profughi, che le persone in questione sarebbero destinate a trovare alloggio in una palazzina nella zona di via Roma, di proprietà di un soggetto privato che prenderebbe in carico i profughi stessi». «Sebbene l’Amministrazione comunale non sia direttamente e formalmente coinvolta nelle scelte sulla collocazione dei rifugiati e richiedenti asilo – aggiunge Dosi – ci pare quantomeno assurdo che, dopo anni di progetti e iniziative di riqualificazione della zona, si vada ora a collocare in un’unica struttura, nel cuore di un quartiere, quello di via Roma che richiede particolare attenzione, un così alto numero di persone che non hanno seguito alcun percorso di integrazione». «Lascia sconcertati questa decisione – conclude il sindaco di Piacenza – che è perlomeno avventata e, soprattutto, urta contro le scelte di condivisione e di inserimento che non sono mai venute meno in questi anni da parte dell’Amministrazione, rischiando di incrementare la tensione sociale sull’intero territorio urbano».
Tema caldissimo, questo dei profughi, sul quale si è espresso con molta chiarezza anche il candidato sindaco civico Paolo Rizzi, professore della Cattolica di Piacenza: «E’ davvero impensabile che la sola città di Piacenza possa farsi carico di questo problema; perché tale è, considerato come è stato gestito sinora». Una gestione che Rizzi considera inadeguata sia a livello locale, con decisioni come quella odierna da parte della Prefettura, sia a livello nazionale: «In teoria siamo di fronte a un non-problema – spiega Paolo Rizzi – Basti pensare che in Italia arrivano meno profughi rispetto ad altri Paesi europei. Il problema è nato a causa della gestione disorganizzata di questi flussi, e Piacenza ne è un esempio lampante. E’ indispensabile mettere in rete, far dialogare e collaborare tutti i vari soggetti impegnati su questa partita. Gli spazi ci sono, la forza organizzativa anche; ciò che manca, forse, è la volontà o la capacità».