Pietro Bassi: “Legge Fiano: la politica ignora la storia”

“In qualità di storico sono rimasto stupito da questa proposta legge che riesuma temi d’un passato ormai lontano, che dovrebbero essere di sola pertinenza storica, a fini di opportunismo politico. Sembra addirittura che possano essere in pericolo i monumenti architettonici oltre che a normali edifici costruiti durante il Ventennio fascista”. Sono le parole di Pietro Bassi, Responsabile Cultura Forza Italia Giovani Emilia Romagna, che continua: “a Bologna abbiamo, tra l’altro, il Liceo scientifico Augusto Righi, il Palazzo della Questura, lo Stadio Renato Dall’Ara, la sede della Scuola di Ingegneria e Architettura e alcuni padiglioni del Policlinico Universitario. Il Partito Democratico si dimostra anche in questo caso maestro del diradare l’attenzione, cercando di compattarsi, verso tematiche che non hanno nulla a che vedere con le vere emergenze del Paese: migranti, economia, sviluppo, lavoro e disoccupazione. Per scongiurare un eventuale ritorno al fascismo si è legiferato con la Legge Scelba e la Legge Mannino, a che scopo dunque questa proposta di Fiano? Renzi ci invita a: “studiate la Storia” ma sembra non conoscere, fra i tanti documenti sul tema, il saggio di Jader Jacobelli dal titolo: “Il fascismo e gli storici di oggi” nel quale viene riportata un’intervista di Giuliano Ferrara a Renzo De Felice ove lo storico reatino afferma: “Piuttosto, mi lasci dire che l’opposizione concettuale fascismo-antifascismo, nella nostra realtà storica, impedisce proprio di fare un discorso positivo sulla democrazia e di individuarne i veri valori. Affermare che la democrazia è uguale all’antifascismo significa dare una definizione solo negativa della democrazia. Ridotta al solo antifascismo, la democrazia rischia di suicidarsi, perché non riesci a riconoscere e a individuare i nemici che hanno un’altra faccia. Se dovessimo temere un ritorno delle camicie nere, potremmo dormire sonni tranquilli. Ma le cose, lo sappiamo, non stanno così”. De Felice aveva ragione, con questa proposta di Legge di Fiano noi vediamo chiaramente quale incongruenza e volontà distorta covi nel Partito Democratico. Cosa dire, seguendo De Felice, delle Brigate Rosse le quali sono state per lungo tempo ritenute qualche cosa di legato al fascismo salvo poi con drammatico ritardo rendersi conto che non era così. Non possiamo dimenticare quanti sentimentalmente vicini alle BR o ad altre formazioni estremistiche della stessa area politica, più che antifascisti possono essere considerati antidemocratici. Non aveva tutti i torti Bettino Craxi quando sosteneva che delle norme transitorie contro il fascismo non gliene importava molto, potevano restare perché il capitolo del fascismo veniva ritenuto storicamente chiuso. Infatti già nel 1988 appariva inutile per lo stesso De Felice persino riaprire dal punto di vista storico tale capitolo, figuriamoci dal punto di vista politico. D’altro canto se le norme transitorie in Costituzione contro il fascismo dovevano restare era segno del non voler cambiare nulla e allora voleva dire che la Costituzione veniva considerata come un monumento archeologico. Dunque, Renzi, noi andremo a studiare la storia, ma tu, cerca di ripassarla”.

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