Piacenza. Dovrà rispondere delle accuse di resistenza a pubblico ufficiale, porto abusivo di arma comune da sparo, e tentato omicidio un 24enne di origini marocchine, irregolare sul suolo italiano e pregiudicato; l’arresto risale allo scorso venerdì 21 giugno, ed è legato ad una vicenda risalente al 30 maggio. Secondo quanto diffuso i fatti si sarebbero svolti a Rozzano, dove i carabinieri del Radiomobile avrebbero tentato di fermare una Ford Focus con a bordo tre persone, ma si sarebbero ritrovati coinvolti in un inseguimento.
Il conducente del mezzo, un 22enne poi arrestato, avrebbe più volte speronato l’auto dei militari, per poi fermarsi e lasciar scendere un passeggero: quest’ultimo, che sarebbe poi stato identificato come il 24enne, avrebbe tentato di darsi alla fuga a piedi, e vedendosi inseguito da un appuntato avrebbe esploso tre colpi di revolver verso il militare, da una distanza di sei metri. Fortunatamente il carabiniere sarebbe riuscito appena in tempo a gettarsi a terra tra due automobili, mentre il giovane sarebbe riuscito a far perdere le sue tracce. Arrestati invece il conducente del mezzo ed un secondo passeggero, un 28enne, che sono stati condotti al carcere di San Vittore e dovranno rispondere dell’accusa di resistenza a pubblico ufficiale.
Il 24enne avrebbe tuttavia abbandonato sul mezzo il suo cellulare, grazie al quale gli investigatori avrebbero identificato l’ex compagna del giovane, dalla quale avrebbe avuto un figlio, e la sua attuale fidanzata, una 20enne residente nel centro di Piacenza. Il ragazzo avrebbe confessato alla giovane quanto accaduto, e, sapendosi ricercato, avrebbe passato almeno tre o quattro giorni a settimana insieme alla fidanzata, evitando di esporsi e non visitando il figlio di due anni. I militari hanno così seguito la ragazza fuori dalla sua abitazione, fino alla stazione di Rogoredo e quindi su un autobus verso viale Famagosta, dove i due si sarebbero incontrati: proprio lì è scattato l’arresto. Sembrerebbe che il giovane stesse tentando di far sparire una somma stimata intorno ai 15mila euro: sul suo cellulare sarebbero state scoperte fotografie che lo ritraevano insieme agli altri due arrestati (e ad altri individui) mentre sarebbero stati intenti a vendere cocaina, hashish ed eroina. Gli scambi sarebbero avvenuti nei boschi nei pressi del Ticino, nelle zone del lodigiano, del milanese, e del piacentino. Non è escluso che il denaro fosse “l’incasso” della giornata.