Quello che non si doveva dire

A me sembrava, e riconosco la mia colpa, che i libri di Biagi fossero tutti uguali, a parte l’anno di edizione e il titolo…

E’ finalmente uscito il nuovo libro di Enzo Biagi. Come avremmo fatto, senza? La mia personale biblioteca, per esempio, rispetto a quelle di tanti miei amici, soffre di un terribile complesso di inferiorità; perché quelle molto spesso sono anche esili, a volte assolutamente virtuali, epperò di libri del mitico Enzo ne annoverano proprio tanti. La mia, poveretta, di fianco ai vetusti Melville e Stevenson, Shakespeare e Dickens conta solo la "Storia d’Italia a fumetti". A me sembrava, e riconosco la mia colpa, che i libri di Biagi fossero tutti uguali, a parte l’anno di edizione e il titolo: uno stile secco, secchissimo; essenziale, essenzialissimo; fatto di microfrasi, citazioni di Churchill e finali sibillini che stavano a denotare la leggendaria sagacia del Grande, a discapito dei poveri sempliciotti come me che con tutte quelle frasi smozzicate e quegli apodittici veri o presunti non ci capivano niente e per questo non ci dormivano la notte. Ma ci sbagliavamo,perchè fare sempre la stessa cosa è tipico dei grandi come lui; non si dice che Bergman ha sempre fatto lo stesso film e Moravia scritto lo stesso libro? E poi, Biagi veramente non cessa di stupire: pensate che in copertina appare con la bocca tappata, e il titolo suona così "Quello che non si doveva dire", e "Non" è scritto in rosso. Lo avreste mai creduto? A Biagi hanno tappato la bocca, vi rendete conto? D’accordo, se ne è andato lautamente pagato; ma certo, scrive sui più importanti quotidiani; senz’altro, pubblica libri "a rudo", come si dice a Piacenza, tra cui anche guide turistiche e depliant per viaggiatori impenitenti; però gli hanno tappato la bocca, e questo è un fatto che indigna e che merita ben più vasti approfondimenti.
Una volta chiesero a Abramo Lincoln quanto dovessero essere lunghe le gambe di un uomo perché fosse abile alle armi: "Quel tanto che basta per attaccargli il corpo alla terra", rispose.
Cosa c’entra? E che ne so, chiedetelo a Biagi.

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