La crisi colpisce anche Disneyland e Gardaland: licenziamenti e conti in rosso

Passivi da capogiro: il divertimento che le famiglie non possono più permettersi

A quanto pare la “magia” e l’immaginazione non bastano alle grande aziende per uscire dalla crisi; ne sono esempio importante due grandi parchi divertimento del vecchio continente: Gardaland e Disneyland. La struttura sul Benàco (nome originale del Lago di Garda), aperta dal 1975, ha ufficializzato in questi giorni il licenziamento di 63 dipendenti, dovuto al grande calo nell’afflusso dei turisti che varcano i suoi cancelli; dal grande picco di successo della stagione 2009, con oltre tre milioni di ingressi, le cose sono andate peggiorando irrimediabilmente.
63 dipendenti stanno a significare un quarto delle persone occupate a tempo pieno della struttura diretta dal gruppo Merlin Entertainments che controlla, fra gli altri, anche London Eye e Madame Tussard. Non naviga in buone acque neanche Disneyland Paris, primo parco divertimenti d’Europa. Nonostante i 15,7 milioni di visitatori e un ticket minimo di 60 euro a visita il 2011 si è concluso con un passivo di 55,6 milioni di euro. L’analisi degli economisti mostra come a mettere in crisi il sistema dei parchi di divertimento è stato il clima: pessimo ad inizio stagione, con numerosi week end piovosi in primavera, ed eccessivamente caldo in estate. Non a caso sono stati soprattutto i parchi tradizionali a far registrare forti passivi, mentre i parchi acquatici hanno mantenuto le quote di traffico delle passate stagioni, quando non le hanno addirittura implementate.

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