E’ morto Giulio Andreotti. Lo statista non aveva partecipato all’elezione di Napolitano

E’ stato 7 volte Presidente del Consiglio e ministro per numerosi governi

ROMA – E’ da poco giunta la notizia della morte di Giulio Andreotti. Era nato a Roma il 14 gennaio del 1919. E’ stato uno tra i più importanti esponenti politici italiani. Politico, scrittore e giornalista è stato l’uomo simbolo della Democrazia Cristiana. Le cariche ricoperte quasi non si contano. È stato il 16º, 19º e 28º Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana. E’ stato senatore a vita e ha ricoperto più volte numerosi incarichi di governo. Giulio Andreotti è stato sette volte Presidente del Consiglio (tra cui il governo di “solidarietà nazionale” durante il rapimento di Aldo Moro (1978-1979), con l’astensione del Partito Comunista Italiano, e il governo della “non-sfiducia” (1976-1977), con la prima donna-ministro, Tina Anselmi, al dicastero del Lavoro).
Ma la carriera politica di Giulio Andreotti lo ha visto coprire anche incarichi ministeriali. E’ stato otto volte ministro della Difesa, cinque volte ministro degli Esteri, tre volte ministro delle Partecipazioni Statali, due volte ministro delle Finanze, ministro del Bilancio e ministro dell’Industria, una volta ministro del Tesoro, ministro dell’Interno (il più giovane della storia repubblicana, a soli trentaquattro anni), ministro dei beni culturali (ad interim) e ministro delle Politiche Comunitarie.

È sempre stato presente dal 1945 in poi nelle assemblee legislative italiane: dalla Consulta Nazionale all’Assemblea costituente, e poi nel Parlamento italiano dal 1948, come deputato fino al 1991 e successivamente come senatore a vita. È stato Presidente della Casa di Dante in Roma.

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