Nicola Negri

Neymar. Il video del gol segnato da distanza impossibile

Il fenomeno brasiliano protagonista anche ad una partita di beneficenza organizzata da… Messi

Lionel Messi da una parte, Neymar dall’altra. Una sfida stellare, destinata dalla prossima stagione a ripetersi solo nelle partitelle d’allenamento del Barcellona o, tuttalpiù, in un Argentina-Brasile che saprebbe tanto di resa dei conti. Dal punto di vista dello spettacolo, Neymar ha lanciato il suo guanto di sfida a Messi in un incontro di beneficenza organizzato da quest’ultimo. Poco importa che sia stata la formazione del fenomeno argentino a prevalere nel punteggio; quello brasiliano ha infatti messo la palla in rete da quasi 60 metri di distanza. Guardate il video per credere.

Calcio. Confederations Cup 2013. Le pagelle al termine della fase a gironi

Spagna e Brasile davanti a tutti, senza voto Tahiti, occhio all’Uruguay, così così gli Azzurri

Tra conferme (tante), sorprese (poche) e gol (una caterva), si è chiusa la prima fase, quella a gironi, della Confederations Cup 2013. Il torneo, che a causa delle manifestazioni di piazza che stanno sconvolgendo il Brasile ha rischiato la chiusura anticipata, ha emesso i suoi primi verdetti: derby sudamericano tra il Paese ospitante e l’Uruguay il mercoledì, europeo tra l’invincibile armata spagnola e gli Azzurri il giorno successivo. Di seguito le pagelle delle 8 squadre partecipanti.
GRUPPO A: Brasile: Neymar, Thiago Silva e il pragmatismo di “Filippone” Scolari. Queste le armi sinora vincenti di una squadra che ha paurosamente ballato nella seconda frazione del match contro l’Italia e deve ancora trovare la sua quadratura, oltre a risolvere un paio di dubbi dalla cintola in su: Paulinho sì o Paulinho no? Oscar o Lucas? Le cifre però sono dalla sua: avanti a punteggio pieno con solamente 2 gol al passivo. Voto: 8.
Giappone: corrono tanto, e lo fanno bene; hanno un paio di elementi (Honda, Kagawa) di qualità superiore; contro l’Italia sono stati sfortunati. Tutto vero, chiudono però a secco e con la spiacevole sensazione di non essere ancora maturi come credevano. Ad ogni modo, il tempo per riflettere sugli errori commessi c’è e il condottiero resta una garanzia. Dovendo far riferimento a questi tre incontri, voto: 5.
Italia: una prestazione convincente, la prima, una portata a successo in modo (troppo) rocambolesco, la seconda, e una positiva a metà, la terza. Questo il riassunto del percorso di una squadra che si trova con un Balotelli che si conferma e un De Sciglio in più, ma purtroppo con una serie di preoccupazioni: difesa mai così penetrabile (8 reti sul groppone, il precedente record negativo era di 7), centrocampo e attacco con poche alternative all’altezza dei mammasantissima. Al bravo Prandelli il compito di farne tesoro. Voto: 6.
Messico: la formazione che metteva paura a tutti sembra solo un pallido ricordo, il C.T. e molti elementi non sembrano all’altezza. L’attenuante, la qualificazione al prossimo Mondiale in bilico (ora si capisce perché). Il contentino, la vittoria contro i nipponici e la presenza di due garanzie come Chicharito Hernandez e soprattutto Giovanni Dos Santos. Voto: 5.
GRUPPO B: Nigeria: a mio parere, la grande incompiuta. Con un terminale all’altezza, con l’Uruguay sarebbe terminata almeno in parità, con la Spagna chissà. Se la Federazione darà fiducia al bravo Keshi (cosa non scontata), tra un anno potremmo vederne delle belle. Voto: 5.5.
Spagna: dopo la dimostrazione di forza contro i campioni sudamericani, le “Furie Rosse” hanno rischiato un pò troppo contro i (per loro fortuna) poco concreti nigeriani. Sempre più sorprendente Jordi Alba, come al solito da capogiro Iniesta, Torres meglio del poco presentabile Soldado. Nonostante qualche sbavatura di troppo, chi fermerà gli uomini di Del Bosque? Voto: 8.
Tahiti: la mascotte della competizione, maltrattata con un numero di segnature proporzionale al valore di chi si è trovata di fronte. In un calcio ormai livellato e con sempre meno squadre materasso, non ricordo una squadra così allo sbaraglio in una manifestazione internazionale. Senza voto.
Uruguay: attenti a darli per morti. Hanno vinto la partita che dovevano vincere, quella contro i campioni africani, grazie al loro simbolo che, strano a dirsi per quanto combinato nel nostro campionato, rimane Diego Forlan. Che i ragazzi di Tabarez abbiano in serbo, con le proporzioni del caso, una riedizione del “maracanazo”? Voto: 7.

Calcio. Confederations Cup 2013. Le tre grandi partono col botto

Brasile, Italia e Spagna hanno vinto e convinto nei loro match d’esordio

La Conferations Cup si è aperta con il botto delle sue protagoniste più attese. Dopo poco più di due minuti è stato l’uomo atteso da un intero popolo, leggi Neymar, ad instradare il match e forse l’inerzia stessa del torneo brasiliano. Di fronte ad un Giappone ordinato ma senza guizzi offensivi, oltre al fenomeno blaugrana è bastato un Paulinho versione extra-lusso. Fred sembra inadeguato e la difesa va registrata, ma il serbatoio di talenti a cui può attingere la garanzia Scolari, con lui la squadra può solo crescere, è vastissimo.
L’Italia dimentica le preoccupazioni atletiche e le paturnie da amichevole offrendo una prova convincente contro un Messico su cui sorge spontanea la domanda: non è che le difficoltà che sta incontrando per qualificarsi per il Mondiale significhino semplicemente che sia ben poca cosa? Troppo poco una traversa scheggiata e un penalty regalato da un Barzagli non al meglio, unica nota azzurra stonata oltre a Marchisio, non a suo agio nel ruolo di incursore puro. Abbiamo infranto in un colpo solo il tabù verde (vent’anni che non li battevamo) e quello giallo (mai segnato un gol nel mitico Maracanà) non solo grazie a Pirlo, che non invecchia mai e viene acclamato da tutto lo stadio nel giorno della sua 100esima in Nazionale, e a Balotelli in versione SuperMario Hulk, ma anche al quasi deb De Sciglio e al tanto bistrattato Giaccherini. OK Cesare, la strada è quella giusta.
Nella notte italiana, la Spagna cancella i Campioni sudamericani dell’Uruguay. Oltre al dato, spaventoso ma non sempre risolutivo, del possesso palla (78% nella prima frazione!), quello che fa paura di una macchina costruita per giocare a pallone è che ad andare a segno sono stavolta due attaccanti: Pedro e quel Soldado preferito da Del Bosque (il vero segreto di questa squadra) ad avanti dal nome più blasonato. Per chiudere il cerchio, provate ad indovinare chi è stato il migliore in campo? Tanto per cambiare proprio lui, Andrés Iniesta. Se gli 8 di Tabarez non saranno in grado di far arrivare palloni giocabili ai due mammasantissima là davanti, il sogno di Suarez & co. di inserirsi nella lotta come quarti incomodi è destinato a rimanere tale.

Spazio. La spedizione dell’Agenzia Italiana procede a gonfie vele

L’astronauta Luca Parmitano ha postato su Twitter una serie di immagini spettacolari

La prima spedizione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, “Volare”, prosegue a gonfie vele. L’astronauta Luca Parmitano ha postato su Twitter una serie di immagini che non smettono di lasciarci a bocca aperta, osservando com’è il nostro pianeta visto dalle stelle. Parmitano, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, resterà in orbita per sei mesi. Intanto, l’aggancio del modulo Atv-4 Albert Einstein
è andato a buon fine.

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Calcio. Confederations Cup 2013. L’analisi delle 8 partecipanti

Un ”mini Mondiale” che ha trovato stabilità a partire dall’edizione tedesca del 2005

Il “mini Mondiale”. Ecco forse la definizione più adatta a quello che è diventata la Confederations Cup da quando passata sotto l’egida della FIFA (1997, Arabia Saudita), ma soprattutto da quando si disputa con cadenza quadriennale, l’anno precedente al Campionato del Mondo, nel Paese in cui questo si giocherà (2005, Germania). Nella storia della manifestazione vengono incluse anche le edizioni del 1992 e del 1995, organizzate sempre in Arabia Saudita con la denominazione “Coppa re Fahd”. L’albo d’oro è guidato dal Brasile, a quota 3, seguito da Francia a 2 e Messico, Danimarca e Argentina a 1.
Un “mini Mondiale” che ha trovato stabilità di formula nel riunire i 6 campioni continentali (l’America viene considerata divisa in 2), i Campioni del Mondo in carica e il Paese organizzatore della competizione iridata.
Per quest’ultimo è un banco di prova importante, sia dal punto di vista tecnico che da quello organizzativo. Aspetto quest’ultimo particolarmente importante se lo Stato in questione nel prossimo triennio ospiterà, oltre appunto ai Campionati del Mondo, i Giochi Olimpici. Aspetti strettamente collegati se lo Stato in questione risponde al nome di Brasile.
Da questo partiamo per un’analisi delle 8 partecipanti.
GRUPPO A: Brasile: deve convincere ma possibilmente non vincere. Questo il paradosso della Nazionale di “Felipão” Scolari, che ha il difficile compito di trovare la quadratura del cerchio, riconquistare critica e tifosi e… non alzare la coppa. Sì, perché chi ha vinto la Confederations, l’anno successivo non ha mai vinto i Mondiali. Per evitare, 64 anni dopo, un altro “Maracanazo”, anche i brasiliani, notoriamente poco superstiziosi, sembrano disposti a sopportare una sconfitta onorevole. Tutto, o quasi, ruota intorno alle lune di Oscar ma, soprattutto, di Neymar.
Giappone: primi a qualificarsi ai Campionati iridati, in crescita continua, di personalità ma soprattutto tecnica. Zac ha portato realismo e ulteriore acume tattico. L’esperienza maturata da molti giocatori in Europa, la finalmente raggiunta patente da leader di Honda, ma soprattutto la forza del collettivo per stupire quest’anno e ancora di più il prossimo.
Italia: cancellare il brutto ricordo di 4 anni fa continuando nel solco dell’ottimo lavoro svolto sinora, con il mirino ben puntato sull’obiettivo finale: Brasile 2014. Questo l’obiettivo della Nazionale di Cesare Prandelli, nelle ultime uscite apparsa clamorosamente fuori condizione, ma che quando conta c’è, eccome se c’è: una sola sconfitta ufficiale durante la gestione del tecnico bresciano. Da cercare, e possibilmente trovare, il modulo che permetta ai nostri di esprimersi al meglio; da ritrovare El Shaarawy e una certa solidità difensiva.
Messico: la generazione dell’oro olimpico non vuole rimanere incompiuta come quella del trionfo ai Mondiali Under-17 di 8 anni fa. Trait d’union, l’ex blaugrana Giovani Dos Santos. Squadra sempre difficile da affrontare (noi non li battiamo da 20 anni, al Brasile hanno sfilato il tanto atteso alloro a Londra 2012), con il rischio di avere la testa alle qualificazioni mondiali che non li avevano mai messi tanto in difficoltà.
GRUPPO B: Nigeria: le “SuperAquile” sono tornate a volare alto grazie ad uno dei tanti allenatori locali snobbati: Stephen Keshi. Via le teste calde per avere uno spogliatoio più unito e grande personalità nei sempre importanti, e delicatissimi, rapporti con la Federazione. Questa la ricetta dell’ex difensore in campo ad USA ’94, che si affida a ben 7 “profeti in patria” e alla leadership dell'”inglese” Obi Mikel.
Spagna: i nuovi re Mida del calcio alla prova dell’unico materiale che non sono ancora riusciti a trasformare in oro. Le indicazioni parlano di un ritorno al “9” classico e di ben pochi esperimenti. I pericoli sono un naturale appagamento da vittoria accompagnato dal possibile logorio di uno stile di gioco che ha già fatto la storia. A Del Bosque il compito di allontanare ulteriormente la fine di un impero su cui non sembra voler mai tramontare il sole.
Tahiti: il convitato di pietra, la vittima chiaramente e clamorosamente sacrificale. Per i “guerrieri di ferro” guidati dall’esperto attaccante Marama Vahirua segnare un gol o tenere la porta inviolata, anche in una sola occasione, sarebbe già un’impresa clamorosa.
Uruguay: grande sostanza, tanti vecchi bucanieri e una delle coppie d’attacco potenzialmente più forti del mondo. Potenzialmente perché se Luis Suarez è un iradiddio (e un esempio di correttezza!) anche con la “camiseta”, non altrettanto si può dire del suo compagno di reparto Edinson Cavani, a volte soffocato da un sistema di gioco troppo rigido e a volte dall’ingombrante ombra del totem Forlan. Se miscelata nel modo giusto, la miscela diventerebbe potenzialmente esplosiva.

La seconda guerra fredda? Tensione tra USA e Russia sulla questione siriana

La Casa Bianca apre al sostegno ai ribelli. Mosca: ”Obama sta prendendo la stessa strada di Bush”

Il “New York Times” ha riportato che le autorità americane ed europee sarebbero giunte alla conclusione che il governo siriano avrebbe usato armi chimiche contro i ribelli. Il senatore repubblicano John McCain, 5 anni fa candidato alla presidenza, ha dichiarato: “In Siria è stata superata la linea rossa. Per questo gli Stati Uniti armeranno i ribelli”. La conferma sull’utilizzo di un particolare tipo di gas, il sarin, che nell’ultimo anno avrebbe provocato
da 110 a 150 vittime, è arrivata direttamente dalla Casa Bianca, che ha infine aperto alla decisione di armare in modo diretto le forze ribelli ad Assad.
Il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Ben Rodhes, ha dichiarato: “Il regime di Assad deve sapere che le sue azioni ci hanno portato ad aumentare l’assistenza che offriamo all’opposizione siriana, incluso l’aiuto diretto ai ribelli. E questi sforzi aumenteranno andando avanti”.
Gli Stati Uniti parleranno della delicata questione al G8 che si terrà nel Regno Unito la prossima settimana.
Pronta la replica di Mosca. Secondo Alexiei Pushkov, Presidente della Commissione Esteri della Duma: “Le informazioni sull’uso di armi chimiche da parte di Assad sono state costruite. Obama sta prendendo la stessa strada di Bush”.
Che sia l’inizio della seconda guerra fredda?

Sesso. Otto mesi di erezione per l’inserimento di una protesi nel pene

Daniel Metzgar, 44enne camionista del Delaware, ha denunciato il chirurgo che l’operò 3 anni fa

“Non potevo più fare niente. Nel 2009 mi sono operato per una protesi al pene ma qualcosa è andato storto. Ho avuto una costante erezione per otto mesi di fila”. Questa l’incredibile testimonianza di Daniel Metzgar, 44enne camionista dello Stato del Delaware che, dopo l’inserimento di una protesi al pene, è rimasto in preda ad una continua operazione, finchè non ha deciso di rimuovere l’impianto.
“Non riuscivo nemmeno a ballare a causa di questa dannata erezione e andavo sempre a sbattere sulla mia partner. Dovevo indossare pantaloni lunghi e larghi”.
Il fattaccio risale a tre anni fa. Dopo aver denunciato Thomas J. Desperito, il chirurgo che eseguì l’operazione, Daniel è ora in attesa della (liberatoria?) sentenza del tribunale.

Calciomercato. I ”top 5” di questa prima fase di compravendita

Nella lista non solo calciatori, ma anche le loro guide, sedute su panchine sempre più instabili

Nonostante ci troviamo solo nella fase iniziale dell’infernale ed appassionante giostra che prende il nome di "calciomercato", non è troppo presto per stilare una prima "top 5" di colpi. Nella breve lista non sono compresi solo calciatori, ma anche le loro guide su panchine sempre più precarie ed instabili. In questo senso, vero e proprio simbolo della fine di un’era, è arrivato l’addio di Sir Alex Ferguson.
5. JOSE’ MOURINHO (dal Real Madrid al Chelsea): dopo Marcello Lippi, la più clamorosa “minestra riscaldata”. Poche storie: a Madrid, non arrivando alla famosa e famigerata “decima”, ha fallito. Solo quinto o quinto è già troppo? E’ un pò come il dilemma sul personaggio, che si ama o si odia senza mezze misure. Io sto nel mezzo, e affido al campo l’ardua sentenza.
4. MARIO GOTZE (dal Borussia Dortmund al Bayern Monaco): per uno dei più luminosi talenti della generazione di fenomeni tedesca parlano i numeri: appena ventun anni, già la terza stagione consecutiva a livelli altissimi. 10 gol conditi da 13 assist nell’ultima Bundesliga. Promesso sposo dei campioni di tutto, non giocare a Wembley l’ha tolto dall’imbarazzo. Provate a spiegarlo ai tifosi del Dortmund.
3. NEYMAR (dal Santos al Barcellona): solo terzo? Per quello che ha dimostrato sinora, 57 milioni sono troppi. Tutta da verificare, e scusate se è poco, la coesistenza con Sua Maestà Messi. Certo, 57 milioni potrebbero essere stati pochi. Certo, quella con l’argentino potrebbe essere la coppia “crack” del XXI secolo. Staremo a vedere.
2. RADAMEL FALCAO (dall’Atletico Madrid al Monaco): per chi ancora non lo sapesse, ho scritto correttamente: Monaco e non Bayern Monaco. Una violenza, ben pagata per usare un eufemismo, vedere il miglior killer di area di rigore del mondo finire in un club la cui solidità tecnica e finanziaria è ancora tutta da verificare. Il primo mattone, sempre per usare un eufemismo, non è niente male.
1. PEP GUARDIOLA (dall’anno sabbatico al Bayern Monaco): se il mondo si divide in “mourinhani” e “guardiolisti”, forse avete capito da che parte sto. Un primo posto sulla fiducia, considerato che il “filosofo” (Ibra copyright) deve non solo dimostrare di essere vincente anche al di fuori dell’ambiente natìo, ma anche di saperlo fare proponendo un gioco ancora più spettacolare e “totale” del suo predecessore Heynckes. Auguri Pep, ne avrai bisogno.

Liam Gallagher. ”Provo le nuove droghe, ma preferisco la Tequila”

L’ex cantante degli Oasis apre ad un concerto di reunion con il fratello Noel

Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Raggiunta la soglia dei quarant’anni d’età, Liam Gallagher, in un’intervista al quotidiano britannico “Indipendent”, ha ammesso di fare ancora uso di sostanze stupefacenti:”Ne faccio uso quando esce qualcosa di nuovo, ma mi ci vogliono tre giorni per riprendermi e cerco di evitare. Per me, una buona serata è tornare a casa sbronzo ma senza aver toccato un grammo di roba”.
L’ex cantante degli Oasis ammette quindi di preferire l’alcol:”Mi piace la Tequila, dopo un concerto riesco a berne una bottiglia intera da solo, senza effetti collaterali. Alle 12 del giorno dopo mi riprendo. Sono il vino rosso e la Guinness che ti fanno stare male”.
Il frontman dei Beady Eye ha anche definito i figli molto “musicali” e lanciato un messaggio al fratello Noel, con cui aveva interrotto il sodalizio artistico a causa delle continue liti:”Sarebbe bello suonare insieme per l’anniversario. Per me andrebbe bene, lo farei gratis, anche se non mi tirerei indietro se qualcuno decidesse di investire molti soldi”.

Venezia. Parco vietato ai bambini perchè disturbano i cani

Con i loro schiamazzi, i piccoli di Villa Groggia spaventerebbero gli animali

Uno spazio aperto ai cani e vietato ai bambini. Questo l’assurdo scenario del parco di Villa Groggia, a Venezia. I bambini dai 2 agli 8 anni disturberebbero gli animali con i loro festeggiamenti in occasione delle feste di compleanno organizzate nella vicina ludoteca. La questione sarebbe sorta a partire da un palloncino fatto scoppiare da un piccolo, il cui rumore avrebbe spaventato un barboncino.
La padrone del cane è andata su tutte le furie, e così l’ufficio relazioni col pubblico del parco del capoluogo veneto ha optato per il “brillante” escamotage.
La responsabile della ludoteca, Franca Caltarossa, al quotidiano “Il Gazzettino” ha dichiarato:”Evitiamo una guerra tra cani e bambini. Nel parco c’è posto per tutti. I bimbi non possono essere costretti negli spazi della ludoteca e il parco è pubblico, hanno diritto a giocare dove vogliono”.

Immagine tratta da “Il Gazzettino”