Redazione

Berlusconi. Abbandonare, solo una buffonata

Precisazione del leader di FI in merito al passaggio di testimone

Si è letto di tutto nei giorni scorsi a proposito di alcune presunte dichiarazioni di Silvio Berlusconi riguardanti il futuro del centrodestra e puntualmente, da Arcore, arrivano le smentite.
Il premier, infatti, rassicura i suoi elettori dichiarando: “Sento la responsabilità di quelli che hanno creduto in me. Voglio continuare a rappresentare il popolo del Centrodestra” e aggiunge: “abbandonare sarebbe un tradimento “.
Per quanto riguarda la scelta del suo successore ricaduta su Gianfranco Fini, leader di AN, Berlusconi commenta: “ Tutta una buffonata, sono state scritte cose assurde” e da buon sornione, approfittando del microfono, spara sulle coppie di fatto accusando il centrosinistra di voler sovvertire i valori della famiglia.

Napoli. Attacco di cuore in tribunale muore ai piedi del giudice

Il braccio violento della legge stavolta ha colpito per davvero

Un detenuto napoletano quarantenne mentre assisteva all’udienza del suo processo da dietro le sbarre, ha involontariamente trasformato in ergastolo la sua presunta pena. Il reo colpito da infarto non ha avuto scampo complice forse un prolungato ritardo nei soccorsi.

Gli intoccabili

I perchè del nuovo palazzo degli uffici, una sorta di mastodontico edificio, sullo stile di SpaceBalls, che il sindaco Reggi e la sua squadra vogliono, a tutti i costi, realizzare.

In un’ottima pellicola del 1987, firmata da Brian De Palma, “Gli intoccabili” erano un gruppo di agenti scelti guidati da Eliot Ness che, nella Chicago degli anni del proibizionismo, si erano messi in testa di debellare la banda di Al Capone. Oggi, invece, non entrando certo nel merito dei ruoli e del significato di tali personaggi ma limitandoci, per l’amor del cielo, ad apprezzarne la fonetica del termine, potremmo dire che “gli intoccabili” sono il gruppo dirigente piacentino che siede a Palazzo Mercanti. Già, perché non è facile capire i motivi che stanno alla base del bagno di onnipotenza nel quale tali signori sguazzano ormai da troppo tempo. Ultima vicenda, ma sia chiaro, solo in termini cronologici, è l’approvazione in consiglio comunale del nuovo palazzo degli uffici, una sorta di mastodontico edificio, sullo stile di “SpaceBalls”, che il sindaco Reggi e la sua squadra vogliono, a tutti i costi, realizzare. Ecco, appunto, a tutti i costi. Ma perché?
Perché la gente lo chiede a gran voce? No, e ci mancherebbe altro. Perché la maggioranza lo chiede a gran voce? Assolutamente no, anzi: su tale progetto si stanno consumando rotture politiche e personali inaudite. Perché era scritto nel programma elettorale del candidato Reggi? Ma manco per sogno! (se non ci credete, scaricate il documento programmatico dal sito elettorale).
E, allora, perché tanta arroganza e tanta prepotenza di fronte a tre consiglieri comunali che, solo perché non d’accordo con il progetto in questione, sono trattati alla stregua di untori manzoniani? Perché il Sindaco, pur sapendo di non avere la maggioranza su tale atto, è andato ugualmente al braccio di ferro con il massimo organo istituzionale della città? Cosa doveva dimostrare? E a chi? Per non parlare dell’allegro assessore Carbone (quello famoso per aver detto che “prima si agisce e poi, al limite, si modifica”) che si è spinto addirittura, tanto è l’amore per quel palazzone degli uffici, a dire che il voto in consiglio comunale “non sarebbe nemmeno necessario”? A parte la desolante pochezza di sentimento civico dimostrata con tali parole, si rende conto l’agile assessore Carbone che la sua lieta dichiarazione rappresenta un pugno nello stomaco alla democrazia e alle istituzioni?
E, dulcis in fundo, come considerare le deliziose minacce proferite dai segretari unionisti, Bisotti, Chiapponi e Montanari che, allergici a qualsiasi forma di confronto e di dibattito (loro, che della partecipazione ne hanno fatto un tormentone perpetuo), seguitano a lanciare ultimatum ai miserabili contestatori di Sua Maestà?
“Tra coloro che in battaglia vincono mille volte mille nemici, l’uomo che vince se stesso è il più grande di conquistatori”, ci ricorda il Dhammapada. Chissà se sua Maestà, e i baroni della Sua corte, hanno mai considerato tale concetto…
No, sicuramente, no. Loro sono intoccabili.

Quello che non si doveva dire

A me sembrava, e riconosco la mia colpa, che i libri di Biagi fossero tutti uguali, a parte l’anno di edizione e il titolo…

E’ finalmente uscito il nuovo libro di Enzo Biagi. Come avremmo fatto, senza? La mia personale biblioteca, per esempio, rispetto a quelle di tanti miei amici, soffre di un terribile complesso di inferiorità; perché quelle molto spesso sono anche esili, a volte assolutamente virtuali, epperò di libri del mitico Enzo ne annoverano proprio tanti. La mia, poveretta, di fianco ai vetusti Melville e Stevenson, Shakespeare e Dickens conta solo la "Storia d’Italia a fumetti". A me sembrava, e riconosco la mia colpa, che i libri di Biagi fossero tutti uguali, a parte l’anno di edizione e il titolo: uno stile secco, secchissimo; essenziale, essenzialissimo; fatto di microfrasi, citazioni di Churchill e finali sibillini che stavano a denotare la leggendaria sagacia del Grande, a discapito dei poveri sempliciotti come me che con tutte quelle frasi smozzicate e quegli apodittici veri o presunti non ci capivano niente e per questo non ci dormivano la notte. Ma ci sbagliavamo,perchè fare sempre la stessa cosa è tipico dei grandi come lui; non si dice che Bergman ha sempre fatto lo stesso film e Moravia scritto lo stesso libro? E poi, Biagi veramente non cessa di stupire: pensate che in copertina appare con la bocca tappata, e il titolo suona così "Quello che non si doveva dire", e "Non" è scritto in rosso. Lo avreste mai creduto? A Biagi hanno tappato la bocca, vi rendete conto? D’accordo, se ne è andato lautamente pagato; ma certo, scrive sui più importanti quotidiani; senz’altro, pubblica libri "a rudo", come si dice a Piacenza, tra cui anche guide turistiche e depliant per viaggiatori impenitenti; però gli hanno tappato la bocca, e questo è un fatto che indigna e che merita ben più vasti approfondimenti.
Una volta chiesero a Abramo Lincoln quanto dovessero essere lunghe le gambe di un uomo perché fosse abile alle armi: "Quel tanto che basta per attaccargli il corpo alla terra", rispose.
Cosa c’entra? E che ne so, chiedetelo a Biagi.

Una strana forma di regime

Professione: martire

Ci risiamo. Dovevamo aspettarcelo, a dire il vero, ma l’indignazione prevale. La genetica di questa sinistra è sempre quella, l’importante non sono i voti o i programmi politici, l’importante è governare anche se non si è il partito governante. Come? Semplice: la vecchia storia delle poltrone e degli uomini giusti al posto giusto, che potranno sostenere in qualsiasi occasione la nobile causa, incensate figure di uomini di kultura, magnati del sapere e portatori del verbo che agiranno sempre nei loro interessi, che poi sono quelli del partito, anche se a quest’ultimo non toccherà governare.
La memoria allora torna al governo precedente, erano anni quelli (lo ricordiamo a tutti coloro che non subirono violenze squadriste, che potevano parlare liberamente ed esprimere liberamente il loro pensiero, a tutti coloro ai quali fu possibile devastare anche una città e scendere in piazza ogni volta che qualcosa non andava come volevano) nei quali regnava un regime liberticida e anti democratico, anni in cui l’Italia visse buio decadimento morale ed economico, sociale e culturale”¦.poi, beh, poi arrivò il professore a vincere (perdere?) le elezioni, e passati neanche sessanta giorni il ciclista dei colli Bolognesi poteva già sostenere che “si sente già aria di ripresa , nel paese le cose stanno già migliorando””¦ Magia? Beh, signori, a questo punto una capacità cosi efficace di cambiare la realtà a proprio piacimento non so proprio come chiamarla.
Permettetemi di circoscrivere questa piccola analisi ad un particolare settore, l’informazione, e la cultura ovviamente, perché (purtroppo) l’una è creatrice dell’altra.
Ricordate gli editti bulgari del precedente regime? Vi ricordate di Enzo Biagi? Rammentate la levata di scudi quando Biagi fu martirizzato come vittima del potere oscuro e di ardite trame settecentesche atte ad impedire all’Italia un’informazione libera e privata di uno dei suoi più illustri esponenti?
Sia chiaro, portiamo rispetto, sia per l’età che per tutto il resto, al signor Biagi, ma a questa pantomima da martire non vogliamo assistere.
Senza grande rispetto per gli anziani e i coetanei del signor Biagi, costretti a viver con una pensione ignobile, è di questi giorni la notizia del reintegro in Rai dell’illustre giornalista con un contratto che, euro più euro meno, dovrebbe portare nelle sue tasche qualcosa come un milione di euro in due anni! Alla faccia della terza età”¦
Giustizia, dunque, è fatta. Per anni i soloni della sinistra ci hanno ripetuto che Enzo Biagi fu vittima di un’epurazione mirata ad elimare lui ed il suo programma dal palinsesto, ovviamente a sostegno dell’esistenza di un dispotico regime di censura, ma ora come si può commettere l’errore di tacere nuovamente, come non ricordare che il programma di Enzo Biagi (Il Fatto) era un vero e proprio salasso per i conti della Rai? Sì, perché, nonostante i dati Auditel non proprio confortanti, quel programma della durata di sei minuti, per i quali il giornalista percepiva due miliardi l’anno, fu sempre trasmesso in barba ai bilanci non proprio rosei della televisione di stato; ma, soprattutto, Biagi godeva di un personale salotto in prima serata ad uso e consumo, di una redazione dedicata in toto a lui e al suo programma, il quale finì, lo sottolineiamo, al termine del contratto, e non con irruzioni armate, mentre il signor Biagi si allontanava con un buonuscita di un miliardo e mezzo”¦ Bene. Ed ora vogliamo chiamarlo martire? Vogliamo allora ricordare che nei soliti anni bui, tempestosi”¦.etc, egli ebbe forse una vetrina ancor più importante come la prima pagina del maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, dove, con il solito tono calmo ed elegante, dispensava giudizi ad personam? Mi spiace ma non riesco nemmeno oggi a rattristarmi per un’ottantenne che si considera “un povero vecchio cronista” con l’ufficio in Galleria del Corso che ha scritto QUATTRO libri per raccontare il pianto ormai snervante della berlusconiana censura (Quello che non si doveva dire, Era ieri, L’Italia domanda, La nuova storia d’Italia a fumetti. Dall’Impero romano ai giorni nostri) editi in maggioranza dalla casa editrice Rizzoli che gli assicura una tiratura di oltre un milione di copie l’anno, compensi esclusi”¦
Strana forma di censura quella contro Biagi: quello che non si doveva dire si poteva benissimo scrivere, più di un centinaio i libri scritti in questi anni su Berlusconi con i toni più disparati, dall’invettiva alla satira, dall’elogio alla semplice cronaca, e così via.
Qui non si tratta di difendere il Cavaliere, anche perché a difendersi ci ha sempre pensato lui, ma si impone quantomeno una linea di decenza, politica e storica, perché con la nobile arte denigratoria dell’insulto, con il piagnisteo vittimista di chi ha mangiato sempre al caldo e l’ottusità monodirezionale degna di un’animale da soma, in Italia si fa cultura ed informazione e si manipola l’opinione pubblica.
E ci sarebbe ancora da parlare dei vari Bocca, Scalfari, Fazio e Santoro, anche se di quest’ultimo, vista la tristezza del suo programma, forse è meglio non preoccuparsene più di tanto. Del resto, in Italia abbiamo già Pansa che, con i suoi libri, è ormai diventato il male assoluto da combattere e debellare. Almeno a sinistra.

Pinochet e i rigurgiti dell’informazione neocon all’italiana

Agghiacciante mettere a confronto il commento di Sepulveda e quello del TG5 e del TG2

Nelle foto visibili nella photogallery dell’articolo con il Papa Buono (subito Santo!!), con alcuni scagnozzi, poi quello che resta di quindici oppositori politici chiusi nei sacchi della spazzatura.

Fu al potere in Cile, tra violenze, torure, arresti e sparizoni dal 1973 al 1990.

Secondo i dati ufficiali furono 3.197 le persone uccise, 1.192 gli scomparsi, 28.000 quelle torturate.
Ma le organizzazioni che si battono per i diritti umani parlano di cifre molto più alte.

Alcuni TG italiani (TG2 e TG5) ne hanno ricordato i misfatti AL PARI della grande crescita economica che ebbe il Cile grazie a lui.

Di seguito alcuni estratti da un articolo di Luis Sepulveda (imprigionato e torturato dal regime di Pinochet) su "Repubblica" del 4 dicembre:

Vorrei essere in Cile tra i miei cari e condividere con loro la spumeggiante allegria di sapere che finalmente finisce l’odiosa presenza del vile che ha mutilato le nostre vite, che ci ha riempito di assenze e di cicatrici.
Pinochet non solo ha tradito il legittimo governo guidato da Salvador Allende, ha tradito un modello di paese e una tradizione democratica che era il nostro orgoglio, ma in più ha tradito anche i suoi stessi compagni d’armi negando che gli ordini di assassinare, torturare e far scomparire migliaia di cileni li dava lui personalmente, giorno dopo giorno. E come se non bastasse, ha tradito i suoi seguaci della destra cilena rubando a dismisura e arricchendosi insieme al suo mafioso clan familiare.
Muore amministrando il suo bottino di guerra con la complicità di una giustizia cilena sospettosamente lenta. Smette di respirare un’aria che non gli appartiene, di abitare in un paese che non merita, tra cittadini che per lui non provano altro che schifo e disprezzo. Ma muore, e questo è quello che importa. La sua immagine prepotente di "Capitán General Benemérito", titolo di ridicola magniloquenza che si autoconcesse, svanisce nella figura dell’anziano ladro che nasconde il suo ultimo furto tra i cuscini della sedia a rotelle. Ma muore, e questo è quello che importa. Prima di tornare al mio romanzo, apro il frigorifero e palpo il freddo della bottiglia. Poi dispongo i calici con i nomi dei miei amici che non ci sono, dei miei fratelli che difesero La Moneda, di quelli che passarono nei labirinti dell’orrore e non parlarono, di quelli che crebbero nell’esilio, di quelli che fecero tutte le battaglie fino a sconfiggere il miserabile che ha gettato un’ombra sulla nostra vita per sedici anni ma non ci ha tolto la luce dei nostri diritti. Con tutti loro brinderò con gioia alla morte del tiranno.

Sorprende la moglie nel suo bar mentre fa sesso con il vicino di casa

Piacentino quarantenne s’infuria, picchia tutti e finisce in manette

Tradito, picchiato, ricoverato, arrestato e pure sfottuto. L’odissea vissuta nelle ultime 72 ore da un 40enne piacentino ha dell’incredibile e si è conclusa ieri mattina in tribunale con la convalida dell’arresto per evasione dai domiciliari (solo l’ultimo dei suoi guai) effettuato l’altra sera dai carabinieri di Rivergaro comandati dal maresciallo Roberto Guasco. ”Ho chiesto un rinvio per studiare il caso” s’è limitata a dire, a udienza conclusa, l’avvocato Lorenza Dordoni, difensore del 40enne. Un caso intricato, non c’è che dire. Il protagonista della vicenda si trova ai domiciliari nella sua casa in Valtrebbia (è accusato del furto di una carta di credito) quando venerdì sera non si sente bene: soffre di crisi d’ansia e ha bisogno d’aiuto. Sua moglie lavora in un bar della zona e in quel momento, a notte inoltrata, non è ancora rincasata. Lui la cerca sul cellulare ma lei non risponde. Prova ancora e ancora, ma lei niente. All’ansia si aggiunge la preoccupazione che possa essere accaduto qualcosa alla moglie, quindi decide di uscire di casa, nonostante gli fosse proibito, e di raggiungere il bar. La moglie in effetti è troppo impegnata per rispondere al cellulare, ma il suo ”impegno” non è piace affatto al povero marito: la donna è stata sorpresa all’interno della cucina del locale nel bel mezzo di un rapporto sessuale con il loro vicino di casa. Il 40enne dà comprensibilmente fuori di matto: volano pugni, calci, insulti. Alla fine a prenderle più di tutti, però, è proprio lui, il 40enne. Quando esce dall’ospedale, il giorno dopo, ottiene nuovamente il permesso di andare al lavorare. Si è ormai calmato, nonostante la disperazione, quando un suo compaesano non proprio ”delicato” nei modi scatena di nuovo il tormento: ”Ma è vero che hai sorpreso tua moglie a fare sesso con il vicino?” gli chiede, senza alcuna pietà. Il marito tradito realizza di essere ormai sulla bocca di tutti e non se ne fa una ragione: esce di sé, va a casa, beve, assume psicofarmaci e raggiunge il bar dove si trova la moglie e numerosi clienti: là si strappa la maglia e con una forbice minaccia di uccidersi. Sta male e poco dopo è di nuovo in ospedale. Al suo capezzale c’è la moglie che lo aveva tradito. Quando si sveglia e la vede, s’infuria di nuovo ma questa volta ci sono anche i carabinieri, oltre che il suo avvocato. Il 40enne si denuda e di fronte a medici e infermieri inizia a insultare la moglie. Ormai è incontrollabile e ai carabinieri – sino a quel momento comprensivi, vista la situazione – non resta che arrestarlo. Chi la sta facendo franca sinora è il giovane amante, traditore a sua volta: a casa ha la fidanzata ignara di tutto. A informarla ci pensa il figlio adolescente del 40enne arrestato, piombando a casa dei due giovani conviventi e spiattellando tutta la storia.

Anziana disabile muore carbonizzata nel suo appartamento

Forse una sigaretta la causa dell’incendio. La badante: era già accaduto ma sono sempre arrivata in tempo

Seduta sulla sua poltrona, di fianco alla finestra della camera da letto, con l’immancabile sigaretta tra le dita. E’ morta così, questa mattina tra le 10 e le 10,30, Maria Mainardi, 86 anni, piacentina, ex insegnante di matematica delle scuole medie (Faustini, Manzoni, Tramello). E’ morta carbonizzata nel suo appartamento al terzo piano di corso Vittorio Emanuele 165, in uno degli eleganti palazzi del quartiere Santa Teresa. E con ogni probabilità è stata proprio la sigaretta a ucciderla. Così la pensano i vigili del fuoco intervenuti in forze insieme alla polizia e al personale del 118. Forse il mozzicone scivolato dalle dita, o forse un pezzo di brace, fatto sta che nel giro di pochi minuti la poltrona sulla quale era seduta la donna ha preso fuoco, poi il comodino, poi le tende; per il calore si è addirittura sciolto il condizionatore che si trovava nella stanza adiacente. Maria Mainardi – 86enne ”perfettamente lucida, in grado di gestire i conti e le spese della casa, in grado di apprezzare la sua adorata musica, dalla classica al prog degli Emerson Lake & Palmer”, la descrivono i parenti e chi le stava vicino – è morta carbonizzata nel giro di pochi istanti. Non era in grado di muoversi senza aiuto ed è rimasta su quella poltrona avvolta dalle fiamme. La badante ”sostitutiva” (quella che la domenica mattina prende il posto di quella che la assiste 8 ore al giorno duranta la settimana) era appena andata via e Vittorina Mainardi, una delle sorelle dell’anziana, era appena uscita di casa – abita nell’appartamento a fianco – per andara ad assistere un altro parente malato. Un insieme di coincidenze sfortunate, una tragica fatalità. ”Era già accaduto almeno altre tre volte” ricorda in lacrime Sonia, la badante ecuadoregna che si prendeva cura di Maria da quattro anni, ovvero da quando aveva iniziato ad accusare i primi malesseri alle gambe che poi l’hanno costretta su una sedia. Altri tre principi d’incendio, spiega Sonia; una volta la coperta, l’altra volta il cestino della carta di fianco alla sua poltrona e una terza volta la manica del maglione. ”Le avevamo detto di smettere, le avevamo detto che era pericoloso – ricordano i nipoti, ancora turbati – ma lei non ne voleva sapere”. A lanciare l’allarme, intorno alle 10,30, è stato Gianluigi Bergonzi, uno dei vicini di casa: ”Ho sentito odore di fumo – spiega – Mi sono affacciato alla finestra e ho visto che usciva dalla stanza da letto della signora Maria. Ho subito chiamato i soccorsi, ma purtroppo era troppo tardi”. Il quartiere Santa Teresa è rimasto ”blindato” sino alle 13,30: mezzi della polizia, autogru e autobotti dei vigili del fuoco, ambulanze (purtroppo inutili) e infine il carro funebre di Enìa. Del fatto è stata informata Letizia Platè, sostituto procuratore della Repubblica, la quale ha già disposto che la salma sia messa a disposizione dei familiari senza bisogno di effettuare l’autopsia.

Omicidio di via Genocchi, condannato Sasa Stojanovic

Il giudice ha accolto la richiesta del pm: 14 anni e 8 mesi. L’imputato: sono innocente

Il giudice del tribunale di Piacenza, Gianandrea Bussi, ha condannato a 14 anni e 8 mesi di reclusione Sasa Stojanovic, il serbo di 32 anni accusato di aver seviziato con un bastone e ucciso a botte, in concorso con altre persone rimaste ignote, il suo coinquilino e connazionale Milovan Posmuga, 29 anni, trovato cadavere all’alba del 4 luglio 2005 sul pavimento del suo appartamento al 45 di via Angelo Genocchi, a Piacenza. La sentenza, pronunciata oggi pomeriggio alle 14.30, ha accolto in pieno le richieste avanzate al termine della requisitoria dal pubblico ministero Antonio Colonna, il quale in mattinata, nelle repliche all’arringa dell’avvocato difensore Piero Spalla, ha ribadito la sua tesi. Quest’ultimo, dal canto suo, ha nuovamente sostenuto con forza l’estraneità ai fatti dell’imputato: non ci sono prove sufficienti a suo carico, ha sempre sostenuto, e non esiste movente. Dopo la lettura della sentenza, l’avvocato Spalla ha già annunciato battaglia in corte d’assise d’appello. L’imputato stesso, mentre veniva accompagnato in carcere da quattro agenti della polizia penitenziaria, rivolgendosi ai cronisti con un velo di commozione negli occhi, s’è limitato a dire due parole: ”Sono innocente”.

Porrajmos : a forza di essere vento

Degli zingari gliene frega poco a tutti, stanno anche un po ‘sulle balle a tutti’, sempre ai margini , un po’ ladri , neanche tanto puliti , mai e poi mai integrati, però, bassi populismi a parte, c’è una storia che pochi conoscono

Porrajmos nella lingua dei Rom significa "divoramento" e indica la persecuzione e lo sterminio che il Terzo Reich attuò nei loro confronti. Durante la seconda guerra mondiale vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime del nazionalsocialismo e dei suoi folli progetti di dominazione razziale. Segnati da un triangolo marrone e dal tatuaggio di una “Z” (zigeuner).

A questi vanno aggiunti quelli uccisi e perseguitati nei territori occupati di tutta Europa. Sebbene nel nostro paese mancasse una esplicita legislazione razziale relativa anche il fascismo fu responsabile di persecuzioni e deportazioni nei confronti di Rom e Sinti.

La storia dello sterminio degli zingari è una storia dimenticata e offesa dalla mancanza di attenzione di storici e studiosi: ancora oggi la documentazione risulta frammentaria e la relazione dei fatti lacunosa. E’ fra l’altro difficile recuperare la storia perchè i suoi protagonisti non erano registrati in nessuno stato proprio perchè nomadi per cultura e tradizione.

In Italia le popolazioni sinte e rom non hanno ancora ricevuto nessun riconoscimento ufficiale per le persecuzioni su base razziale subite durante la dittatura fascista. La Legge n. 211 del 20 luglio 2000 che istituisce il Giorno della Memoria non ricorda lo sterminio subito dalle popolazioni sinte e rom. Nel 2005, per la prima volta dopo sessanta anni, un’amministrazione statale, il Comune di Mantova, chiede ufficialmente perdono a tre sinte sopravvissute al Porrajmos, riconoscendo la persecuzione razziale subita.
I fondi destinati alla ricerca storiografica sono inesistenti. La raccolta dei documenti e delle testimonianze nella maggioranza dei casi sono addirittura ostacolati. Pochissime sono le risorse offerte per le pubblicazioni frutto di lavori supportati in modo volontario da ricercatori e studiosi.

Pochissimi infatti conoscono un fatto rilevantissimo: nel maggio del 1944 nell’imminenza della liquidazione del "settore zingari" ad Auschwitz , i 4.000 nomadi sopravvissuti resistettero, a mani nude, con coltelli improvvisati, le donne, le madri in prima fila a proteggere i bambini.
Una delle rarissime rivolte in un campo di sterminio, l’unica ad avere successo, perchè l’operazione nazista fu interotta.
Qualche mese dopo un migliaio di nomadi fu trasferito a Buchenwald, eliminato, la capacità di resistenza totalmente indebolita, tutti i rom passati per il camino del forno crematorio 5.

Ora una proposta di legge è stata inoltrata dal senatore Livio Togni (di etnia Sinta) perché la “Giornata della Memoria”, che ricorda lo sterminio del popolo ebraico e degli oppositori del regime nazi-fascista, inserisca tra le vittime anche Rom, Sinti, omosessuali, Testimoni di Geova e disabili. Una proposta per ristabilire la verità storica, tenere desta la memoria e contribuire al superamento delle varie “forme di discriminazione ancora oggi presenti, soprattutto contro i Rom”.

Da segnalare anche "A forza di essere vento – lo sterminio nazista degli Zingari" un cofanetto cartonato, a 4 ante, contenente 2 Dvd e un libretto allegato.
I due Dvd comprendono documentari, interviste, spettacoli musicali per un totale di oltre 2 ore e mezza di visione. Il libretto di 72 pagine contiene articoli e immagini relative agli Zingari, allo sterminio di cui furono vittime durante la Seconda Guerra Mondiale, alla loro realtà attuale.

Produce EDA, acronimo di Editrice A, la cooperativa editoriale anarchica che pubblica da 35 anni la rivista anarchica “A” e che negli ultimi anni ha prodotto alcuni Cd e Dvd legati a Fabrizio De André.