Marco Stucchi e i segreti della fotografia dell’arte

All’interno del numero speciale di Piacenza Night dedicato alle bellezze custodite nelle città di Piacenza, la quasi totalità delle immagini che raccontano il ricco e prezioso, ma talvolta nascosto, patrimonio artistico della città sono state realizzate da Marco Stucchi.

Molti si ricorderanno negli anni scorsi di Stucchi a Piacenza nei grandi progetti che hanno dato lustro nazionale alla città “il Guercino a Piacenza” e la “Salita al Pordenone” nei quali ha profuso le proprie energie e professionalità per documentare digitalmente, come mai era stato fatto prima, le cupole cittadine, ma anche progetti più recenti come le “Celebrazioni per i ‘500 di Santa Maria di Campagna” e la “Città Farnesiana di Paolo Bolzoni” presentata poche settimane fa.

Abbiamo chiesto a Marco Stucchi come la fotografia, forma ed espressione artistica, insieme agli innovativi strumenti digitali possono essere al servizio del patrimonio culturale locale e nazionale.

“L’arte fotografica ha scritto quasi due secoli di storia, da quando i primi pionieri tentarono, e riuscirono, ad incidere con la luce le prime lastre fotografiche con sostanze chimiche fotosensibili.

Come in tutti i processi evolutivi dell’uomo il desiderio di cercare, creare e sperimentare nuove idee e soluzioni ha portato nei decenni successivi la tecnica fotografica da un settore di nicchia e di professionisti facoltosi ad un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo. Una svolta fondamentale fu data dall’invenzione intorno al 1880 da parte dell’azienda Kodak della pellicola riavvolgibile in un rullino che conosciamo ancora oggi, e che ha consentito a sempre più persone di avvicinarsi a questa tecnica trasformandola in un fenomeno di massa.

Ma una seconda rivoluzione ha investito il mondo della fotografia negli ultimi due decenni. In realtà questa nuova rivoluzione tecnologica ha investito tutti gli ambiti della nostra vita: da qualsiasi progresso industriale, manifatturiero, alla gestione dati e la raccolta delle informazioni, al settore della finanza e della medicina.

Un’evoluzione tanto rapida, della quale si fa ancora fatica a valutarne tutte le potenzialità. Ovviamente stiamo parlando della “rivoluzione digitale”.

Il settore della fotografia ha potuto beneficiare di questa spinta innovativa e tecnologica, senza però perdere l’anima ed il sentimento artistico che la fotografia sa esprimere e raccontare con uno scatto, un momento di vita impresso, prima su una pellicola analogica, oggi in un sensore digitale.

Il passaggio al mondo digitale però, non solo ha saputo preservare ogni aspetto artistico dell’arte fotografica, ma ha offerto nuove importantissime opportunità tecniche e creative, impensabili prima.

Due tra queste innovative tecniche sono abitualmente impiegate nei progetti che realizzo per attività di valorizzazione culturale e sono state ampiamente applicate ai progetti realizzati a Piacenza, indicati all’inizio dell’articolo.

Nei progetti della cupole piacentine, di cui numerose immagini sono inserite in questa pubblicazione, è stato fatto ampio utilizzo della tecnica di ripresa con stitching (cucitura digitale delle immagini) nelle immagini sferiche a 360° e nella immagini piane (gigapan).

Il risultato finale ottenuto e offerto ai visitatori all’interno di un progetto multimediale è una restituzione fedele dei dettagli e delle cromie di un ambiente virtuale, esattamente come se ci si trovasse in quello stesso posto.

La creatività fotografica, grazie allo strumento digitale, non si esaurisce però in una mera attività di documentazione di opera d’arte, sia pur di straordinaria qualità, ma contribuisce a valorizzare la lettura e la comprensione avvicinando l’osservatore alla stessa opera d’arte. Gli strumenti digitali consentono anche la creazione di complessi ed articolati percorsi culturali di ricerca, scoperta ed approfondimento tematico, in un modello di comunicazione in cui l’opera d’arte è messa al centro dell’osservazione e lo strumento digitale si mette completamente al suo servizio.

I progetti realizzati a Piacenza raccolgono quanto di meglio è possibile realizzare dal punto di vista della documentazione fotografica inseriti in un progetto multimediale in grado di offrire al visitatore un’esperienza di visita immersiva.

In particolare, sia per la cupola della Cattedrale che per la Basilica di Santa Maria di Campagna tutti gli apparati pittorici delle cupole sono stati oggetto di un importante digitalizzazione fornendo immagini con dettagli altrimenti impossibili da cogliere ad occhio nudo. Una splendida vista, inedita e suggestiva, fu realizzata al centro della cupola del Duomo, nel vuoto, in grado di offrire una vista ravvicinata sugli affreschi del Guercino e del Morazzone. Nella Basilica di Santa Maria di Campagna anche le cappelle affrescate dal Pordenone sono state digitalizzate ed inserite in progetto multimediale realizzato ad hoc.

Il modello di digitalizzazione applicato ai beni culturali realizzato a Piacenza ha consentito di ottenere progetti di eccellenza; un modello che, migliorato ed arricchito, è stato poi riproposto anche in tanti altri prestigiosi contesti italiani, da Milano a Trento, da Otranto a Roma, da Salerno a Genova.

Dobbiamo essere pronti a raccogliere le innovazioni che si presentano, nella consapevolezza di poterle sfruttare per migliorare l’arte e la creatività fotografica che sono sempre alla base di ogni progetto di valorizzazione del nostro patrimonio.”

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