Il giudice non sarà più obbligato a disporre la custodia in carcere dell’indagato
La Corte di Cassazione ha dato un’interpretazione estensiva a una sentenza della Corte Costituzionale del 2010, riguardante gli stupri di gruppo. In questi casi di violenza sessuale dove protagonisti attivi sono un gruppo di persone il giudice non sarà più obbligato a disporre la custodia in carcere dell’indagato, ma potrà applicare misure cautelari alternative alla detenzione. Secondo quanto riportato da Notizie.it, “nel dettaglio nel 2009 il Parlamento approvò la legge di contrasto alla violenza sessuale prevedendo che non era consentito al giudice applicare, per i delitti di violenza sessuale e di atti sessuali con minorenni, misure cautelari diverse dal carcere”.
Tuttavia la Corte Costituzionale ha stabilito che detta norma sarebbe in contrasto i principi di uguaglianza davanti alla legge (art. 3), libertà personale (art. 13) e funzione della pena (art. 27) previsti della Costituzione italiana. “Quindi,” continua Notizie.it, “si possono prevedere misure alternative al carcere quando ci siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure”. Con questa sentenza la Corte di Cassazione ha dunque esteso questo principio anche alla violenza sessuale di gruppo, dal momento che non presenta caratteristiche essenziali difformi.