Austria. Manifesto elettorale diffama l’Italia e la Fiat 500

Ancora insulti agli italiani dopo il caso Peer Steinbrueck che fece infuriare Napolitano. Negli ultimi mesi è un’escalation

Il sindaco di Innsbruck, l’ex popolare Christine Oppitz-Ploerer, è stata la prima a criticare con fermezza la discutibile iniziativa del partito popolare tirolese Oevp, che con un manifesto elettorale è riuscito in un colpo solo a diffamare l’Italia, la mitica Fiat 500 e – tanto per cambiare – il nostro ex premier Silvio Berlusconi. Evidentemente insultare l’Italia è diventato uno sport nazionale non solo in Germania, ma anche a casa dei cugini austriaci. Gli italiani rappresentano la fetta più grande di turisti a Innsbruck. Con i nostri soldini teniamo in piedi una buona fetta dell’economia tirolese, ed è questo il vero motivo per cui Christine Oppitz-Ploerer ha cercato di metterci una pezza.
Anche l’assessore socialdemocratico Thomas Pupp ha provato a rimediare dichiarando che per i tirolesi “l’Italia è sinonimo di vacanze, anche se solo al lago di Garda: vino, gelato, spiaggia, mare, sole, amore”. Mancavano solo i soliti luoghi comuni come “pizza, baffi neri e mandolino” per completare il quadro già di per sé drammatico. Thomas Pupp ha criticato il manifesto perché “diffama anche la Fiat 500, un monumento culturale del boom economico dell’Italia dopo la seconda guerra mondiale”.
Domani si vota nel land austriaco e il manifesto che mostra Berlusconi alla guida di una Fiat 500 che si schianta contro un muro, con il gigantesco slogan “Keine italienischen Verhaeltnisse!” (“per non finire come l’Italia”) si riferisce al numero particolarmente alto di liste.

Approfitto di questo ennesimo caso di insulto all’Italia da parte dei nostri presunti alleati europei, per raccontare la storia di Andrè Rizzello, giovane italo-tedesco di Solingen, che con un gesto a mio avviso molto coraggioso ha restituito il suo passaporto tedesco dopo le parole di Peer Steinbrueck, il candidato cancelliere socialdemocratico, che ha detto di essere “inorridito dal fatto che gli italiani avessero eletto due clown”.

L’insulto aveva fatto infuriare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che aveva annullato i suoi impegni diplomatici in terra tedesca. Forse ancora ricordava che pochi mesi prima due commentatori ufficiali della televisione di stato tedesca avevano insultato i giocatori azzurri Mario Balotelli e Antonio Cassano definendoli “Straßenköter” (“cani randagi”) e “Pflegefälle (“persone non autosufficienti, con disagi mentali”) dopo una partita degli Europei di calcio.
O forse, sempre in ambito sportivo, non aveva digerito le parole insultanti del “Bild” che aveva messo alla berlina le atlete “bruttone”, a cominciare dalla capitana della squadra di pallanuoto italiana, Elisa Casanova, definita “Eine echte Wuchtbrumm” (“un armadio di donna”), o ancora “una bomba a mano nella vasca italiana”.

Andrè Rizzello, profondamente orgoglioso delle sue radici tedesche e italiane, non ne poteva più di vedere dipinti gli italiani come mafiosi, dementi o pagliacci. Ha compiuto un gesto simbolico, e la sera stessa sulla vetrina del suo bar qualche simpatico e tollerante concittadino lo ha insultato affiggendo un cartello che lo invitava ad andarsene dalla Germania. Leggendo il cartello Rizzello ha ammesso di avere pianto. “Per me si tratta di dare un segno per ottenere più rispetto,” ha spiegato ad un giornalista. “Se vivessi in Italia, e parlassero male dei tedeschi, lascerei la cittadinanza italiana. L’Italia non è pizza, pasta, cappuccino e mafia”.

Che dire… grazie Andrè.

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