I marò sono innocenti. La ricostruzione di Toni Capuozzo. Sergio Silvestris: ”la diplomazia UE risolva il caso”
STRASBURGO. Nella seduta plenaria del Parlamento Europeo il deputato italiano Sergio Silvestris (Forza Italia) ha parlato ai colleghi del caso marò, chiedendo che l’Europa “attivi la diplomazia e solleciti l’alto commissario Ashton a risolvere il caso”. Secondo Silvestris, il cui intervento è stato a lungo applaudito da tutte le forze politiche rappresentate a Strasburgo, i militari italiani Massimilano Latorre e Salvatore Girone sono detenuti in India dopo essere stati “arrestati con l’inganno” e oggi “rischiano la pena di morte per un reato che non hanno commesso”.
L’applauso bipartisan di Strasburgo ha riportato l’attenzione sul caso dei nostri fucilieri tenuti prigionieri in India. Il teorema su cui si fonda l’arresto è crollato già da tempo, ma le autorità indiane vogliono qualcuno su cui puntare il dito.
Il giornalista Toni Capuozzo ha ricostruito la vicenda in modo impeccabile. “Io credo,” aveva riassunto in un’intervista, “che l’imbarcazione dei pescatori si sia trovata in mezzo al fuoco incrociato tra la nave greca e i pirati che la stavano attaccando. Lo dimostrerebbe il fatto che il peschereccio non ha fori da una sola parte. Poi però i greci sono andati via subito. Il collega Gian Micalessin ha lavorato molto al caso, e ha scoperto che sulla nave greca ci sarebbero stati dei contractor (ha rintracciato anche l’agenzia), ma che pare fossero disarmati. L’ipotesi, però, è plausibile”.
La ricostruzione di Capuozzo evidenzia incompatibilià di orari tra la versione indiana e alcuni dati emersi da controlli incrociati. Soprattutto se si considerano le prime dichiarazioni di Freddy Bosco, armatore e comandante del peschereccio su cui viaggiavano i due pescatori uccisi. “Bosco diceva che alle 21.30 aveva sentito un rumore molto forte, e che subito dopo aveva notato un membro del suo equipaggio con sangue che usciva da naso e orecchie”, ha raccontato Toni Capuozzo. “Ma i conti non tornano, perché secondo le ricostruzioni della guardia costiera indiana l’incidente con la Lexie sarebbe avvenuto alle 16. E poi fu alle 20.36 che il centro di controllo indiano chiese alla nave italiana di tornare indietro, e 11 minuti dopo fu Vitelli ad annunciare l’imminente rientro in porto a Kochi. Poco prima, via satellitare, aveva avvertito gli indiani di un possibile attacco di pirateria. La Lexie, a quel punto, tornò in porto e l’India ebbe i suoi colpevoli su un piatto d’argento”.
C’è da domandarsi perché, di fronte ad elementi importanti a favore dei nostri due militari, l’Italia stia cincischiando. L’India è un mercato troppo importante per i nostri industriali? La nostra diplomazia internazionale è inadeguata? L’Europa ha tirato il freno a mano? I documenti segreti che hanno in mano i nostri esperti rivelano dettagli in più che a noi mancano? “Noi abbiamo fatto semplici verifiche incrociate, non avendo accesso a documenti segreti,” ha spiegato Toni Capuozzo, “e penso che chi si occupa della vicenda in via ufficiale stia pensando più al diritto internazionale. Poi è finito tutto a tarallucci e vino. Certo, non posso dirlo con certezza che sia andata così, e sono disponibile a rispondere a eventuali obiezioni e contestazioni. Ma ritengo anche che la nostra teoria abbia punti forti. Non sta al giornalismo individuare i colpevoli, questo è certo, ma qualche risposta sarebbe giusto averla”.
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