Nicola Negri

Londra 2012. Già sette le medaglie di legno per l’Italia

Dal judo alla ginnastica, quanta amarezza per le medaglie sfumate di un soffio

Nella giornata in cui si assegnano meno titoli, e ci aggrappiamo ai ragazzi della pallavolo e della pallanuoto per non vedere ridotta a zero la nostra rappresentanza negli sport di squadra, parliamo di medaglie… di legno. Causa di un medagliere che almeno in termini quantitativi inizia a reclamare ossigeno, l’Italia ne ha sinora collezionate ben sette. La prima delusione arriva nella giornata sinora più ricca di soddisfazioni, quella inaugurale delle gare olimpiche, lo scorso 28 luglio: il talentuoso judoka Elio Verde, dopo essere stato sconfitto in semifinale, cede anche nella finale per il bronzo per la categoria 60 kg dal brasiliano Felipe Kitada.
Il 29 luglio è il giorno del trampolino sincro da 3 m, in cui un errore nell’esecuzione del terzo tuffo costa carissimo al duo Cagnotto-Dallapè, argento ai Mondiali romani di tre anni fa, che si vedono così superate di 2.7 punti dalla coppia canadese Abel e Heymans, graziata dalla giuria per un’imprecisione durante l’ultimo tuffo.
Il giorno successivo, la campionessa uscente della categoria 57 kg di judo, Giulia Quintavalle, si fa sorprendere dalla meno dotata americana Marta Malloy, in un’altra finale per il terzo posto.
L’ultimo giorno di luglio è fortunatamente l’unico amaro per il fioretto ai Giochi di Londra: dei nostri tre moschettieri Aspromonte Cassarà e Baldini, solamente quest’ultimo arriva in zona medaglie. Nella finale per il bronzo, dopo aver rimontato sino al 14 pari, una contestatissima stoccata assegnata al suo rivale coreano Choi Byoungchul preclude al nostro schermidore la strada per il podio. I ragazzi hanno saputo rifarsi con l’oro a squadre di domenica scorsa, giornata per il resto da dimenticare.
Nel cavallo con maniglie, il 34enne brianzolo Alberto Busnari azzecca l’esercizio della vita, ma non basta: il bronzo va al britannico Whitlock, entrato in finale per il rotto della cuffia, che lo supera di 2, immotivati, decimi di punto. La domenica sfigata dello sport italiano si chiude con la “recidiva” Tania Cagnotto, seconda in qualificazione, che nella finale individuale del trampolino da 3 m si vede scappare per 20 maledetti centesimi il gradino più basso del podio in favore di un’avversaria in precedenza sempre battuta, la messicana Laura Sanchez Soto.
L’ultima scottatura brucia ancora: la ginnasta Vanessa Ferrari, dopo un’attesa lunga quattro anni, entra ieri nella finale del corpo libero con il terzo punteggio. L’esercizio è convincente, meriterebbe forse qualcosa in più di quel 14.900 che la pone a pari merito con la russa Mustafina, ma giù dal podio per l’assurda regola, approvata giusto un paio di mesi fa, per cui in caso di arrivo a pari punti, a prevalere non è la difficoltà, ma l’esecuzione. Che premia la russa per tre decimi di punto.

Olimpiadi. Considerazioni ed emozioni nel giorno dell’apertura di Londra 2012

Sarò nella capitale inglese per assistere dal vivo a gare di scherma e atletica

Per chi, come il sottoscritto, attendeva questo giorno da quattro anni, l’attesa sta finalmente per finire. Alle 22, ora italiana, indiscrezioni e polemiche lasceranno finalmente spazio allo spettacolo della cerimonia inaugurale dei XXX Giochi Olimpici estivi dell’era moderna. A partire poi da domani mattina, e per diciassette intense giornate, dichiarazioni e propositi degli atleti saranno messi alla prova della competizione di cui sono finalmente al centro, spesso giocandosi in pochi secondi il lavoro di quattro anni e la possibilità di uscire dall’anonimato.
Non sono anti-calcio, ne sono anzi il primo patito; non trovo però giusto che la scherma, tanto per citare lo sport che ha regalato il maggior numero di medaglie olimpiche all’Italia, sia considerato uno sport “minore”. Vivo quindi come un atto di giustizia il maggior spazio riservato alle Olimpiadi alle altre discipline rispetto al mio pur sempre amato pallone.
I Giochi, al netto degli scandali e purtroppo in qualche caso delle tragedie che ne hanno sfregiato la storia, sono il paradiso per chi come me segue con entusiasmo anche il badminton, si appassiona per ogni azzurro in gara, si emoziona per le storie che solo le Olimpiadi, appunto, sanno raccontare.
Senza paura di esagerare posso dire che, insieme ai Mondiali di calcio, hanno scandito la mia vita, a partire da Atlanta 1996, di cui il primo ricordo è un tremolante omone nero (che poi scoprii essere “Il più grande”, Muhammad Ali) che accende il braciere. Nel 2000 ero un ragazzino in piena crisi adolescenziale che si emozionò per la stoccata vincente dello spadista Alfredo Rota, con annessa incredula esultanza, sulla favoritissima squadra francese, vissuta da me come una rivincita sugli odiati cugini dopo l’ingiusta e crudele sconfitta al golden goal di appena un mese prima agli Europei di calcio. Quattro anni dopo, la mia vita cambiava ancora, e mi sentii un tutt’uno con Stefano Baldini che entrava trionfante nello stadio in cui erano rinate le Olimpiadi. Nel 2008 mi aspettavo troppo sia da me che, conseguentemente ed inscindibilmente, dai nostri atleti e quindi, più che le belle vittorie, sentivo pesare, forse troppo, qualche inevitabile sconfitta. E quest’anno? Di una cosa sono sicuro: visto che sono le mie ultime Olimpiadi prima di diventare definitivamente “grande”, voglio godermele il più possibile.
Londra per una serie di ragioni è la mia città del cuore, non potevo quindi non sfruttare l’occasione: partirò insieme a tre compagni di viaggio il primo agosto per seguire la giornata successiva la gara di fioretto femminile a squadre, e la mattina seguente la prima sessione della storica regina dei Giochi, l’atletica leggera. Sarà la mia prima volta ai Giochi estivi, la seconda contando anche Torino 2006, in cui assistetti allo short-track e alla staffetta maschile di sci di fondo.
A presto su questi schermi… forza Azzurri e buona Olimpiade a tutti!

Olimpiadi. Cinque tra le vicende più emozionanti nella storia dei Giochi

A due giorni dalla cerimonia d’apertura, alcune fonti d’ispirazione per gli atleti di Londra

Due giorni alla cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Londra 2012. Nel mare delle storie che hanno contribuito a formare l’epica dei Giochi moderni, ecco le cinque che ho pescato per voi, con l’auspicio che siano d’ispirazione per gli atleti che si daranno sportivamente battaglia nella capitale londinese. DORANDO PIETRI: nei primi Giochi londinesi, quelli del 1908, entra in solitaria nello stadio, ma
durante gli ultimi metri della sua maratona collassa varie volte e deve essere assistito dai giudici per poter tagliare il traguardo. Squalificato, ma mentre più nessuno ricorda il nome del vincitore Johnny Hayes, quello di Pietri resta nella leggenda.
ERIC LIDDELL: ispirò uno dei più grandi film sullo sport di sempre, “Momenti di gloria”, rinunciando ai Giochi di Parigi 1924 alla finale dei 100 metri per rispettare, in quanto fervente cattolico, la festività domenicale. Trionfò poi sui 400.
JESSE OWENS: l’americano di colore vinse a Berlino nel 1936, davanti agli occhi di Hitler, 100, 200, 4×100 e salto in lungo. Serve aggiungere altro?
NEROLI FAIRHALL: si parla tanto, e giustamente, del sudafricano Oscar Pistorius, ma il primo atleta paraplegico a partecipare alle Olimpiadi è stata questa neozelandese, giunta 34esima nel tiro con l’arco nell’edizione di Los Angeles 1984.
ROHULLAH NIKPAI: a Pechino 2008 vinse la prima medaglia olimpica per l’Afghanistan, un bronzo, nei pesi mosca di taekwondo, dopo aver vissuto per dieci anni in Iran come rifugiato.

Londra 2012. Le speranze di medaglia al femminile per l’Italia

Dalla piacentina Bronzini alla portabandiera Vezzali, tra sperate conferme e possibili sorprese

A sei giorni dal via delle Olimpiadi di Londra 2012, disciplina per disciplina il punto sulle italiane da medaglia. Per ogni atleta ho indicato tra parentesi, nel caso di impegno in più specialità, quelle in cui, a mio parere, avranno maggiori possibilità di salire sul podio. ATLETICA: Gloria Hooper (200 m); Elisa Rigaudo (20 km marcia). BEACH VOLLEY: Greta Cicolari e Marta Menegatti. CANOA: Josefa Idem (K1 500). CICLISMO: Giorgia Bronzini (strada).
EQUITAZIONE: Valentina Truppa (dressage). GINNASTICA: Vanessa Ferrari (corpo libero); ritmica a squadre. NUOTO: Alessia Filippi (200 dorso); Martina Grimaldi (10 km fondo); Federica Pellegrini (200 sl, 400 sl). PALLANUOTO. PALLAVOLO. SCHERMA: Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Valentina Vezzali (fioretto individuale e a squadre); Bianca Del Carretto, Rossella Fiamingo (spada individuale e a squadre). TENNIS: Sara Errani e Roberta Vinci; Francesca Schiavone (singolare e in doppio con Flavia Pennetta). TIRO A VOLO: Chiara Cainero (skeet); Jessica Rossi (trap). TIRO CON L’ARCO: Natalia Valeeva (individuale e a squadre). TUFFI: Tania Cagnotto e Francesca Dallapè (trampolino 3 m, 3 m sincro). VELA: Alessandra Sensini (RS:X).

Londra 2012. I XXX Giochi Olimpici sono tinti di rosa

A 12 giorni dal via, cifre e considerazioni sulle Olimpiadi più femminili della storia

Il countdown procede implacabile, e segna ormai meno dodici alla Cerimonia inaugurale dei XXX Giochi Olimpici estivi, quelli di Londra 2012. Tra le tante angolazioni da cui si può osservare l’evento dell’anno, oggi mi concentrerò su quella… rosa. Le Olimpiadi londinesi saranno infatti le prime ad avere almeno una rappresentante femminile per ogni Paese in gara. Qualche dato: le due nazioni in testa al medagliere di Pechino 2008, Cina e Stati Uniti, schiereranno tra le loro fila più donne che uomini, rispettivamente 225 a 171 e 269 a 261.
Anche la squadra italiana segue lo stesso trend: se a Barcellona 1992 erano 76, il 23.6% della spedizione, a Londra saranno ben 126, con un’incidenza del 43.3%.
Donne che hanno un carisma tale da rivestire il ruolo di portabandiera per il proprio Paese, come nei casi della nostra Valentina Vezzali o della francese Laura Flessel, ma anche in quelli più inaspettati degli Stati di religione musulmana del Bahrain e del Qatar. Pur non dimenticando che la strada da percorrere resta tanta, come dimostrato dall’Arabia Saudita, che vincola la presenza di atlete femminili a condizioni ben precise, chiudo con il commento più appropriato che ho trovato sull’argomento, che non poteva che essere di una donna, la giornalista della ‘Gazzetta dello Sport’ Enrica Speroni: “Se una ragazza fa sport non è più vista solo come un maschiaccio, se ha le stesse possibilità di scelta del fratello, se le strutture sono pensate anche al femminile ne guadagnano tutti, perché chi può esprimere le proprie potenzialità è una persona ricca. E trasmette positività”.

Euro 2012. Stasera a Kiev la finalissima Spagna-Italia

Perchè dobbiamo temere le ”Furie Rosse” e i motivi per cui possiamo essere fiduciosi

Ci siamo. Nella capitale ucraina Kiev, con fischio d’inizio alle ore 20.45, va in scena l’ultimo atto dell’Europeo di calcio 2012: Spagna contro Italia. Trovando da qualsiasi altra parte qualsiasi tipo di informazione riguardante tutto ciò che ruota attorno al match dell’anno, mi concentrerò sui motivi di preoccupazione e di ottimismo, visti ovviamente dalla nostra ottica, oggi piu’ azzurra che mai.
Partendo dai primi, basterebbe qualche statistica: Campioni d’Europa e del Mondo in carica, 19 risultati utili di fila in partite ufficiali, negli ultimi 9 scontri ad eliminazione diretta la Spagna non ha subìto lo straccio di un gol. La “Roja” è quindi, molto italianamente, un fortino pressochè inespugnabile. Quando li abbiamo fermati, nel primo match dell’Europeo, con il 3-5-2 era stato possibile creare grande densità in mezzo al campo. Con il passaggio al 4-3-1-2, fondamentale sarà mantenere la squadra cortissima, per non rischiare di lasciare spazio alle loro verticalizzazioni improvvise. C’è poi il fattore sorpresa, che Del Bosque ha sfruttato alla grande lo scorso 10 giugno presentandosi senza punti di riferimento in avanti. Infine, l’ultimo vero allenamento degli Azzurri risale a 10 giorni fa; Cassano e De Rossi in primis dovranno stringere i dneti.
Passando ai secondi, anche Prandelli può contare su una striscia positiva non da poco: 15 risultati utili positivi, sempre in partite ufficiali. Abbiamo già dimostrato di poterli sfidare sul loro terreno prediletto, quello del palleggio, senza aver dimenticato come ci si difende. Il 1982 e il 2006 ci hanno insegnato che, anche partendo da sfavoriti, possiamo arrivare sino in fondo. Se noi stiamo dando fondo alle ultime energie gli spagnoli non stanno volando; abbiamo dimostrato di saper gettare il cuore oltre all’ostacolo. Pirlo c’era dall’inizio, ma ora abbiamo un Super Mario in piu’. E poi c’è la cabala… ma di questo forse è meglio che ne riparliamo domani. Forza Italia!!

Euro 2012. Varsavia Poznan e ritorno. La mia tre giorni polacca (quarta parte)

Viaggio attraverso lo Stato dell’Est per seguire la partita di calcio Italia-Irlanda

Un urlo disumano proveniente qualche settore sopra di noi, e l’esultanza dei giocatori sul campo, ci fa capire che è fatta: non siamo venuti sin qui per niente, niente biscotto, siamo ai Quarti. I tifosi irlandesi sono commoventi; a mio parere nel tifo un pò di sana incazzatura ci sta, ma essere qui per loro è già un successo (la prima e fino a questa edizione ultima volta che si qualificarono per un Europeo fu nel lontano 1988), a conti fatti il loro coro “You’ll never beat the Irish”, che sul campo è suonato beffardo, ha trovato piena giustificazione sugli spalti.
Una birra quasi media da 20 cent di euro per festeggiare e poi, senza aver minimamente visitato Poznan, che comunque non deve essere un granché, ripartenza verso Varsavia. Nel bel mezzo di un temporale, scopriamo che il navigatore è aggiornato per modo di dire: da Poznan alla capitale, infatti, viene segnalato un lungo e continuo tratto autostradale. A causa della penuria di alberghi nella città di partita, abbiamo già messo in conto di dormire in auto. E così facciamo, in un’area di sosta a circa 200 km da Varsavia, dopo esserci dati una provvidenziale rinfrescata. Prima di una delle dormite più scomode della mia vita, pensieri sparsi sugli Azzurri: preferivo la difesa a 3, meno male che è tornato Barzaglione e si sono sbloccati quei due là davanti, male Pirlo (bruttissimo segno) e Thiago Motta non riesco proprio a farmelo piacere (perché non Nocerino o il lanciatissimo Diamanti?), ai Quarti sarebbe meglio l’Inghilterra, ma giocando così non andiamo da nessuna parte. Alle 4 e mezza già albeggia, tiriamo sino alle 7 e un quarto; alle 10 o poco più siamo già di ritorno allo “Chopin”. Pronti per la visita della capitale?

Euro 2012. Varsavia Poznan e ritorno. La mia tre giorni polacca (terza parte)

Viaggio attraverso lo Stato dell’Est per seguire la partita di calcio Italia-Irlanda

Lo stadio è confortevole e bello da vedere, il pre-partita è tutto uno spettacolo che raggiunge il momento di massima intensità con l’esecuzione degli inni nazionali. Gli irlandesi, nonostante la loro squadra sia già stata eliminata, sono tantissimi, e sono dappertutto: la partita del tifo è già persa in partenza. Anche quella sul campo non parte bene, a causa di un malinteso tra Pirlo e De Rossi che per poco non permette ad un verde attaccante di involarsi in solitaria verso la porta di Buffon.
Nella prima mezz’ora non troviamo sbocchi; la prima vera occasione nasce da una combinazione Cassano-Di Natale. Un tiraccio del primo Totò, goffamente ‘accompagnato’ in corner da Given (e questo sarebbe uno dei punti di forza degli Irish?) è il preludio al gol firmato di testa (!) dallo stesso attaccante barese. Un vantaggio che ha il merito di: sbloccare gli azzurri sul piano del gioco e della fluidità della manovra; rinfocolare l’abbastanza spento tifo italiano; allontanare per qualche minuto, oltre alla paura di non vincere, il che significherebbe automaticamente eliminazione, anche lo spettro del famigerato “biscotto”, arte tra l’altro in cui noi italiani eccelliamo, e non solo sul versante culinario. Più passano i minuti, più non riusciamo a capitalizzare le occasioni da rete, più si fa strada la sensazione di un altro pareggio-beffa, mentre sull’altro campo Spagna e Croazia restano incatenate allo zero a zero, risultato che ci garantirebbe addirittura il primo posto nel girone. Battiti a mille su ogni situazione potenzialmente pericolosa: da anni non ero così teso per un incontro della Nazionale, l’arbitro sembra fischiarci tutto contro e la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire. Mancheranno venti minuti alla fine, e gli ingressi di Diamanti e Balotelli mi rincuorano un po’: il primo viene dato in grande forma, sul secondo mia nonna mi ha fatto capire di avere buone sensazioni. E lei ci azzecca quasi sempre. Quando il tabellone segnala il vantaggio spagnolo, l’adrenalina mi esce anche dalle orecchie: non riesco a capacitarmi del perché gran parte dei tifosi italiani esultino. Ora non solo siamo scalati al secondo posto nel girone, ma in caso di pareggio croato a noi servirebbero due gol in pochi minuti. Quando Mario segna, con un misto di tecnica e potenza, la rete del 2 a 0, io e mio cugino, al quale Balotelli diede tre gol ai tempi delle giovanili, ci cacciamo in faccia un urlo infinito. Vivo, come i tifosi sugli spalti, i giocatori in campo, e un’intera nazione distante in questo momento qualche migliaia di chilometri, una trance lunga un minuto e mezzo: il tempo che ci separa dal fischio finale di Spagna-Croazia.

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Euro 2012. Varsavia Poznan e ritorno. La mia tre giorni polacca (seconda parte)

Viaggio attraverso lo Stato dell’Est per seguire la partita di calcio Italia-Irlanda

Dopo aver attraversato qualche paesino, ci addentriamo nel cuore della Polonia: lunghe e strette strade attorniate da campagne quando non vere e proprie foreste. Suggestivo ma non è scandaloso ammettere che quando entriamo in autostrada tiriamo un sospiro di sollievo. Non pensate ad Autogrill o stazioni particolarmente attrezzate, ma i vari Burger King e McDonald’s non mancano neanche sulle strade a scorrimento veloce della Polonia.
L’orario di arrivo è quello promesso dal navigatore e, dopo gli addobbi del caso, siamo pronti a dirigerci verso il "Miejski". Il tempo di arrivare nei pressi dello stadio per entrare in un vortice fatto di fotografie con irlandesi, interviste a SKY
http://video.sky.it/sport/calcio-estero/biscotto_chi_ci_crede/v124679.vid
(io sono il primo italiano intervistato, quello con parrucca e occhiali da sole) e dichiarazioni un po’ a caso rilasciate a improbabili reporter polacchi. Delusi per il merchandising ufficiale UEFA, ripieghiamo su qualsiasi gadget che non comporti una spesa. Dopo aver constatato sulla nostra pelle, e gli irlandesi ancora di più sulla loro, che la birra in vendita all’interno è esclusivamente analcolica, siamo pronti per tuffarci in clima partita. Ma questa è un’altra storia.

Euro 2012. Varsavia Poznan e ritorno. La mia tre giorni polacca (prima parte)

Viaggio attraverso lo Stato dell’Est per seguire la partita di calcio Italia-Irlanda

Finalmente ci siamo. E’ il 18 giugno, alle 5 di mattina io Marco Mirko e Vittorio siamo già in piedi: c’è da prendere un aereo con destinazione Varsavia. L’obiettivo finale è Poznan, città in cui in serata si disputerà Italia-Irlanda, la partita decisiva per il futuro degli azzurri nell’Europeo di calcio. Al Terminal 1 di Malpensa, in effetti, il tabellone segnala quattro voli in partenza per Poznan nell’arco di mezz’ora; tutti mezzi vuoti.
La crisi, certo. Ma se irlandesi e compagnia tifante programmano le vacanze in funzione della squadra del loro Paese, noi, popolo di santi, poeti e commissari tecnici, preferiamo Milano Marittima. Mah. Dopo qualche chicane aerea di troppo, atterriamo addirittura con qualche minuto di anticipo. Meglio così, perché il navigatore ci avverte che ci aspettano quattro ore di viaggio per coprire, con una Kia Station Wagon presa a noleggio, gli oltre 300 chilometri che separano la capitale dalla città sede del match. Varsavia sembra accoglierci con buoni auspici: le sciarpe pitturate sui muri della città raffigurano infatti, oltre alla squadra di casa, già eliminata, squadre che hanno già passato il primo turno (Grecia, Germania, Portogallo) o che sono in procinto di farlo (Spagna, Francia, Inghilterra). C’è anche quella dell’Italia. Dopo un pranzo pepato ma soddisfacente, ed esserci stupiti di come l’inglese diventi un optional in un centro commerciale a pochi km dall’aeroporto intitolato a Fryderyk Chopin, siamo pronti per ripartire. A domani per la prossima puntata.