Redazione

Il primario di Pediatria Biasucci: “bambini a casa. Non vanifichiamo gli sforzi”

PIACENZA – Le misure di distanziamento sociale iniziano a dare i primi timidi risultati, nonostante l’alto numero di decessi. In molti stanno chiedendo al Governo di consentire ai bambini e agli anziani di fare una passeggiata, ma questa decisione potrebbe vanificare gli sforzi fatti fino ad oggi. La pensa così anche Giacomo Biasucci, primario di Pediatria all’Ospedale di Piacenza. “Dopo settimane molto dure finalmente, da qualche giorno, stiamo vedendo un piccolo miglioramento con un decremento degli accessi in Pronto Soccorso, ma non possiamo in alcun modo abbassare la guardia con il rischio di vanificare tutti gli sforzi compiuti fino ad oggi”, ha spiegato ai giornalisti. “Mi rendo conto che sia difficile gestire i bambini a casa, bisogna trovare ogni giorno esperienze nuove da condividere ma in questo momento non è opportuno uscire con i piccoli perché bisogna evitare di creare pericolosi assembramenti ci troviamo in una fase ancora troppo delicata”.

La possibilità o meno che si creino piccoli assembramenti sarebbe affidata al buon senso dei cittadini. Ma come è già stato dimostrato, troppe persone faticano a rispettare le restrizioni e sottovalutano il problema. “Lo stesso discorso vale per gli anziani,” ha ribadito il dott. Biasucci, “dobbiamo pazientare ancora un paio di settimane prima di vedere risultati rassicuranti e duraturi”.

Bandiere a mezz’asta e un minuto di silenzio in tutti i Comuni di Piacenza

Oggi (martedì 31 marzo) tutti i sindaci della Provincia di Piacenza hanno aderito alla giornata nazionale di cordoglio per ricordare i morti da Covid-19. L’invito a questo momento di raccoglimento è stato fatto dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, su appello dei sindaci e del presidente della Provincia di Bergamo, in piena condivisione con l’Unione delle Province italiane e con l’Associazione nazionale Comuni italiani.

Ecco tutte le immagini dei Sindaci della provincia di Piacenza, raccolti in silenzio e in preghiera davanti al tricolore a mezz’asta e ai municipi.

 

 

 

Coronavirus, in Italia quasi 6 milioni di casi. La stima dell’Imperial College

Da un recentissimo studio sull’epidemia di COVID-19 in Europa pubblicato degli epidemiologi dell’Imperial College di Londra, tra i più stimati del mondo, emerge un dato molto significativo. In Italia al 28 marzo 2020 risulterebbero positive al nuovo coronavirus più di 5,9 milioni di persone, con una stima che corrisponde al 9,8% della popolazione. Questo dato renderebbe molto più chiari i numeri del contagio e giustificherebbe anche l’alto numero di decessi. Va precisato che lo studio inglese, svolto da epidemiologi e matematici, è un’indagine statistica che intende fornire un’ipotesi su quanti potrebbero essere i contagiati. Sulla base dei dati raccolti in queste settimane, i ricercatori hanno stimato, applicando un modello matematico complesso, quanti potrebbero essere i positivi reali in Italia.

Ecco lo studio: SCARICA QUI IL PDF

“Capite perché i numeri che sentite in tv ogni giorno alle 18 non hanno molto significato?”, ha commentato il virologo Roberto Burioni pubblicando le tabelle dello studio su Medical Facts.

Ungheria: prove tecniche di dittatura? Pieni poteri al premier Orbán

In piena emergenza coronavirus, il Parlamento ungherese ha votato per attribuire pieni poteri al premier Viktor Orbán. Quello che hanno stabilito i deputati di Budapest appare senza dubbio come una misura estrema. Nei termini della legge, Orbán, senza limitazione di tempo, può governare sulla base di decreti, può decidere di chiudere il Parlamento, può intervenire cambiando o sospendendo le leggi vigenti e ha la facoltà di bloccare le elezioni. Hanno votato a favore i deputati di Fidesz ed alcuni dell’estrema destra.

Spetta solo a Viktor Orbán determinare quando finirà lo stato di emergenza. Nell’attribuire pieni poteri al premier è stato stabilito anche che chi diramerà “false notizie” rischierà da 1 a 5 anni di carcere.

Fondi per Piacenza. Foti: “una bugia. Sono soldi già presenti nei bilanci comunali”

PIACENZA – “Il Presidente del Consiglio ha fatto credere agli italiani di avere assegnato ai Comuni miliardi di euro ma è una bugia colossale”. Lo afferma il parlamentare piacentino Tommaso Foti che precisa: “i 4,3 miliardi annunciati non sono altro che la liquidazione anticipata del Fondo di solidarietà comunale. Una iniziativa già assunta a marzo 2019, senza emergenza coronavirus. Un irresponsabile gioco delle tre carte quello del Governo fatto sulla pelle di chi è in prima linea per dare risposte ai cittadini. In verità ai sindaci viene data solo la responsabilità di suddividere poche migliaia di euro per andare incontro alle tantissime famiglie che in tutti i territori hanno il problema di non avere i soldi per fare la spesa”.

Non si tratterebbe quindi di un intervento straordinario. “Parliamo di soldi già dovuti”, precisa Foti, “già presenti nei bilanci comunali e impegnati dai sindaci”.

Coronavirus e bambini. Il pensiero del sindaco ai minori in isolamento

PIACENZA – Nel suo consueto post serale, il sindaco di Piacenza ha voluto dedicare una riflessione ai bambini protagonisti, a loro modo, di questa crisi sanitaria. “Penso spesso che l’isolamento a cui questa crisi sanitaria ci ha costretto abbia un forte impatto anche sui nostri bambini e sugli adolescenti”, ha scritto Patrizia Barbieri. “In cuor mio spero che tra qualche anno a loro restino solo i ricordi piacevoli di questa “avventura”, come il tempo passato in famiglia, la scuola che si è reinventata, le videochiamate per restare in contatto con gli amici. Penso sempre, però, anche a quei fanciulli che già prima del coronavirus vivevano in contesti familiari difficili, in appartamenti piccoli e affollati, senza le tecnologie necessarie per ricevere le lezioni scolastiche in videoconferenza e che domani avranno ben pochi ricordi piacevoli a cui aggrapparsi. Da oltre un mese, ormai, soprattutto in città, bambini e ragazzi sono costretti a stare 24 ore al giorno tra le mura di casa. Da quando abbiamo chiuso le scuole molti minori non sono più usciti, nemmeno per una boccata d’aria, anche perché i decreti del Governo e della Regione hanno progressivamente imposto restrizioni sempre più rigide, necessarie per fronteggiare la grave emergenza che stiamo vivendo”.

“Noi amministratori stiamo cercando di non tralasciare nulla, nemmeno le piccole cose. Nei prossimi giorni, grazie al lavoro di Federica Sgorbati, dovremmo riuscire a coordinare un servizio per la consegna a domicilio di cancelleria e articoli per i bambini, per lo studio, per la loro creatività e non solo”. Patrizia Barbieri ha poi concluso: “auspico che questa emergenza finisca presto anche per realizzare il desiderio di tanti nonni di rivedere e riabbracciare i loro nipotini e di tanti bambini di ritornare a ricevere quelle manifestazioni d’affetto a cui erano abituati.

Giorgio Armani vicino alla sua Piacenza. Dona 2 milioni, produce camici e scrive ai sanitari

Giorgio Armani non è certo restato con le mani in mano durante questa emergenza sanitaria. Oltre ad avere donato oltre 2 milioni di euro agli ospedali, compreso quello di Piacenza, ha convertito tutti i suoi stabilimenti di produzione per produrre camici monouso e dispositivi che saranno donati a medici, infermieri e operatori in prima linea.

In una pagina intera su Libertà, Giorgio Armai ha voluto rivolgere un messaggio a chi sta lavorando per salvare le vite delle persone affette da coronavirus a Piacenza.

“È commovente vedervi impegnati nel vostro lavoro con le difficoltà e i grandi sforzi che ormai tutto il mondo conosce. E soprattutto vedervi piangere. Credo che questo sentimento si colleghi al mio desiderio di intraprendere la carriera di medico quando ero giovane e cercavo una mia strada. Tutta la Giorgio Armani è sensibile a questa realtà ed è vicina a tutti voi: dal barelliere all’infermiera, dai medici di base a tutti gli specialisti del settore. Vi sono personalmente vicino”.

Oggi il sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri, ha voluto rispondere al celebre stilista piacentino. “Maestro Carissimo,” ha scritto, “ho letto con emozione le parole che ha voluto dedicare a Piacenza, tratteggiandone in poche righe il carattere forte e combattivo, la capacità di lottare nel silenzio operoso della sua gente. In questi giorni così difficili, segnati da un dolore che ci unisce, lei ha saputo rivolgersi all’anima della nostra comunità. Di questo vorrei ringraziarla: la sua esortazione a ritrovare, nella nostra stessa identità, le risorse per reagire, è per noi tutti un dono prezioso”.

“Abbiamo bisogno, più che mai in questo momento, di riconoscerci in un simbolo”, ha continuato il sindaco di Piacenza, “che ci permetta di stringerci idealmente gli uni agli altri: una bandiera tricolore, le note di una canzone, i disegni dei bambini alle finestre, a ricordarci che “andrà tutto bene”. Ecco, allora, il valore incommensurabile di quell’abbraccio carico d’affetto che lei ci ha regalato, accompagnando con un incoraggiamento sincero, che viene dal cuore, la generosità del suo sostegno al nostro sistema sanitario. Piacenza le è riconoscente per il suo gesto di grande, autentica solidarietà a supporto di tutto il personale medico, infermieristico e assistenziale che, accanto ai tanti volontari, con responsabilità e con amore si prende cura di noi. Lo ha ricordato lei stesso nei giorni scorsi, sulle pagine dei quotidiani italiani, esprimendo gratitudine e condivisione nei confronti di ciascuno di loro”.

“L’enormità di questa sfida richiede, al Paese intero e a questo territorio, che in un mese ha pianto la scomparsa di quasi 500 persone, di far emergere il proprio volto migliore”. Patrizia Barbieri ha concluso con un riferimento a quanto già evidenziato sulla sua pagina Facebook ieri notte. “Piacenza lo sta mostrando nell’impegno a non lasciare solo chi soffre, nella riconversione e nell’efficienza delle strutture ospedaliere – a cui si è aggiunto, allestito in pochi giorni grazie alle Forze Armate, l’ospedale da campo – così come nel presidio garantito dalle nuove unità di continuità assistenziale a domicilio o nel lavoro infaticabile di medici e pediatri di famiglia. Ne sta dando prova grazie al coraggio e alla resilienza delle aziende che svolgono servizi essenziali alla collettività e di tutte le attività commerciali e produttive che si sono fermate, nel rispetto delle normative e degli appelli che giungono da chi è in prima linea. Ne è testimone, infine, con la sensibilità delle imprese, delle istituzioni e delle realtà economiche che come lei hanno fatto dono, alla comunità, di attrezzature e contributi che possono salvare vite umane.
Il suo esempio e la sua vicinanza, in questo cammino, sono molto importanti. Con profonda stima, certa di dare voce a tutti i miei concittadini, oggi le dico grazie di cuore”.

Il sindaco Patrizia Barbieri è guarita dal coronavirus

PIACENZA – Patrizia Barbieri, Sindaco di Piacenza, è risultata negativa al coronavirus. Dopo più di tre settimane di malattia, il primo cittadino si è sottoposta a due tamponi a distanza di 24 ore uno dall’altro ed entrambi hanno dato esito negativo: non c’è più traccia del virus.

Nonostante la malattia e la febbre alta, durata per molti giorni, Patrizia Barbieri non si è mai sottratta ai propri doveri e ha guidato le operazioni legate al coronavirus da casa, dove si trovava in isolamento anche dai propri familiari, comunicando tutti i giorni con i cittadini direttamente, attraverso la propria pagina Facebook.

Gli USA superano la Cina per numero di contagi. Tante le vittime anche in Spagna

Cresce esponenzialmente il numero di persone colpite da Covid-19 anche in America. Gli Stati Uniti hanno superato la Cina e l’Italia per numero di casi di coronavirus, diventando il nuovo epicentro dell’epidemia. Lo riporta la celebre Johns Hopkins University. Al momento si contano 86.000 casi negli USA.

Cresce l’allarme in Spagna, che ormai sembra fuori controllo: il numero dei morti continua ad aumentare ad un ritmo impressionante, con 769 vittime indicate nelle ultime 24 ore. Il bilancio totale dei morti è ormai vicino a 5.000 e si contano 64.000 contagi da coronavirus.

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Prima assemblea regionale telematica. L’intervento di Katia Tarasconi

Si è svolta oggi, per la prima volta in Italia, l’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna in forma telematica. Ecco l’intervento integrale della piacentina Katia Tarasconi, nel suo ruolo di Consigliere Questore.

“Buon pomeriggio a tutti.

Non posso non aprire questo mio intervento dicendo, con il cuore in mano, che sono vicina ad ogni singola persona che sta soffrendo per questa epidemia: un flagello per la nostra terra, per il nostro Paese e per il mondo intero. Siamo coinvolti tutti, siamo toccati tutti. Io sono di Piacenza, la più colpita tra le città della nostra regione; ho perso tanti concittadini, conoscenti, amici, e non c’è retorica quando dico che sono davvero vicina ad ogni malato e ad ogni famigliare che con fatica e dolore sta sostenendo giorno dopo giorno i propri cari in difficoltà.

Oggi, nel ruolo di Questore dell’Ufficio di Presidenza e quindi nel mio ruolo di rappresentante istituzionale dell’Assemblea Legislativa, ci tengo a dire con forza che è assolutamente necessario affidarsi a un dialogo costruttivo tra il Governo centrale e i Presidenti delle Regioni. Un dialogo di cui, in questa fase cruciale, deve far parte la comunità scientifica.

Fase cruciale, appunto. E’ quella che stiamo vivendo proprio in queste ore ed è determinante non abbassare la guardia nonostante i sacrifici che tutti i cittadini stanno affrontando ormai da settimane. La vita di tutti noi è cambiata: le abitudini, il lavoro, lo studio, lo svago, le relazioni sociali. Siamo tutti frastornati da limitazioni che fino a poco tempo fa sembravano impensabili, fantascientifiche.
Ma non ci è concesso mollare, non ci è concesso perdere di vista l’obiettivo comune: fermare i contagi, uscire da questa emergenza.
Le rinunce prendono significato di fronte al bene comune, alla salute di tutti, dei nostri famigliari, dei nostri anziani.
Ognuno di noi, singolarmente e come comunità, sta giocando la partita della vita, e questa volta non in senso figurato.

Il mio richiamo è dunque al rispetto assoluto delle regole che sono state imposte per il bene di tutti. E’ un richiamo doveroso al senso di responsabilità di ogni singolo cittadino. Dobbiamo tenere duro.

Un richiamo a cui mi sento di aggiungere una raccomandazione rivolta a tutti i cittadini e di cui noi membri delle Istituzioni dobbiamo farci carico: attenzione alle fake news! La rete internet è invasa da bufale e falsità di ogni genere che rischiano di generare una pericolosa confusione. Potenziamo e promuoviamo le fonti ufficiali anche tramite i canali digitali. E’ indispensabile.

Ritengo che sia dunque fondamentale remare tutti nella stessa direzione senza che la frustrazione e il dolore di questo particolare periodo storico ci spingano a innescare e alimentare polemiche politiche che, oggi, risulterebbero sterili e dannose.
Forse sono stati commessi degli errori, forse è stato sottovalutato il pericolo che incombeva; ci sarà tempo e modo di discuterne. Ora però siamo in trincea e non possiamo permetterci di perdere anche un solo minuto.

Sono convinta che le istituzioni e tutte le forze in campo, di maggioranza e di opposizione, oggi come nei periodi di guerra, debbano stringersi costruttivamente in una collaborazione operativa per amore del Paese del popolo, concentrandosi esclusivamente sulla soluzione dei problemi quotidiani e di quelli che verranno.

Esistono due fronti di emergenza. Il primo è il fronte sanitario, che è ora all’apice e richiede il massimo della concentrazione: la salute delle persone è la priorità assoluta.
Il secondo fronte è economico-sociale ed è destinato purtroppo a rimanere aperto ben oltre il superamento della crisi attuale, ben oltre la vittoria sull’epidemia che speriamo arrivi il prima possibile.

Occorre programmazione e occorre metodo. Sia per gestire oggi l’emergenza sanitaria in pieno corso, sia per non rischiare domani di venire travolti dalle conseguenze che il coronavirus produrrà sull’economia e la vita sociale dell’Emilia-Romagna e del Paese intero.

La regia deve essere una sola: l’eccessiva frammentazione rischierebbe di portarci in un pantano dal quale difficilmente usciremmo. Al contempo credo che saranno fondamentali i lavori di un tavolo politico e di un tavolo tecnico che diano il loro contributo al processo decisionale. Al tavolo politico devono sedere amministratori, organizzazioni d’impresa, parti sociali; in sintesi coloro che hanno aderito al Patto per il Lavoro. Il tavolo tecnico, i cui lavori sono già in corso, è composto da un gruppo misto di consulenti e tecnici della Regione che si occupa di delineare le azioni chiave per la ripresa.

Accennavo ai due fronti aperti, quello sanitario e quello economico. Sul fronte sanitario, la battaglia è ancora ampiamente in corso e chi la combatte in prima linea (medici, infermieri, operatori sociosanitari, barellieri, autisti, e tanti altri) ha bisogno di una strategia concreta ed efficace. La prima esigenza riguarda i Dispositivi di Protezione Individuale. Ed è un’esigenza che si sta rivelando sempre più urgente non solo negli ospedali, come è ovvio che sia, ma anche nelle Residenze sanitarie assistenziali, negli Hospice, nelle Case di riposo per anziani, nei Centri socio-sanitari dove sono presenti intere comunità di anziani e disabili; categorie – come purtroppo ben sappiamo – particolarmente a rischio.

Finché queste strutture reggono l’impatto, finché si riesce a contenere il contagio di massa in questi luoghi, l’impegno enorme di tutti i protagonisti di questa guerra non verrà vanificato. Ma se il virus dovesse far breccia (come purtroppo è già accaduto nel Piacentino), il rischio è quello di un ulteriore colpo durissimo al sistema sanitario già provato. Questa è una priorità assoluta della quale ritengo che la Regione debba farsi carico.

Le difficoltà nel reperire adeguati dispositivi di protezione individuale sono purtroppo note ma è urgente attivare ogni canale possibile, anche con aiuti economici, affinché ogni operatore sul campo possa svolgere il suo lavoro, già difficilissimo, in condizioni di sicurezza. Non bastano dunque mascherine chirurgiche, ma servono mascherine FFP2, servono camici impermeabili, occhiali, visiere e calzari non solo negli ospedali anche per chi opera in strutture a rischio. E sempre in queste strutture ad alta densità di ospiti particolarmente deboli devono essere intensificati i tamponi in modo da poter contenere il più possibile nuovi focolai di contagio con un potenziale “effetto domino” che risulterebbe drammatico nella fase in cui ci troviamo ora.

Ospedali e strutture ad alto rischio, dunque, ma non solo. Ritengo che sia importantissimo attivare una strategia di quarantena mirata e controllata su soggetti anche con sintomi lievi da rilevare con un sistema di diagnostica leggera grazie anche all’autodiagnosi, grazie alla rete dei medici di famiglia e grazie a equipe di medici e infermieri mobili sul territorio in grado di visitare a domicilio chi dovesse segnalare al proprio medico condizioni di salute sospette. Un’iniziativa, quest’ultima, già messa in campo dall’Asl di Piacenza e destinata ad essere replicata in altri territori della Regione e non solo.

E fin qui ho parlato degli ammalati e di chi è in prima linea per curarli. Ma sono convinta che questa emergenza stia mettendo a dura prova chiunque, anche coloro che per fortuna stanno bene ma si trovano isolati nelle proprie abitazioni, spesso con famigliari ricoverati e nell’impossibilità di assisterli fisicamente, nell’impossibilità anche solo di vederli. Questo è un dramma nel dramma.
Serve un aiuto per queste persone. Si potrebbe pensare di attivare un numero di telefono o comunque un canale di comunicazione, anche online, dedicato a chi necessita di assistenza psicologica. Non è un tema da sottovalutare.

Poi c’è il fronte economico-sociale: un’altra battaglia che dovremo necessariamente vincere per far sì che la nostra regione esca da questo incubo più forte che mai. E anche su questo fronte, la programmazione e il metodo sono determinanti.
Occorre preservare e proteggere il tessuto economico dell’Emilia-Romagna. In gioco c’è un intero patrimonio di competenze, di eccellenze e di posti di lavoro che fanno di questo territorio un punto di riferimento per tutto il Paese.

I provvedimenti di chiusura che si sono resi necessari con l’aggravamento della situazione sanitaria stanno mettendo in serissima difficoltà le imprese emiliano-romagnole ed è preciso dovere delle Istituzioni mettere in campo ogni strumento per tutelarne le produzioni, i servizi, le attività e, di conseguenza, per tutelarne i dipendenti e le loro famiglie. Stessa attenzione va rivolta al popolo dei professionisti e dei lavoratori autonomi il cui fatturato, a fronte di limitazioni sempre più stringenti nelle ultime settimane, si è ridotto drasticamente quando non addirittura azzerato.

E’ assolutamente obbligatorio fornire a industriali, piccoli imprenditori, professionisti, partite iva, artigiani e a chiunque contribuisca alla crescita del Paese con i propri investimenti e il proprio lavoro, strumenti semplici e rapidi e quindi la possibilità concreta di preservare le proprie attività a fronte delle drastiche misure adottate per tutelare la salute pubblica.
Questo è il dovere delle istituzioni.

E’ una situazione senza precedenti e come tale va affrontata. Ribadisco quindi il mio invito a evitare ogni speculazione politica su questa tragedia umanitaria ed economica perché andrebbe contro lo scopo fondamentale delle Istituzioni stesse: proteggere e tutelare i cittadini.
In questo tempo terribile, nel quale tanti si sono resi conto del ruolo e importanza delle persone competenti, la nostra responsabilità è ancora maggiore. I nostri concittadini guardano alla Regione e ai suoi amministratori aspettandosi autorevolezza e azioni competenti per uscire dal dramma. Dobbiamo essere consapevoli di questa responsabilità ed essere all’altezza delle aspettative.

Chiudo con un pensiero rivolto a tutte le vittime di questa epidemia e in particolare a quelle della mia città, Piacenza, che ieri (giovedì 26 marzo), per l’ennesima volta, ha vissuto una giornata campale: 29 morti per questo maledetto virus. In tutto sono 422 i miei concittadini che non ce l’hanno fatta. Tra loro, tanti amici, tante persone a cui volevo bene.

Davvero, restiamo a casa, teniamo duro: ne usciremo”.