Redazione

Continuano a fregarsene. 12 famiglie di Codogno fuggite a Marina di Massa

Quarantena vista mare o vista monti? Li hanno trovati a Bobbio, Farini e Ferriere che cercavano case in affitto dopo l’entrata in vigore della quarantena, in barba alle restrizioni. Altri nove codognesi sono fuggiti in Liguria, a MonteMarcello, autodenunciarsi una volta raggiunte le loro case vacanziere. Ci sono anche i casi di chi, come la donna trovata positiva al coronavirus in Trentino, dalle parti di Folgarida, era già in vacanza prima che scoppiasse la crisi e prima di avvertire i sintomi. Oggi è riportata dalle agenzie e da vari quotidiani la notizia che ben 12 famiglie provenienti sempre dall’area di Codogno si sarebbero rifugiate nel camping della Partaccia, a Marina di Massa, guardandosi bene dall’avvertire le autorità.

Dato che normalmente il camping, in inverno, è deserto, gli abitanti della zona si sono insospettiti e hanno chiamato le forze dell’ordine rivelando i fuggiaschi delle zone rosse del coronavirus. Sul posto è intervenuta la Polizia e la AUSL ha messo in quarantena forzata il gruppo di abitanti di Codogno.

Troppe polmoniti sospette. Il coronavirus girava già nel Basso Lodigiano

Un articolo di Lucia Scopelliti per AdnKronos Salute racconta quello che in molti, soprattutto nelle zone del contagio, sospettano da tempo. Il coronavirus sta circolando da un bel po’.

Quando è scoppiato il caso del paziente 1, il 38enne ricoverato a Codogno, i medici della zona avevano già riscontrato un numero di casi di polmonite molto superiore alla media. A raccontarlo all’AdnKronos è un medico di famiglia in quarantena a Castiglione d’Adda da venerdì perché è stata in contatto con almeno una ventina di suoi pazienti, risultati positivi al nuovo coronavirus Covid-19.

“Nell’ultima settimana – dice la dottoressa intervistata – c’erano state queste brutte polmoniti, alcune delle quali avevano richiesto ricoveri. Le abbiamo viste nonostante quest’anno l’epidemia di influenza fosse bassa. Però non c’erano particolari allerte. Per il nuovo coronavirus tutto quello che dovevamo fare era chiedere agli assistiti se venivano dalla Cina, e in particolare dall’area a rischio” per la Covid-19. “E non è che in una cittadina piccola come Castiglione d’Adda ci fosse tutta questa ressa di pazienti rientrati dalla Cina. I nostri assistiti quando facevamo la domanda si mettevano a ridere. L’unico protocollo da applicare era quello”. Nessuno dei pazienti affetti da coronavirus aveva avuto contatti diretti o indiretti con la Cina. “E fra i primi ammalati ci sono medici. Questo è indicativo: non è che in 10 minuti di visita lo prendi. Il virus girava già, almeno da una settimana, dieci giorni”.

“Siamo stati un po’ delle cavie. Ma ora non si può permettere che in altre regioni si ripetano i nostri inevitabili errori. L’unica cosa che speriamo è che la situazione venga presa in mano a livello nazionale. Servono due cose minime. La prima è che bisogna dotare di presidi di protezione i medici, e questi protocolli di protezione vanno usati già adesso, senza aspettare che si presenti il primo caso positivo al nuovo coronavirus. E poi va istituito un sistema di prenotazioni e di gestione delle visite solo su appuntamento, per evitare che i pazienti si presentino direttamente in ambulatorio magari con una sospetta Covid-19. Il nostro errore è che eravamo impreparati”. “In questi momenti – dice il medico di famiglia all’AdnKronos Salute – si sente la mancanza di coordinamento. Le altre regioni ora non possono sperare che non avranno casi. Come non si può sperare questo al di fuori dalla zona rossa. Il 50% della popolazione attiva di Castiglione d’Adda, per fare un esempio, lavora su Milano e Piacenza. E’ impensabile sperare che non arriverà altrove. Spero dunque che si applichi un protocollo nazionale e non si facciano gli stessi errori. Capisco l’impreparazione quando ancora non si sa di avere il virus ‘in casa’. Anche se – puntualizza la dottoressa – abbiamo vissuto altre emergenze in cui eravamo più preparati fin dall’inizio”.

Per esempio, continua, “quando c’è stato l’allarme Sars noi medici avevamo già tutti i presidi per affrontarla, poi non è arrivata. In questo momento le altre regioni non possono non far tesoro degli errori fatti da noi. E’ giusto non creare allarmismo perché la maggior parte casi decorre in maniera lieve, però è pur sempre un’infezione molto contagiosa. E’ in grado di prendere una fetta di popolazione grandissima. Ripeto, non si aspetti il primo caso per applicare protocolli di protezione. Il minimo è avere in studio una protezione individuale e ridurre l’affluenza nelle sale d’aspetto”. A non funzionare questa volta “per esempio il fatto che i medici di famiglia hanno avuto all’inizio informazioni scarsissime. Non si è pensato che noi siamo i primi a contatto con la gente. E in questo periodo avevamo gli ambulatori affollati”.

Coronavirus, l’ordinanza di Fiorenzuola in vigore fino al 1° marzo

CORONAVIRUS: ORDINANZA CONTINGIBILE ED URGENTE DEL
SINDACO DI FIORENZUOLA D’ARDA 

TESTO DELL’ORDINANZA INTEGRALE

 la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private (compresi gli istituti di formazione professionale e musicali, gli asili nido e le scuole dell’infanzia) con conseguente sospensione dell’attività educativa, ivi compresi gli stage lavorativi e le attività laboratoriali, per tutto il periodo di vigenza della presente ordinanza. E’ fatta eccezione per i dirigenti ed il personale strettamente necessario all’espletamento di attività inderogabili;

 la chiusura degli impianti sportivi pubblici e privati, così come disposto dall’ordinanza prefettizia prot. n. 0008710 del 25 Febbraio 2020 e con conseguente rinvio di tutte le manifestazioni sportive agonistiche e non agonistiche previste nel periodo di vigenza della presente ordinanza, pur mantenendo la possibilità per le società sportive professionistiche o assimilabili di effettuare allenamenti in strutture dedicate ordinariamente alle competizioni, purché questo avvenga rigorosamente a porte chiuse e limitatamente alla presenza del personale sportivo e degli atleti minima ed indispensabile;

 con riferimento all’impianto natatorio sito in via Barani, di proprietà della Fiorenzuola Patrimonio S.r.l. e, quindi, di natura equiparabile a quella pubblica, la sospensione di tutte le attività effettuate abitualmente all’interno dello stesso sino alla vigenza della presente ordinanza; Copia conforme di originale informatico ai sensi artt. 18 e 20 DPR 445/2000, artt. 23/23bis D.Lgs. 82/2005

 la chiusura di discoteche, locali da ballo e locali pubblici con intrattenimento;

 la chiusura dei bar, compresi quelli che effettuano servizio di “piccola cucina”, dalle 23,30 alle 06,00. Fanno eccezione i servizi bar dedicati agli ospiti delle strutture ricettive o ai clienti dei ristoranti. E’ fatto comunque obbligo di dotarsi di presidi sanitari quali gel disinfettanti mani o similari a disposizione della clientela;

 il divieto per gli esercizi pubblici di somministrare alimenti per colazioni, aperitivi e buffet se non porzionati e serviti singolarmente;

 la sospensione ed il conseguente rinvio a data da destinarsi di tutte le manifestazioni pubbliche, ivi compresi incontri e comizi pubblici;

 la limitazione della presenza ai mercati settimanali ai soli operatori titolari di posteggio, con ovvia esclusione di quelli residenti nei Comuni oggetto di misure restrittive come da Ordinanza congiunta Presidente della Regione Lombardia e Ministro della Salute in data 21 febbraio 2020, e senza assegnazione alla spunta dei posteggi liberi;

 la limitazione dell’accesso alla Biblioteca comunale “Mario Casella” unicamente per il servizio di prestito librario, interdicendone quindi l’utilizzo ai fini di consultazione e/o studio. Si dà atto che la presente ordinanza sarà valida dalle ore 24.00 di martedì 25 febbraio 2020 sino alle ore 24.00 di domenica 1 marzo 2020, da intendersi quindi compresa, o comunque sino ad eventuali modifiche conseguenti all’evolversi della situazione ovvero a revoca anticipata, che è immediatamente esecutiva e resa pubblica mediante l’affissione all’Albo pretorio comunale.

Coronavirus. L’ordinanza del Comune di Piacenza in vigore fino al 1° marzo.

“In questo momento particolarmente difficile per l’emergenza che si sta affrontando, si è ritenuto di emanare un’ordinanza ulteriore che va ad integrare e implementare le disposizioni già assunte anche dalla stessa Regione”. Così il Sindaco Patrizia Barbieri accompagna l’illustrazione dei provvedimenti entrati in vigore oggi – e validi sino a domenica 1° marzo – contenuti nell’ordinanza comunale pubblicata questo pomeriggio.

In particolare, a integrazione delle disposizioni già assunte dalla Regione, il provvedimento odierno stabilisce la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private – inclusi gli istituti di formazione e musicali (compreso il Conservatorio Nicolini), gli asili nido e le scuole d’infanzia – con conseguente sospensione dell’attività educativa (compresi i Centri educativi), degli stage lavorativi e delle attività laboratoriali. E’ fatta eccezione unicamente per i dirigenti e il personale strettamente necessario all’espletamento di attività inderogabili.
E’ inoltre sospesa l’attività didattica per tutti gli atenei cittadini.

Accanto alla sospensione di tutti i mercati settimanali cittadini all’aperto, è prevista la chiusura – dalle ore 18 alle 6 del mattino successivo, orario in cui si presume ci sia la maggiore aggregazione di persone – dei bar, incluse le attività che effettuano servizio di piccola cucina, con la sola eccezione dei servizi bar dedicati agli ospiti di strutture ricettive o clienti dei ristoranti.

Resteranno chiusi nello stesso periodo i locali notturni (discoteche, sale da ballo e pubblici esercizi con intrattenimento), così come i cinema, le sale giochi e le sale scommesse.

E’ inoltre prevista la chiusura, nelle giornate di sabato e domenica, degli esercizi non alimentari collocati all’interno delle gallerie commerciali.

Sino a domenica 1° marzo si conferma anche la chiusura di tutti gli impianti sportivi (comprese le palestre) pubblici e privati siti sul territorio comunale, con sospensione e conseguente rinvio a data da destinarsi delle manifestazioni sportive previste a Piacenza, compresi gli eventi di categoria dilettantistica e non competitivi. Saranno consentiti unicamente gli allenamenti delle società sportive professionistiche o assimilabili, purchè si svolgano a porte chiuse, in strutture ordinariamente deputate alle competizioni, senza presenza di pubblico e garantendo la chiusura dei varchi di accesso. Non è consentito l’utilizzo di palestre all’interno delle scuole.

Sarà sospeso il servizio al pubblico di tutte le biblioteche comunali e sarà chiuso lo sportello Iat per l’informazione e l’accoglienza turistica.

L’ordinanza dispone inoltre la chiusura dei Centri diurni e dei servizi semi-residenziali per anziani e disabili, la sospensione per tutto il periodo dell’emergenza delle attività socio-ricreative rivolte agli anziani, con la possibilità di rivolgersi agli sportelli Informasociale Informafamiglie, nonché all’Ufficio Abitazioni, solo per domande con scadenza entro il 10 marzo 2020.

Sono inoltre sospesi i servizi educativi domiciliari per i disabili (adulti e minori), le attività di tempo libero garantite ad utenti disabili e le attività dei Centri socio-occupazionali, tirocinio formativo; responsabilizzante.

 

In ordine ai Servizi comunali rivolti al cittadino, per tutto il periodo di emergenza presso il Quic di viale Beverora sarà possibile la sola protocollazione dei documenti in entrata, comprese le domande di partecipazione a procedure selettive e concorsuali, il rilascio delle carte di identità e le autenticazioni di copia/firma. Si precisa quindi che è sospesa l’attività di rilascio delle tessere elettorali ed altre, di certificazioni e ogni attività inerente l’anagrafe canina.

A seguito della chiusura dei Musei Civici e per tutto il periodo dell’emergenza, i matrimoni saranno celebrati nella saletta matrimoni della sede comunale di viale Beverora 57, con possibilità di accesso per un numero non superiore a 10 persone.

Vige infine l’obbligo, per le persone che entrino sul territorio comunale provenendo da zone a rischio epidemiologico – così come identificate dall’Organizzazione mondiale della Sanità – di comunicare tale circostanza al Dipartimento di Prevenzione dell’Azienda Usl di competenza territoriale, in vista dell’adozione della misura di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva.

Per quanto non espressamente previsto dall’ordinanza comunale odierna, restano valide le prescrizioni contenute nell’ordinanza ministeriale n. 1 del 23 febbraio scorso, riguardante le “Misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-2019”.

“Vorrei evidenziare – prosegue il Sindaco Patrizia Barbieri – che le misure si ritengono commisurate alla luce delle ultime risultanze sanitarie e delle conseguenti precauzioni. Ciò che serve oggi è contenere la rapida diffusione di un virus che si caratterizza per la contagiosità elevata. A fronte di ciò, a mio avviso, responsabilità di un sindaco dev’essere quella di contribuire ad attuare azioni concrete, volte a non favorire il contagio: da qui le iniziative dell’ordinanza. Peraltro, lo stesso Consiglio dei Ministri, in persona del Presidente, ha ritenuto di invitare a condividere soluzioni che siano il più possibile omogenee, proprio per essere efficaci; e noi, così vicini alla zona rossa, abbiamo ritenuto di guardare ad alcune misure che la vicina Lombardia sta già attivando nella zona gialla, che ad oggi presenta una realtà più simile a quella piacentina”.
“Mi rendo perfettamente conto – aggiunge Patrizia Barbieri – che queste misure possono essere impopolari e non gradite ma, ripeto, al primo posto dev’esserci la salute dei cittadini. Il lavoro di questi giorni sull’emergenza è stato, ed è, intensissimo; e così sarà ancora in questa continua fase di monitoraggio costante, che con il preziosissimo ausilio del Signor Prefetto, della Direzione Usl e di tutte le Istituzioni militari e civili si sta portando avanti con la massima attenzione”.
“Un pensiero particolare e un ringraziamento sincero – sottolinea il Sindaco – deve andare a tutti i medici, gli operatori e il personale sanitario, compresi i medici di famiglia del nostro territorio, che con impegno e dedizione stanno lavorando incessantemente in condizioni non certo facili. Garantisco il mio impegno anche per loro, affinchè siano messi in condizione di lavorare al meglio e con tutte le cautele a loro protezione. Non si può, poi, che essere davvero vicini a coloro che sono risultati positivi ai test, augurando loro una rapida ripresa così come auguriamo a noi tutti che questa fase emergenziale possa presto finire. L’ordinanza va appunto nel senso di contenere la diffusione del virus e fare in modo che si ritorni presto a una maggiore serenità per tutti. Ringraziando i piacentini per la disponibilità a collaborare e per la pazienza – prosegue Patrizia Barbieri – invito a continuare stili di vita normali e non condizionati da paure a volte ingiustificate. L’importante è seguire le linee dettate dalla Sanità per la prevenzione e rispettare le misure che ci consigliano”.
“Mi rendo inoltre conto – conclude il Sindaco – che inevitabilmente questa situazione potrà avere ripercussioni economiche sul nostro territorio, come già ha, e posso garantire sin d’ora che mi farò portavoce delle esigenze e delle difficoltà di tutte le categorie interessate”.

Il grande lavoro della sanità piacentina e la voce di Silvia Barbieri

PIACENZA – Continua senza sosta il lavoro dei medici e delle tante persone impegnate ad ogni livello nella gestione di questa crisi. Nell’era dei social è apprezzabile lo sforzo dell’AUSL di Piacenza di tenere aggiornati i cittadini attraverso comunicazioni chiare e dal tono umano. E’ la voce di Silvia Barbieri, dell’ufficio marketing e comunicazione dell’Azienda Sanitaria, quella intorno alla quale si raccolgono paure e speranze, una voce dal tono caldo, positivo e serio.

“I casi, com’era prevedibile, sono saliti,” scrive nel suo post serale. “A Piacenza sono 16, ma sono tutti riconducibili al focolaio lombardo. È una cosa buona. Mi spiace tantissimo per i colleghi risultati positivi al tampone, ma l’impressione è che, in queste ore, la situazione sembri contenuta”.

Nel suo post Silvia Barbieri fornisce anche alcune informazioni importanti:

– Da domani (martedì) sarà attivo il numero verde regionale 800.033.033 che si aggiunge allo 0523.317979, una linea informativa ad hoc per noi piacentini che domani sarà potenziata.
– Dal 25 febbraio sarà attivo un terzo laboratorio in Regione (oltre al Sant’Orsola di Bologna e quello dell’Università di Parma) che leggerà i tamponi, alla ricerca del virus.

Fuori dal Pronto soccorso,” continua l’addetta stampa dell’AUSL, “c’è montata una struttura dove, di fatto, dalle 20 di questa sera si fa il triage che di solito si fa all’interno. Una forma di cautela importante per individuare subito gli eventuali casi sospetti e indirizzarli verso i giusti percorsi dedicati”.

Dalla zona rossa entrano a Piacenza in barba alla quarantena

PIACENZA – Sono numerosissime le segnalazioni di persone che – ignorando il cordone di sicurezza imposto intorno ai comuni di Codogno, Castiglione d’Adda, Casalpusterlengo, Fombio, Maleo, Somaglia, Bertonico, Terranova dei Passerini, Castelgerundo e San Fiorano – si recano a Piacenza non solo per approvvigionamenti. Sui social le testimonianze si susseguono e in molti criticano – giustamente – il comportamento irresponsabile di chi viola il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che impone un cordone sanitario rigido oltre agli ordini del prefetto di Lodi, Marcello Cardona.

Occorre ribadire che nei comuni della “zona rossa” i servizi essenziali, compresi i negozi alimentari, continuano a funzionare. E’ stato stretto un accordo con Esselunga che si è resa disponibile a portare la spesa, effettuata online, casa per casa. I camion di consegna potranno operare con autisti dotati di maschere e guanti e monitorati.

In difficoltà tante aziende piacentine. Tarasconi: “Il Governo intervenga con urgenza”

Anche la salute delle aziende del Piacentino è a rischio a causa dell’allarme provocato dal diffondersi del Coronavirus. Sono già tantissime le segnalazioni e le richieste di aiuto arrivate sul tavolo della consigliera regionale del Pd Katia Tarasconi: «Non si può andare avanti senza un intervento da parte del Governo centrale – sostiene – che tenga conto della situazione in cui è piombato un intero territorio come quello piacentino che, pur non rientrando formalmente nella cosiddetta zona rossa, si trova comunque a una manciata di chilometri dalle aree di maggior contagio (Codogno e comuni del Basso Lodigiano) e le sue aziende private ne stanno pagando le conseguenze in modo grave». La richiesta di Tarasconi è chiara: «Fermo restando che la priorità è la salute delle persone e che è sacrosanto adottare tutti i provvedimenti necessari a tutelarla contenendo il contagio, è tuttavia indispensabile che il Governo dia agli imprenditori e agli esercenti piacentini la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali in modo da far fronte alla situazione che si è creata e che purtroppo pare destinata a non migliorare nei prossimi giorni». E aggiunge: «Le realtà private di Piacenza e della sua provincia hanno già subìto un drastico calo del lavoro, e quindi del fatturato, a causa dei provvedimenti comunali e regionali che per ragioni di prudenza hanno sospeso o limitato numerosi servizi pubblici e a causa del clima di emergenza che sta interessando la città capoluogo e tutta la provincia». «Richiedo al Governo – ribadisce Katia Tarasconi – di emanare con la massima urgenza un provvedimento a favore delle aziende piacentine che si trovano in difficoltà per carenza di lavoro affinché possano attivare in modo semplice e veloce le procedure di accesso alla Cassa integrazione o al Fondo di integrazione salariale (FIS)».

Sciacalli fingono di fare tamponi a domicilio per il Coronavirus

PIACENZA – Truffatori senza scrupoli stanno approfittando della paura del coronavirus per tentare di derubare anziani soli e impauriti, fingendosi operatori sanitari inviati per fare un tampone. “Sono state segnalate, alla Polizia Locale del Comune di Piacenza, telefonate da parte di sedicenti operatori sanitari che millantano la necessità di eseguire, a domicilio, il tampone per la rilevazione del Coronavirus.
Dal Comando di via Rogerio arriva l’indicazione di respingere tali proposte e di non lasciar accedere, alla propria abitazione, chiunque si presenti con tale motivazione”.

Lo comunica il sito ufficiale dell’AUSL di Piacenza. “Si ricorda, infatti, che gli operatori sanitari effettuano visite ed eventuali esami a domicilio solo se allertati preventivamente dai cittadini stessi che, attraverso il medico di famiglia, il 118, il numero nazionale 1500 o lo 0523-317979 istituito dall’Azienda Usl di Piacenza, abbiano segnalato sintomi sospetti o la necessità di accertamenti. In nessun caso avviene che siano gli operatori sanitari a contattare, di propria iniziativa, le persone, né telefonicamente né presentandosi alla porta: qualsiasi approccio di questo genere va pertanto respinto, rivolgendosi immediatamente al 113, 112 o allo 0523-7171, per consentire un tempestivo intervento”.

Nuovi casi a Piacenza, Parma e Modena, tutti riconducibili al focolaio lombardo

PIACENZA – Cinque nuovi casi di coronavirus portano il bilancio a 14 infetti nella provincia di Piacenza. 6 persone sono ricoverate all’ospedale di Piacenza, altre 6 sono curate a domicilio e sono in isolamento, e 2 sono state trasferite nelle scorse ore al Guglielmo da Saliceto. Due persone sono risultate positive nella provincia di Parma, entrambe si erano recate a Codogno. All’elenco si è aggiunto un residente nel modenese che ha lavorato per alcune settimane nel Lodigiano, ora ricoverato al reparto Malattie infettive del Policlinico di Modena.

Tutti i pazienti infetti hanno contratto il virus nella zona di Codogno.

 

Coronavirus. Paura a San Rocco al Porto. “Noi figli di nessuno”

SAN ROCCO AL PORTO (LO) – Sono molte le persone che, in particolare sui social, si lamentano della situazione di San Rocco al Porto, terra di confine tra la “zona rossa” del Basso Lodigiano e il fiume Po. Qui alcune aziende importanti come la Formec Biffi e i centri commerciali continuano ad essere aperti normalmente. Eppure questa mattina le forze dell’ordine giravano consigliando ai bar di chiudere. “Hanno sbagliato,” scrive il gestore del profilo ufficiale del Comune di San Rocco su Facebook, “si sono mossi su indicazioni informali che poi sono rientrate”.

Sarà, ma questo non tranquillizza affatto i tanti lavoratori che si troveranno a condividere fabbriche e uffici con colleghi provenienti da tutte quelle aree che se non sono proprio in “zona rossa”, sono a 5 passi a piedi dalle aree in quarantena.

“Se tutto il lodigiano è zona rossa, noi perché no?” chiede un utente. “Siamo di un altra regione improvvisamente'”. “Siamo figli di nessuno,” risponde un altro utente. “Quarantena! Chiediamo la quarantena. Siamo nel mezzo del crocevia. In piena zona rossa. Ma non scherziamo!” fa eco un’altra cittadina, sempre scrivendo sulla bacheca della pagina ufficiale del Comune. “Intelligente lasciare il centro commerciale aperto, quando metà delle persone dei comuni blindati vengono a fare compere”, scrive un altro utente, sollevando il problema. “Certo perché noi che lavoriamo al centro commerciale non rientriamo nelle attività ludico sportive purtroppo, siamo solo lavoratori ordinari”, risponde una commessa.

Moltissime aziende in provincia di Piacenza e in altre aree che confinano con la “zona rossa” hanno fatto in modo che i dipendenti potessero lavorare da casa, per cercare di limitare il più possibile le occasioni di contagio.

Per San Rocco al Porto, al momento, vigono le regole previste dall’ordinanza firmata dal Governatore della Lombardia Fontana.

Tra i provvedimenti previsti sono contemplati: 1) la sospensione di manifestazioni o iniziative di qualsiasi natura, di eventi e di ogni forma di riunione in luogo pubblico o privato, anche di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso, anche se svolti in luoghi chiusi aperti al pubblico; 2) sospensione dei servizi educativi dell’infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, corsi professionali, master, corsi per le professioni sanitarie e università per gli anziani ad esclusione degli specializzandi e tirocinanti delle professioni sanitarie, salvo le attività formative svolte a distanza; 3) sospensione dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura; L’ordinanza, i cui contenuti puntuali saranno resi noti nelle prossime ore, sarà soggetta a modifiche al seguito dell’evolversi dello scenario epidemiologico. Raccomandiamo a tutti i cittadini di rispettare le misure igieniche per le malattie a diffusione respiratoria quali: 1) lavarsi spesso le mani con soluzioni idroalcoliche, 2) evitare i contatti ravvicinati con le persone che soffrono di infezioni respiratorie, 3) non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani, 4) coprirsi naso e bocca se si starnutisce o tossisce, 5) non prendere antivirali o antibiotici se non prescritti, 6) contattare il numero verde regionale solo per la zona di Codogno interessati dall’ordinanza 800.89.45.45 o il 112 se hai febbre o tosse o sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni.